DEVERS, Giuseppe
Nacque a Torino il 7 ag. 1823 da Antonio, soprastante agli operai della sartoria Demichelis, e da Giuseppa Lungagero. Dopo aver appreso i primi rudimenti del disegno nelle scuole municipali, continuò gli studi presso la R. Accademia Albertina fino al 1845. Adeguandosi al gusto personale del re Carlo Alberto, estimatore di Abraham Constantin, decise di specializzarsi nella pittura su porcellana e preparò alcuni saggi da presentare al sovrano ispirandosi alle opere del Constantin, esposte nella camera di parata della principessa di Carignano. Nella contabilità della Real Casa risulta che il 12 luglio 1845 furono pagate al D. 150 lire per "6 tondi in porcellana dorata e dipinta" (individuati tra il vasellame conservato nel palazzo reale di Torino: Pettenati, 1986). Si tratta di sei piatti da coltello dalla tesa in oro ornata di stemma sabaudo, recanti nel cavetto ritratti a mezza persona copiati da celebri dipinti di proprietà reale.
Questi saggi gli valsero la protezione del re, il quale lo inviò a Parigi con una pensione triennale per specializzarsi nella manifattura di Sèvres. A Parigi, tramite l'abate F. Lamennais, conobbe l'olandese Ary Scheffer, da cui copiò vari soggetti, quali una Testa di Cristo, terracotta dipinta, firmata e datata 12 febbr. 1850, e una Musa firmata e datata 1854 (ambedue Torino, Museo civico). Per quest'ultimo oggetto, che lo Stella (1893) riproduce con il titolo L'ode, ottennela medaglia d'oro di prima classe all'Esposizione industriale di Torino del 1858.
Si tratta di una copia esatta, corrispondente anche come misure, del dipinto su porcellana intitolato Euterpe, eseguito da Ary Scheffer a Parigi nel 1854, conservato nel museo di Dordrecht; nello stesso museo è presente un'altra copia della Musa Euterpe, opera del Devers.
Èprobabile che per la stessa esposizione il D. avesse presentato il servizio in maiolica (otto pezzi) e il clipeo in terracotta policroma con due putti reggiscudo, datati 1858 e recanti lo stemma sabaudo, conservati nel Guardaroba del palazzo reale di Torino. Due lastre di porcellana dipinta si trovano nelle dimore sabaude: Idodici apostoliintorno alla Croce nel castello di Agliè (inv. 1941) e Due fanciulle nel palazzo reale di Torino (inv. 1966, II, 7352 rosso S.M. 149). Di grande prestigio fu l'incarico di eseguire per il salotto della regina Maria Adelaide, moglie di Vittorio Emanuele II, nel castello di Moncalieri (1852) lastre in porcellana, dipinte con soggetti galanti in stile neo Luigi XV, inserite nelle boiseries progettate dall'architetto decoratore D. Ferri, per cui il D. ottenne il titolo di pittore di Sua Maestà e il finanziamento per una composizione monumentale in mattonelle dipinte e smaltate, gli Angeli custodi, esposta a Parigi nel 1853, elogiata da P. Merimée in una appendice dei Moniteur universel come tipo di decorazione assai adatta per i prospetti degli edifici (Corona, 1885, pp. 486 s.).
Per specializzarsi nel modellato scultoreo lavorò per due anni (1853-55) nello studio di P. Rude. Da questo momento ebbe inizio il periodo più fortunato della carriera del D., il quale ottenne commissioni ufficiali per edifici civili e religiosi a Parigi (48 medaglioni a imitazione della maiolica urbinate per il Palais de l'industrie agli Champs-Elysées, 1855, oggi distrutto; quattro bassorilievi in terracotta robbiana con soggetti musicali per la chiesa di St-Eustache) e i più alti riconoscimenti alle esposizioni. Al museo Calvet di Avignone si trova un dipinto su lava, del 1858, raffigurante Urania (tratto da E. Le Sueur). Esaltò l'alleanza tra Francia e Italia con un busto dell'Italiaredenta e con vasi celebranti la Battagliadi Solferino e la Guerra di Crimea (1859), dei quali non si conosce l'ubicazione ma che sono citati in Corona (1885). Ottenne nel 1862 una medaglia di prima classe all'Esposizione di Londra, dove sue opere furono acquistate per il South Kensington Museum, oggi Victoria and Albert Museum (qui tuttora si conservano una ceramica dipinta dell'Esposizione del 1862 ed altre terraglie degli anni 1865-67); per questo successo Vittorio Emanuele II lo insignì dell'Ordine mauriziano.
Nel 1863 all'Esposizione di Nevers Napoleone III gli assegnò la medaglia d'oro; la giuria, pur celebrandolo come "potier par excellence", non mancò di segnalare una certa trascuratezza nell'esecuzione tecnica degli smalti (Corona, 1885, p. 488). Per l'Esposizione di Parigi del 1867 eseguì le decorazioni esterne dei padiglioni italiani e fu poi creato cavaliere della Corona d'Italia. In questa occasione conobbe Antonio Salviati, il rifondatore della produzione del vetro artistico veneziano e nel 1868 si recò a Venezia per insegnare nella fabbrica Salviati la tecnica della pittura a smalto su vetro. Da Venezia trasse l'idea di eseguire la decorazione dei tre frontoni della chiesa di St-Ambroise di Parigi con un'imitazione del mosaico antico. Abbandonata l'attività in Francia a causa della guerra, fu istituita per lui nel 1871 una cattedra di pittura su ceramica presso la R. Accademia Albertina di Torino, dove ebbe come seguaci pittori già famosi come B. Ardy, V. Avondo, F. Pastoris, L. Delleani, G. Viotti, A. J. T. Monticelli, M. Scarampi.
All'Esposizione di Torino del 1872 presentò, tra l'altro, una lastra dipinta con il Ritratto del pittore Velasquez, una porta di tabernacolo con il Salvatore; ottenne all'Esposizione di Vienna (1873), una medaglia al merito, ma il suo gusto storicistico era ormai sorpassato.
La morte del D. è indicata in Thieme-Becker come avvenuta a Torino il 6 apr. 1882, ma non risulta nei registri dello Stato civile di Torino.
Fonti e Bibl.: Oltre ai catal. delle mostre citate all'interno della voce, cfr. C. F. Biscarra, Della ceramica e di G. D., in L'arte in Italia, III (1871), pp. 69-72; C. Vignola, Sulle maioliche e porcellane del Piemonte, Torino 1878, pp. 27 s.; G. Corona, La ceramica. Esposiz. industriale ital. del 1881in Milano. Relazioni dei giurati, Milano 1885, pp. 486-491; A. De Gubernatis, Diz. degli artisti ital. viventi, Firenze 1889, p. 180; A. Stella, Pittura e scultura in Piemonte, 1842-1891, Torino 1893, pp. 378-382; J. Girard, Musée Calvet. Catalogue illustré, Avignon 1924, p. 179; E. W. C. Six, Museum Ary Scheffer. Catalogus, Dordrecht 1934, p. 45; A. Lesur-Tardy, Les poteries et les faïences françaises, II, Paris 1958, p. 687; S. Pettenati, in Cultura figurativa e archit. negli Stati del re di Sardegna (catal.), Torino 1980, II, pp. 748, 767; III, p. 1435; G. Mariacher-R. Barovier Mentasti, A. Salviati e la rinascita ottocentesca del vetro artistico veneziano (catal.), Vicenza 1982, p. 11; R. Barovier Mentasti, Il vetro veneziano, Milano 1982, p. 209; Id., in Mille anni di arte del vetro a Venezia (catal.), Venezia 1982, p. 49; F. Dalmasso, in L'Accademia Albertina di Torino, Torino 1982, pp. 52-56; S. Pettenati, in Porcellane e argenti del palazzo reale di Torino, (catal.), Milano 1986, pp. 330 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IX, p. 185 (sub voces Devers, Giuseppe e Devers, J.).