DUPRÀ, Giuseppe
Fratello minore di Domenico, nacque a Torino nel 1703. Giovanissimo, dovette recarsi a Roma per studiare sotto Marco Benefial (G. Bottari-S. Ticozzi, Raccolta di lettere, Milano 1822, V, p. 22), dedicandosi, a differenza del fratello, non solo ai ritratti ma anche alla pittura di storia. Il Vesme (1966), nel riportare notizie e documenti sui due fratelli, ne confuse le figure, ritenendo il D. solo pittore di ritratti e attivo alla corte portoghese, mentre si tratta certamente di Domenico: questa incertezza deriva anche dal fatto che, tornati entrambi a Torino (dopo il 1750), i due artisti lavorarono in comune, in stretto collegamento stilistico, come pittori della corte dei Savoia. Anche i documenti conosciuti non aiutano certo a meglio definire il profilo ancora oggi sfuggente del D.: il primo, del 4 apr. 1750 (Schede Vesme, 1966, p. 438), accenna, senza però nominarli chiaramente, ai "fratelli Duprà piemontesi, celebre ritrattista uno. l'altro assai buon pittore di figure", confermando una differenza di specializzazione già chiaramente avvertita anche dai contemporanei. Il 16 sett. 1750 (ibid.) ilD. e Domenico "distinti nella pittura di ritratti" sono nominati "nostri pittori di ritratti" alla corte di Carlo Emanuele III. Da quanto si deduce dai documenti, tuttavia, sembra quindi che anche il D. a Torino si sia dedicato prevalentemente alla pittura di ritratti, come testimoniano quelli dall'8 ott. 1750 fino al 1780 (ibid., pp. 438-442). Nel 1778 veniva nominato direttore incaricato della scuola di nudo presso la R. Accademia di pittura e scultura di Torino, fondata in quello stesso anno (Dalmasso, 1982).
Mori a Torino nel 1784 e fu sepolto il 1°giugno nella chiesa parrocchiale regia (Schede Vesme, 1966, p. 442).
Del D. sono documentati alcuni dipinti di carattere religioso: un S. Francesco nella chiesa di S. Rocce, presso Farnese, opera giovanile risalente al periodo romano, un ovale raffigurante il Beato Bernardo da Corleone, eseguito per la chiesa del Monte dei cappuc , cini di Torino ed una pala con la Madonna con il Bambino, s. Giuseppe e s. Anna, già collocata nel quinto altare a destra della chiesa di S. Tommaso ed ora nel convento di S. Antonio a Torino (Tamburini, s.d. [1968], p. 69), in cui si può scorgere l'inserimento del D. in un convenzionale classicismo accademico di derivazione marattesca. Perduto è invece il S. Giovanni Battista tra altri santi, testimoniato nel transetto sinistro della medesima chiesa di S. Tommaso (ibid.).
Più numerosa e meglio studiabile è la produzione di rifratti, oggi visibili soprattutto in palazzo reale a Torino ed al castello di Racconigi: si tratta essenzialmente di ritratti di personaggi della famiglia sabauda, evidentemente eseguiti nella maturità e nella vecchiaia, cioè dopo il ritorno a Torino del 1750. Nella scala delle Arie di palazzo reale si conserva la Famiglia di Vittorio Amedeo duca di Savoia, attribuita all'artista da Rossetti Brezzi (1980): la tipologia di questo grande ritratto di famiglia (cm 273 × 258), in cui la cultura rococò va trascolorando in un precoce neoclassicismo, non coincide con la maniera "zuccherina" di Domenico, e soprattutto mostra di indulgere maggiormente alla decorazione, ai ricami delle stoffe ed ai particolari dell'ambientazione, caratteristiche tutte che, a detta della studiosa, si ritrovano nei ritratti certi del Duprà. Nell'appartamento della regina, sala dell'udienza, si trovano tre tele pendants raffiguranti rispettivamente Maria Anna Carlotta Gabriella (ovale, cm 105 × 79). Maria Giuseppina e Maria Teresa di Savoia, tutte firmate a datate 1762. Repliche di questi ritratti (di migliore qualità) sono segnalate dalla Rossetti Brezzi (1980) in Spagna (Zarzuela e palazzo del Pardo), ciò che prova l'abitudine della duchessa Maria Antonia di Spagna di inviare in patria ritratti dei suoi figli: anche in queste opere si può notare soprattutto il gusto decorativo per le stoffe ed il carattere maggiormente privato di queste immagini rispetto al gusto internazionale dei fratello Domenico. Sempre in palazzo reale e conservata una tela con Maurizio Maria Giuseppe duca di Monferrato bambino, firmata e datata 1764, in cui Griseri (1963) vedeva "nuovi classicistici intenti" da parte del D., in stretta sintonia con il fratello ed in netta antitesi con la ritrattistica di tipo francese proposta a corte da Maria Giovanna Clementi detta la Clementina. Presso il conte Provana di Collegno era conservato un Ritratto della famiglia di Carlo Emanuele III (con replica forse autografa al castello di Guarene: cfr. Antonetto, 1979), esposto alla Mostra del ritratto italiano del 1911. Un altro nucleo importante di ritratti del D. è conservato al castello di Racconigi: un Vittorio Amedeo, firmato e datato 1759, molto vicino ad analoghi esemplari del fratello Domenico; due pendants raffiguranti Maria Antonia Ferdinanda di Spagna che tiene in mano un ventaglio e Vittorio Amedeo III con scettro e corona, più tardo del precedente; Vittorio Amedeo III in abiti borghesi (databile a circa il 1770) e Vittorio Amedeo III con lo scettro (circa 1775), attribuitigli dalla Gabrielli (1972, pp. 175, 209): in particolar modo il secondo dipinto sembra appartenere alla mano del D. in conseguenza del prevaricante gusto per l'ambientazione, per le stoffe, per i tendaggi, i cuscini, le decorazioni del mantello, ecc…. Il primo è oggi dubitativamente assegnato a L. M. van Loo (Astrua, 1987, p. 74). La Rossetti Brezzi (1980) attribuisce al D. anche alcuni interventi in opere prevalentemente del fratello; fra queste i due grandi ritratti di Maria Antonia Ferdinanda duchessa di Savoia e di Vittorio Amedeo duca di Savoia di Racconigi sono stati recentemente e più correttamente attribuiti alla mano di F.A. Mayerle (Astrua, 1987, p. 72).
Fonti e Bibl.: Fra' Casimiro, Memorie istoriche delle chiese … della provincia romana, Roma 1764, p. 145; F. Bartoli, Notizia delle pitture, sculture ed architetture d'Italia, I, Venezia 1776, pp. 35, 51; N. Tarchiani, G. D., in Il ritratto italiano dal Caravaggio al Tiepolo, Bergamo 1927, p. 186; L. Mallè, Le arti figurative in Piemonte, Torino 1962, p. 399; A. Griseri, Mostra del barocco piemontese (catal.), II, Torino 1963, pp. 115 s.; Schede Vesme. L'arte in Piemonte…, II, Torino 1966, pp. 437-443; L. Tamburini, Le chiese di Torino dal Rinascimento al Barocco, Torino s.d. [1968], pp. 69, 90; N. Gabrielli, Racconigi, Torino 1972, pp. 120, 175, 180, 209; R. Antonetto, Il castello di Guarene, Torino 1979, pp. 17, 103; E. Rossetti Brezzi, in Cultura figurativa e architettonica negli Stati del re di Sardegna … (catal.), Torino 1980, I, pp. 2-12; III, pp. 1436 s.; F. Dalmasso, in L'Accademia Albertina di Torino, Torino 1982, pp. 14 s. 22; Royales effigies (catal.), Chambéry 1985, pp. 13, 32-35; P. Astrua, Le scelte programmatiche di Vittorio Amedeo duca di Savoia e re di Sardegna, in Arte di corte a Torino da Carlo Emanuele III a Carlo Felice, a cura di S. Pinto, Torino 1987, pp. 72 ss., 91; E. Ragusa, Prime indagini sul Guardamobile, ibid., p. 207; S. Ghisatti, in La pittura in Italia. Il Settecento, II, Milano 1990, pp. 705 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, X, p. 167; Diz. encicl. Bolaffi…, IV, p. 227.
A. Cottino