MOLINARI, Giuseppe Egidio Paolo (Nicola da Lagonegro)
– Nacque a Lagonegro il 10 marzo 1707 da Carlo, mastro carpentiere, e da Cecilia Mazzaro, tessitrice di panni. Il M. ebbe due sorelle e quattro fratelli.
La morte del padre (1717) costrinse la famiglia a ricorrere alla protezione dei parenti, specie di parte materna, tra cui si annoveravano due sacerdoti; il maggiore dei fratelli del M., Francesco, si fece cappuccino con il nome religioso di Ludovico.
Il M. ricevette la sua prima istruzione da uno zio sacerdote o più probabilmente dal maestro di grammatica della scuola pubblica del suo paese. Tutti i biografi danno risalto al peso esercitato sulla futura vocazione apostolica del M. dall’incontro con il cappuccino Angelo d’Acri, religioso di solida formazione dottrinale protagonista delle celebrazioni dell’avvento a Lagonegro nel 1727. L’anno successivo il M. chiese di entrare nell’ordine cappuccino della provincia salernitana; nel novembre 1729 iniziò il noviziato nel convento di Marsico Nuovo. Assunto il nome di religione di Nicola da Lagonegro, si trasferì nella comunità di Perdifumo, dove emise la professione, e infine a Laurìa, come chierico addetto ai servizi del convento e della chiesa.
Dopo l’ordinazione sacerdotale (25 febbr. 1736), si trasferì a Modena alla scuola del lettore Bernardino Bolza da Modena (futuro definitore generale dell’ordine) per iniziare la formazione settennale filosofico-teologica prevista dalle costituzioni cappuccine.
In quegli anni compose una Summa theologiae scholasticae in tre volumi, rimasta manoscritta (Lagonegro, Convento di S. Francesco, Fondo Nicola Molinari, voll. 24-26).
Al termine degli studi, ottenuta la patente di predicatore, il M. fece ritorno nella provincia cappuccina di origine: tra il 1743 e il 1759 fu superiore del convento lagonegrese di S. Maria degli Angeli e poi della comunità di S. Francesco, che dotò di libri appropriati alla vita spirituale e culturale dei frati. Attivo nella predicazione, dall’anno santo del 1750, fu impegnato nelle missioni popolari con il titolo di missionario apostolico. L’attività missionaria si estese negli anni successivi alle diocesi calabresi e ad altri luoghi del Regno. Dal 1758, in veste di predicatore dipendente dal ministro generale dell’ordine e su chiamata delle autorità diocesane e municipali, svolse circa quaranta missioni nello Stato pontificio, per spostarsi poi nei territori della Repubblica Veneta. Nel 1760 accompagnò a Napoli Alvise Giovanni Mocenigo, futuro doge, in qualità di consigliere teologo e confessore.
L’attività predicatoria gli garantì l’apprezzamento all’interno dell’Ordine cappuccino: il 18 maggio 1761 fu nominato postulatore generale presso la congregazione dei Riti per seguire le cause dei cappuccini già beati o morti in concetto di santità. Trasferitosi a Roma, dove risiedette per diciassette anni, celebrò missioni nelle provincie pontificie, nel Napoletano, nel Salernitano, negli Abruzzi e forse nelle diocesi calabresi; contribuì a placare la rivolta degli abitanti di Marino nei castelli romani esasperati dalla carestia del 1764, conquistando la stima del cardinale Giovanni Angelo Braschi, futuro Pio VI.
Negli anni romani pubblicò opere di taglio dottrinale e pastorale e si dedicò all’esame delle cause di beatificazione e canonizzazione di Angelo d’Acri e dei fratelli laici Giorgio di Augusta, Bernardo da Corleone, Serafino da Montegranaro, Bernardo da Offida.
Nel 1778, su richiesta del re di Napoli, il M. ricevette la nomina vescovile alle diocesi unite di Scala e Ravello. Lasciata Roma, si trasferì a Napoli in attesa del regio exequatur ai documenti pontifici di nomina (emanato a fine luglio). Il 24 ag. 1778 il M. fece il suo ingresso solenne a Ravello.
La diocesi, sprovvista di seminario e dotata di una rendita di soli 500 ducati annui, contava 3220 anime e un corpo ecclesiastico complessivamente inadeguato, come si evince dalle visite pastorali compiute dal M. nell’ottobre del 1778 e nell’ottobre del 1779. In un difficile equilibrio fra limitazioni regie e pressioni romane, il M. procedette soltanto a cinque ordinazioni sacerdotali tra il 1778 e il 1783, rinunciando, consapevole delle resistenze di parte del clero e dei notabili locali, a convocare il sinodo. Nominato vicario generale a Ravello il nipote Carlo, si dedicò personalmente alla predicazione, all’amministrazione dei sacramenti, all’organizzazione di processioni penitenziali; distribuì ai poveri 1000 ducati in titoli bancari ottenuti in dono da Roma e gran parte della mensa vescovile.
Presentò a Roma lo stato della diocesi nel corso delle visite ad limina Apostolorum nell’agosto 1781 (attraverso un delegato) e personalmente nell’agosto del 1783.
Come si evince dalla documentazione della causa di beatificazione, il mandato episcopale del M. fu molto contrastato, specie per quanto riguarda l’assolvimento dei fondamentali obblighi (indizione del sinodo, meticolosità dei resoconti per le visite ad limina). D’altra parte, i limiti di giurisdizione che il potere reale opponeva alle autorità ecclesiastiche gli rendevano ancora più complesso il governo di una diocesi priva di disciplina e ostaggio di potentati locali, come dimostra il caso dei due sacerdoti di Scala, Gennaro Anastasio e Lorenzo Mansi (quest’ultimo parroco e appartenente a una potente famiglia), condannati per condotta discutibile a sei mesi di ritiro in conventi del circondario e poi reintegrati dalla Real Giurisdizione con l’ordine di distruggere i documenti del procedimento.
In una sostanziale assenza di legittimazione, il M., conclusa la visita ad limina, decise di non fare ritorno alla sua diocesi, restando a Roma in attesa di un nuovo incarico. Le bolle di traslazione alla diocesi di Bovino, emesse il 15 dic. 1783, non furono riconosciute dalle autorità regie, per l’aspra disputa con la Curia romana sulle nomine episcopali e per il cambio di status della diocesi di Bovino, dichiarata di patronato regio, precedentemente invece di collazione pontificia. Recatosi a Napoli in attesa del regio exequatur, il M. si dedicò all’assistenza di poveri e ammalati, si impegnò nella predicazione e ristampò alcune sue precedenti pubblicazioni. Ottenuto il permesso regio (29 maggio 1791), si insediò nella nuova diocesi.
In luglio avviò la visita pastorale, svolse regolarmente le attività di predicazione ma, anche per il peggiorare delle sue condizioni di salute, non procedette alla fondazione del seminario, prevista espressamente nel suo decreto di nomina.
Il M. morì a Bovino il 18 genn. 1792.
Quattro anni dopo, Bonifacio da Nizza, postulatore generale dei cappuccini, pubblicò la prima biografia, ispirata da papa Pio VI. Nel gennaio 1825 fu avviata la causa di beatificazione e nei mesi successivi si celebrarono i processi informativi di Bovino e Roma. L’iter processuale fu aperto dalla congregazione dei Riti nel maggio 1829 e proseguì con l’approvazione, nel 1857, dei processi apostolici di Amalfi e Bovino. Le animadversiones dei promotori della fede Andrea Maria Frattini e poi Agostino Caprara (circa un non esemplare assolvimento dei doveri episcopali e della virtù della povertà, un eccessivo ricorso a riti di penitenza) bloccarono l’iter canonico fino al 1904. Attualmente, causa silet.
Opere. Le opere pubblicate sono state raccolte in Opere ascetiche e morali di monsignor F. N. vescovo M. cappuccino da Lagonegro, I-V, Padova 1788.
Fonti e Bibl.: Acta et decreta causarum beatificationis et canonizationis OFM Capuccinorum … ab anno 1592 ad annum 1964, a cura di S. de Nadro, Romae 1964, pp. 1184-1212; Bonifacio da Nizza, Vita di monsignore fra Niccola M. cappuccino …, Roma 1796; Z. Boccardi da Sicignano, Ristretto della vita di monsignor N. M. da Lagonegro …, Napoli 1826; P. Lechner, Leben des ehrwürdigen Dieners Gottes N. M. Bischof, in Id., Leben der Heiligen aus dem Orden der Kapuziner, II, München 1864, pp 337-404; M. Croce, Il ven. N. M., vescovo di Bovino, Padova 1926; Teodosio da Voltri, Il vescovo dei poveri. Mons. fra N. M. cappuccino (1707-1792), Roma 1964; Giulio da Serre (Vito Cicatelli), M. N., in Dictionnaire de spiritualité, X, Paris 1980, coll. 1481-1483; I cappuccini di Basilicata-Salerno nel Settecento e il ven. N. M., a cura di V. Criscuolo, Roma 2001, pp. 109-306; V. Criscuolo, N. M. da Lagonegro, 1707-1792, Roma 2002; N. M. …: la vita e gli scritti, a cura di V. Criscuolo, Roma 2008.