DIZIANI, Giuseppe
Figlio primogenito di Gaspare e di Angela Feltrin, nacque a Venezia il 12 giugno 1732. Pittore come il padre, figura negli elenchi della fraglia dei pittori dal 1761 al 1773, insieme col fratello più giovane Antonio, pure pittore (Favero, 1975). Nel 1773 fu priore del Collegio dei pittori e successivamente ricoprì incarichi di varia natura nell'organizzazione professionale degli artisti veneziani, accanto al fratello Antonio (Zugni Tauro, 1971, p. 111), con Pietro Edwards ispettore di restauro della Repubblica e in contatto con i principali artisti dell'epoca. Nel 1777, scrivendo al Marieschi, allora presidente dell'Accademia di belle arti di Venezia, il D. ricorda di aver quasi ultimato Lot e le figlie, che donerà all'istituto in saggio della propria arte, così come d'uso (G. Fogolari, L'Accademia veneziana del '700, in L'Arte, XVI [1913], p. 380); il dipinto, noto ancora agli inizi dell'800, è disperso. Un carteggio di Antonio Canova con Gianantonio Selva e del D. col Canova (Alpago Novello, 1937) documenta la presenza del D. nel laboratorio di restauro allestito, sotto la direzione dell'Edwards, nel refettorio del convento dei Ss. Giovanni e Paolo; operavano ai restauri anche Giuseppe Bertani e Niccolò Baldassini (Spiazzi, 1983). L'attività di restauratore e di esperto d'arte sembra sostanzialmente costituire il principale interesse del D., anche se una fonte bellunese lo ricordava sotto la data 1760 "pittore di prospettiva e teatrale" (cfr. Alpago Novello, 1937, p. 882). Nel 1774 curò infatti la scenografia dell'Olimpiade di Metastasio con la quale il teatro veneziano di S. Benedetto riapriva i battenti.
Morì a Venezia il 20 dic. 1803.
Il catalogo dell'artista è scarso e, dopo la sparizione di Lot e le figlie, si sostanzia di un gruppo di tele a Cividale e Udine databili al 1770 c. e del Battesimo di s. Agostino e Proclamazione di s. Ambrogio a S. Ambrogio di Fiera di Treviso (Menegazzi, 1986). Infine, alcuni disegni, caratteristici per il minuto tratteggio, sono conservati al Museo Correr di Venezia, in parte ancora confusi con quelli del padre Gaspare.
Le poche opere riconosciute indicano chiaramente nel D. un "pittore di storia", così come la moda veneziana pretendeva nel tardo Settecento: impianti scenografici e teatrali, colorismo acceso e spiccatamente decorativo, sorretto da una pennellata salda e monotona, decisamente remota dagli insegnamenti paterni.
Fonti e Bibl.: P. Zani, Enc. metodica critico-ragionata delle belle arti, I, 3, Parma 1820, p. 343; F. Di Maniago, Guida di Udine e di Cividale, San Vito 1839, p. 42; G. Nicoletti, Per la storia dell'arte. Lista di nomi di artisti tolte dai libri di tanse, o luminarie, della fraglia dei pittori, in Ateneo veneto, XIV (1890), p. 710; R. Bratti, Notizie d'arte e di artisti, in Nuovo Archivio veneto, XXX (1915), p. 456; G. Damerini, I pittori venez. del Settecento, Bologna 1928, p. 129; L. Alpago Novello, Otto lettere ined. di artisti bellunesi (Pietro Monaco, G. D., Giovanni Demin), in Arch. stor. di Belluno Feltre e Cadore, XI (1937), pp. 882 ss.; G. B. Baldissone, Gaspare Diziani e la sua famiglia, ibid., XIII (1941), 77, pp. 1310 s.; R. Pallucchini, Appunti per G. D., in Arte veneta, X (1956), p. 209; A. Rizzi, Mostra della pittura veneta del Settecento in Friuli, Udine 1966, pp. 62-65; A. P. Zugni Tauro, Gaspare Diziani, Venezia 1971, pp. 111-114; N. Mangini, I teatri di Venezia, Milano 1974, p. 159; E. Favero, L'arte dei pittori in Venezia e i suoi statuti, Firenze 1975, p. 159; A. M. Spiazzi, Dipinti demaniali di Venezia e del Veneto nella prima metà del sec. XIX, in Bollettino d'arte, 1983, 20, p. 84; L. Menegazzi, Di Gaspare, G. e Antonio Diziani, in Arte veneta, XI, (1986), pp. 188 ss.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IX, p. 345.