• Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X

DI MAJO, Giuseppe

di Raoul Meloncelli - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 40 (1991)
  • Condividi

DI MAJO (De Majo, Majo, Maio), Giuseppe

Raoul Meloncelli

Nacque a Napoli il 5 dic. 1697. Dedicatosi precocemente allo studio della musica, entrò nel conservatorio napoletano della Pietà dei Turchini, ove tra il 1706 e il 1718 fu allievo di N. Fago e A. Basso, avendo a condiscepoli L. Leo e F. Feo; nel 1728 sposò Teresa Manna, sorella del compositore Giacinto e nipote del Feo, e da lei ebbe nel 1732 il figlio Gianfrancesco. Intrapresa nel 1727 l'attività teatrale, esordì con l'opera buffa Lo vecchio avaro, rappresentata al teatro dei Fiorentini, cui fecero seguito altre due opere buffe rappresentate sempre a Napoli con discreto successo.

Entrò poi al servizio della corte e dal 9 maggio 1736 fu organista soprannumerario della cappella reale; nominato provicemaestro nell'agosto 1737 e vicemaestro nel 1744, nello stesso anno, alla morte di Leonardo Leo, presentò la sua candidatura alla carica di primo maestro entrando in competizione con N. Porpora, F. Durante e N. Fago. Della giuria, composta da N. Jonimelli, G. A. Perti, G. B. Costanzi e J. A. Hasse, soltanto quest'ultimo lo sostenne, ma il personale interessamento della regina Maria Amalia giocò in suo favore e il 9 sett. 1745 fu nominato primo maestro. In questo incarico rimase sino alla morte, dedicandosi prevalentemente alla composizione di musica sacra per il servizio della cappella reale.

La sua produzione religiosa, in gran parte perduta, fu molto apprezzata dai contemporanei che vi ravvisarono abilità di scrittura contrappuntistica e una particolare attitudine per una cantabilità lineare e scorrevole: lo dichiarava - ad esempio - Charles Burney, il quale durante un suo soggiorno a Napoli aveva ascoltato composizioni sacre del D. nel convento di Donna Regina. Tornò anche a scrivere di tanto in tanto per il teatro e nel 1747 portò sulle scene del teatro S. Carlo l'opera Arianna e Teseo; compose poi la serenata Il sogno di Olimpia per celebrare la nascita del primogenito maschio di re Carlo. Della rappresentazione, in cui il figlio Gianfrancesco al secondo cembalo fece la sua prima apparizione in pubblico e alla quale parteciparono i cantanti più celebri del tempo, tra cui V. Tesi, G. Conti detto Gizziello, G. Manzuoli, G. L. Babbi e G. Majorano detto il Caffarelli, è rimasta testimonianza in una serie di quindici tavole raccolte sotto il titolo Narrazione delle Reali Feste fatte celebrare in Napoli da S. M. il Re delle due Sicilie, Carlo Infante di Spagna, per la nascita del suo primogenito Filippo (Napoli 1748).

Da questo momento non si hanno altre notizie sulla sua vita che probabilmente non conobbe avvenimenti di particolare rilievo e che il D. trascorse nell'ambito della corte, intento alla composizione di musiche per il servizio della cappella reale.

Morì a Napoli il 18 nov. 1771.

Compose le opere teatrali: Lo vecchio avaro, opera buffa (libretto di F. A. Tullio, Napoli, teatro dei Fiorentini, carnevale 1727); La Milorda, opera buffa (libretto di ignoto, ibid., teatro Nuovo sopra Toledo, inverno 1728); La Baronessa ovvero Gli Equivoci, opera buffa (libretto di B. Saddumene, ibid., teatro dei Fiorentini, 10 dic. 1729); Arianna e Teseo, opera seria (libretto di P. Pariati, ibid., teatro S. Carlo, 20 genn. 1747; nella Biblioteca del conservatorio nap?letano di S. Pietro a Majella si conserva la partitUra Manoscritta, Segn. 28.3-3); Il Sogno d'Olimpia, serenata (libretto di R. de' Calzabigi, ibid., palazzo reale, 6 nov. 1747); Semiramide riconosciuta, opera seria (libretto di P. Metastasio, ibid., teatro S. Carlo, 20 genn. 1751; per quest'opera il Metastasio aggiunse il testo d'un duetto che fu cantato da G. Babbi e R. Mingotti). Compose inoltre un'aria per il secondo atto del Demetrio con musiche di L. Leo, L. Fago, R. Broschi e N. Logroscino (libretto di P. Metastasio, teatro S. Carlo, 30 giugno 1738) e la farsa Il Napolitano nelli Fiorentini (partitura manoscritta, Napoli, Bibl. del conservatorio di S. Pietro a Majella, segn. 32.2.2).

Musica sacra: Audite coeli a due cori (16 febbr. 1732; Napoli, Bibl. oratoriana dei gerolamini, part. ms.); Dixit a otto voci (ibid.); Mottetto per l'anime del Purgatorio a cinque voci e orchestra (1754, ibid.); Salve Regina per soprano solo e stromenti (1754; part. ms., Dresda, Sächsische Landesbibliothek); Kyrie-Gloria a cinque voci e strumenti (part. manoscritta autografa, Londra, British Library).

Il Fétis citava in suo possesso: Dixit ad otto reali in duo cort, Miserere me a trè, cioè due soprani e tenore, con due violini ed organo; Letanie della Madona a quattro voci, 2 violini, violette ed organo. Nella Biblioteca oratoriana dei gerolamini di Napoli si conservano le partiture manoscritte delle seguenti composizioni sacre: Lectio prima del mercordì Santo; Lectio seconda venerdi Santo; Partitura a voce sola di tenore; Lectio terza, Terzo Notturno (Per la Real Cappella). Nella Biblioteca del conservatorio di S. Pietro a Maiella si conserva inoltre un Quoniam. Canto solo con violini e strumenti (ms. 33.7.15).

Compose inoltre tre arie per soprano con quartetto d'archi (Milano, Biblioteca del conservatorio "G. Verdi") e un concerto per due violini e violoncello (Napoli, Bibl. del conservatorio di S. Pietro a Majella ms. Oc. 2.22), composto nel 1726. Sei cantate si conservavano inoltre nella Bibl. del Museo statale di Meiningen.

Compositore non privo di qualità e, come tutti gli allievi dei conservatori napoletani, fornito di una tecnica agguerrita che gli consentì di affrontare immediatamente al termine degli studi sia le scene teatrali sia il repertorio di genere religioso, ha lasciato una non copiosa produzione teatrale di buona fattura ma per lo più convenzionale e legata ad una tradizione ormai cristallizzata entro formule adusate che i libretti del Tullio e del Saddumene, ormai stanchi e privi di una efficace vis comica, non seppero sollevare al di sopra d'una dignitosa mediocrità. Più apprezzabile la copiosa produzione di genere sacro che, pur legata alle esigenze della cappella reale e condizionata pertanto da precise scelte stilistiche legate al servizio liturgico, si rivelò più originale e destò l'ammirazione dei contemporanei per la piacevole scorrevolezza della linea melodica e la padronanza della tecnica compositiva. Oggi in gran parte perduta, ma conosciuta anche fuori d'Italia per merito del Burney, tale produzione si manifesta come un felice connubio tra la grande tradizione polifonica e gli apporti dello stile concertante, rivelando una particolare attitudine per una vocalità fiorita, influenzata anche dal crescente predominio del melodramma, e una invenzione melodica di facile presa sostenuta da solide strutture contrappuntistiche.

Fonti e Bibl.: Ch. Burney, Viaggio musicale in Italia, a cura di E. Fubini, Torino 1979, p. 334; F. Florimo, La scuola musicale di Napoli e i suoi conservatori, IV, Napoli 1882, pp. 44, 46, 126, 586; B. Croce, I teatri di Napoli. Secolo XV-XVIII, I, Napoli 1891, p. 252; M. Scherillo, L'opera buffa napoletana durante il Settecento, Napoli 1916, pp. 95, 115, 164; Città di Napoli. Archivio dell'Oratorio dei filippini, Parma 1918, p. 59; Città di Napoli. Catal. delle opere musicali. Bibl. del R. Conservatorio di musica di S. Pietro a Maiella, Parma 1934, p. 87; Il teatro di corte del palazzo reale di Napoli, Napoli 1952, pp. 109, 111 s., 115, 120 ss.; Mozart in Italia, a cura di G. Barblan-A. Della Corte, Milano 1956, p. 245; H-B. Dietz, A Chronology of Maestri and Organisti at the Cappella Reale in Naples, 1745-1800, in Journal of American Musicological Society, XXV (1972), pp. 379, 385; Storia dell'opera (UTET), Torino 1977, I, 1, pp. 258, 465; III, I, p. 331; H. Abert, Mozart, I, Milano 1984, p. 202; Il teatro di S. Carlo. La cronologia 1737-1787, a cura di C. Marinelli Roscioni, Napoli 1987, pp. 14 s., 20; F.-J. Fétis, Biogr. univ. des musìciens, VI, pp. 411 s.; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, II, pp. 14 e suppl., p. 495; Encicl. dello spett., IV, coll. 445 s.; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, VI, pp. 283 ss.; U. Manferrari, Diz. univ. delle opere melodrammatiche, II, p. 268; Die Musik in Gesch. und Gegenwart, VIII, coll. 1532-36; A. Caselli, Catal. delle opere liriche pubblicate in Italia, pp. 262 s.; The New Grove Dict. of music and musicians, XI, p. 544; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le Biografie, II, p. 454.

Vedi anche
tenore In ambito musicale, la più acuta delle voci maschili: il termine indica il corrispondente registro e, estensivamente, il cantante che ne è dotato. In relazione alle famiglie strumentali, in funzione appositiva, designa lo strumento che all’interno della propria famiglia suona nel registro di tenore (per ... basso In musica la più grave tra le voci maschili (per l’estensione ➔ voce). In senso lato si dice basso la parte più grave di una polifonia, sia armonica (per es. la nota inferiore d’un accordo), sia contrappuntistica (la melodia sottoposta alle altre). In una composizione orchestrale, si indicano come basso ... violoncello Strumento musicale ad arco, con 4 corde accordate per quinta (do1, sol1, re2, la2), appartenente alla famiglia del violino, della viola e del contrabbasso, nella quale occupa il posto del tenore o del baritono, con un’estensione dal do1 al mi5. Derivato nel 16° sec. dalla viola da gamba di registro basso, ... voce Serie o insieme di suoni articolati emessi dall’Uomo, prodotti dalle vibrazioni delle corde vocali nella laringe durante l’espirazione dell’aria e fatti risuonare all’interno della faringe, della cavità orale e delle fosse nasali che ne determinano il timbro. Canale vocale Il canale per cui passa la ...
Categorie
  • BIOGRAFIE in Musica
Vocabolario
òcchio di civétta
occhio di civetta òcchio di civétta locuz. usata come s. m. – Altro nome della pianta primavera (Primula vulgaris).
pan di sèrpe
pan di serpe pan di sèrpe locuz. usata come s. m. – Nome comune delle erbe note in botanica come gigaro.
  • Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X
  • Ricerca
    • Enciclopedia
    • Vocabolario
    • Sinonimi
    • Biografico
    • Indice Alfabetico

Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani S.p.A. © Tutti i diritti riservati

Partita Iva 00892411000

  • facebook
  • twitter
  • youtube
  • instagram
  • Contatti
  • Redazione
  • Termini e Condizioni generali
  • Condizioni di utilizzo dei Servizi
  • Informazioni sui Cookie
  • Trattamento dei dati personali