ELLERO, Giuseppe
Nacque a Tricesimo (Udine) il 6 giugno 1866 da Luigi, proprietario di una filanda, e Anna Fabris, che dedicò tutte le sue cure all'educazione di quest'unico figlio. Carattere vivace e di intelligenza acuta fin dall'infanzia, l'E. entrò nel seminario di Udine dopo aver terminato le scuole elementari, nonostante alcuni contrasti con il padre che si opponeva al suo proposito di abbracciare la vita ecclesiastica. A Udine compì regolarmente gli studi e venne ordinato sacerdote nel giugno del 1889. Da questo momento in poi la sua vita si svolse interamente all'interno del seminario come professore di grammatica, di filologia classica, di eloquenza ed infine di storia ecclesiastica.
Durante i primi dieci anni di sacerdozio l'E. ebbe modo di allargare l'orizzonte della propria cultura attraverso l'insegnamento e le molteplici letture; nello stesso periodo iniziò la collaborazione con giornali e riviste a diffusione locale, come IlCittadino italiano e il suo successore Il Crociato, finché nel 1901 pubblicò la biografia del patriarca di Aquileia S. Paolino d'Aquileia a cui seguì l'anno dopo Ilseminario di Udine, opera storica comparsa senza il nome dell'autore, ma attribuibile in massima parte all'Ellero. Ben più vasta è, in questo periodo, la sua produzione nel campo della poesia e del teatro: il teatro era sempre stato una delle sue passioni e nel seminario ebbe l'occasione di rappresentare le proprie commedie con la collaborazione di seminaristi e associazioni cattoliche giovanili. Non è possibile ricostruire l'ordine cronologico delle sue opere teatrali, poiché le prime edizioni, spesso stampate da modeste tipografie, sono andate perdute; certo è che il Pier delle Vigne fu composto nel 1893 e nel 1903 erano già state rappresentate Il Dio ignoto, Il miracolo dell'amore, I Lapsi e Psiche. Nelle tematiche del teatro elleriano, che ha sempre uno sfondo morale., si possono distinguere opere di soggetto storico (Il tribunale di Claudio, La figlia di Galileo, Il segreto di Vittorio Alfieri) ed opere ispirate a fatti di cronaca quotidiana (Al lavatoio, Cameriera montanina, Il libro del professore).
Parallelamente si sviluppava anche il filone poetico; la sua prima raccolta di poesie, apparse su periodici locali o pubblicazioni occasionali tra il 1886 e il 1903, è del 1904, Intermezzi di vita, raccolta interessante poiché in essa si evidenzia la formazione poetica dell'autore, sotto l'influsso di Zanella, Carducci e Pascoli; le tematiche affrontate spaziano da argomenti storici a richiami del mondo classico, da idealità patriottiche e sociali ad echi dell'ultimo romanticismo.
Al pari di alcuni saggi dello stesso periodo (Le nuove tendenze del pensiero moderno all'aprirsi del sec. XX, in Riv. intern. di scienze sociali e discipline ausil., IX [1901], pp. 177-197; Le nuove tendenze del pensiero e l'atteggiamento del cattolicesimo al principio del sec. XX, Siena 1902; Religione, cristianesimo e civiltà in due scrittori contemporanei, in Riv. intern. di scienze sociali e discipline ausil., XI [1903], pp. 187-211), le poesie, soprattutto quelle a sfondo sociale, rivelano la preoccupazione dell'E. di confutare le accuse di oscurantismo, arretratezza culturale e scarso senso nazionale che in quel periodo venivano mosse al clero, principalmente dalle forze laiche di sinistra: l'E. intendeva ribattere dimostrando il contrario, evidenziando cioè l'apertura che il cattolicesimo dimostrava verso problemi sociali attuali. Ma tale atteggiamento di apertura rischiava di avvicinarsi, almeno secondo gli elementi più conservatori del clero, ad una posizione molto più estremista e radicale che proprio in quegli anni andava sviluppandosi in seno alla Chiesa: la corrente "modernista" che, nata tra i membri del clero francese (A. Loisy, L. Laberthonnière, L. Duchesne, ecc.), aveva trovato anche in Italia diversi sostenitori, quali R. Murri, E. Buonaiuti, S. Minocchi, A. Fogazzaro.
Pur non essendo mai ripreso dalle autorità ecclesiastiche, l'E. dovette tuttavia subire attacchi da parte dei colleghi più conservatori e in generale dalla stampa cattolica. Le prime accuse di modernismo presero lo spunto da una sua recensione, apparsa alla fine del 1902 sul quotidiano udinese Il Crociato, dell'opera di Loisy, Il Vangelo e la Chiesa, e di quella di A. v. Harnack, L'essenza del cristianesimo.
L'E. si opponeva a Harnack che negava il valore del Vangelo come testimonianza della divinità di Cristo, mentre elogiava l'opera del Loisy il quale, usando la stessa impostazione di Harnack, arrivava a conclusioni opposte e sottolineava sia il valore della tradizione sia quello dei Vangeli. Sulle stesse pagine del quotidiano udinese P. Gori, anch'egli professore del seminario e rappresentante dello schieramento più conservatore, mosse il primo attacco alle affermazioni dell'E.: in sostanza l'accusa si basava sul non aver questi fatto ricorso alle prove trascendenti, ma a dimostrazioni storiche, atte a valorizzare il solo diritto della ragione. L'E. giustificava le proprie idee sostenendo che esse si rifacevano alle direttive di papa Leone XIII. Ma tali posizioni, che coinvolgevano anche il piano del rinnovamento degli studi storici e filosofici, se trovavano consensi tra alcuni colleghi come P. Paschini ed I. Trinko, venivano fortemente osteggiate dai dirigenti della curia vescovile.
La campagna denigratoria nei suoi confronti raccolse i suoi frutti il 22 luglio del 1904 quando l'E. venne esonerato dall'insegnamento di storia ecclesiastica e patrologia per essere nominato prefetto agli studi dei corsi ginnasiali e liceali. Era in realtà una punizione, poiché il provvedimento lo relegava in un ruolo marginale. Egli continuò comunque la sua attività pubblicistica. Nel 1905 furono pubblicate due commedie: La Marsigliese in seminario e Sula scena; nel 1906 Il segreto di Vittorio Alfieri. Anche la collaborazione con i quotidiani si intensificava: scriveva per L'Eco di Bergamo, Il Friuli, L'Ordine di Como e L'Avvenire d'Italia.
Su quest'ultima testata il 2 febbr. 1908 apparve uno scritto che riaccese le polemiche nei suoi confronti. Intitolato La fine di una rivista, l'articolo commentava la chiusura della Revue d'histoire et de littérature religieuses, che aveva avuto fra i suoi collaboratori Loisy e Duchesne. Pur lodando l'obiettivo che essi si erano prefissi ed il metodo storico adottato, l'E. ne criticava il radicalismo e complessivamente il suo giudizio era piuttosto negativo. Ciononostante il 6 febbraio successivo il quotidiano fiorentino L'Unità cattolica accusava nuovamente l'E. di simpatizzare per le idee moderniste.
Una trasformazione dell'atteggiamento nei suoi confronti si ebbe quando il nuovo rettore del seminario, F. de Santa, gli restituì per l'anno accademico 1907-08 la cattedra di patrologia ed eloquenza. Per una riabilitazione completa bisogna comunque attendere il 1913, quando all'E. venne riaffidata la cattedra di storia ecclesiastica.
Durante la prima guerra mondiale, nel 1917, egli lasciò Udine e trovò rifugio a Milano presso i padri stimmatini. Nel dopoguerra, nonostante il precario stato di salute, riprese l'insegnamento nel seminario friulano. A Udine l'E. morì il 30 genn. 1925.
Opere: S. Paolino d'Aquileia, Cividale 1901; Il seminario di Udine. Cenni storici pubblicati nel terzo centenario della fondazione, Udine 1902; Una grande polemica sul cristianesimo (Harnack e Loisy), in IlCrociato, 11 dic. 1902; Una settimana tra le Alpi, Udine 1904; Per il giubileo del s. padre Pio X, ibid. 1908; Canti della patria, ibid. 1913. Le poesie e le commedie sono state raccolte nel volume postumo Opere, Aquileia 1939.
Bibl.: A. Asini, E., Udine 1933; T. Tessitori, Storia del movimento cattolico in Friuli (1858-1917), Udine 1964, ad Indicem; M. Toller, Dal diario segreto di G. E., Udine 1965; Id., G. E. giornalista, in IlMessaggero veneto, 20 dic. 1969; G. Marchetti, Il Friuli. Uomini e tempo, Udine 1974, p. 840; B. Colavizza, La diocesi di Udine 1891-1906. Fermenti innovatori e tendenze conservatrici, Udine 1979, pp. 108-126; Diz. stor. del movimento catt. in Italia, III, 1, Casale Monferrato 1984, pp. 334 s.