DEL CAMPO, Giuseppe
Nacque il 9 apr. 1890 a Paradigna di Cortile San Martino (Parma) da Achille e Clementina Paini. Appartenente a una famiglia della piccola nobiltà parmense, ricevette sin da giovanissimo, come gli altri sette tra sorelle e fratelli, un'accurata educazione musicale. Nel 1905, sull'esempio del fratello maggiore Giacomo entrò come convittore nel conservatorio di Parma, dove studiò violoncello nella classe del maestro Leandro Carini, diplomandosi nel 1909; secondo lo Schmidl studiò anche pianoforte e composizione con Guido Fano e Amilcare Zanella. Iniziata l'attività di concertista, fu chiamato nel 1913 come primo violoncello nell'orchestra diretta da Arturo Toscanini a Busseto, in occasione delle feste per il centenario verdiano e scritturato successivamente nell'orchestra del Regio di Parma. Al pari di Toscanini (con il quale fu legato da profonda amicizia, condividendo con lui anche la formazione musicale) il suo esordio nella direzione fu occasionale: maestro sostituto nella stagione di carnevale del Regio nel 1915, fu improvvisamente chiamato a sostituire il maestro G. Podestà indisposto, in una replica dell'Andrea Chénier (22 dic. 1915). Il successo della rappresentazione e quello personale del giovane direttore (come è sottolineato non senza un certo amor patriae nelle cronache apparse sulle pagine della Gazzetta di Parma) costituiscono l'inizio di una brillante carriera direttoriale che si svolse nei più importanti teatri lirici italiani.
Dopo aver diretto in teatri minori e nel 1922 al Municipale di Reggio e ancora al Regio di Parma, nel 1926 gli venne affidata la direzione della stagione lirica autunnale del Comunale di Bologna. Il successo delle rappresentazioni bolognesi (che comprendevano gli allestimenti del Boris Godunov di Mussorgskij, la Gioconda di A. Ponchielli e Salomè di Richard Strauss) rappresentò per il D. il momento della consacrazione. Nel 1927 gli fu affidata la direzione di un'importante edizione della Turandot all'Argentina di Roma; venne chiamato negli anni immediatamente successivi come direttore principale delle stagioni liriche della Scala (1929-30 e 1930-31) e nel 1932 gli furono affidate quelle del teatro Verdi di Trieste e del Donizetti di Bergamo, dove era stato invitato per la prima volta nel 1925 per Gioconda, Trovatore e Anna Karenina.Tra le opere dirette a Bergamo dal D. nel 1932 vi fu un'importante edizione dell'Elisir d'amore, inoccasione del centenario della prima rappresentazione dell'opera donizettiana alla Canobbiana di Milano. L'allestimento, che si avvaleva di una compagnia di canto comprendente tra gli altri Beniamino Gigli e Mercedes Capsir, fu salutato dalla critica come "una delle affermazioni più vittoriose dell'arte donizettiana" (L'Eco di Bergamo, 28 sett. 1932).
Nel 1936 a conclusione della stagione lirica della Scala (in cui il D. era stato direttore principale insieme con N. Marinuzzi e G. Antonicelli) condusse in tournée nei teatri di Bologna e di Parma il complesso orchestrale e corale scaligero in una memorabile edizione della Messa da requiem di Verdi (l'esecuzione si avvaleva di cantanti d'eccezione quali Maria Caniglia, Ebe Stignani, Aurelio Marcato e Tancredi Pasero). L'accostamento non incidentale, nelle cronache dei giornali parmensi, del nome del direttore d'orchestra a quello di Verdi, riflette chiaramente la fama raggiunta dal D. (cfr. Corriere emiliano, 5 giugno 1936).
Nelle tre stagioni liriche affidategli tra il 1936 e il 1939 al teatro Comunale di Bologna ebbe modo, dopo essersi dedicato quasi esclusivamente ad opere di repertorio, di misurarsi nella direzione e nella concertazione di nuove opere di giovani autori italiani. Il 10 dic. 1936 diresse la prima rappresentazione dell'Imelda dei Lambertazzi di Adolfo Gandino; l'anno successivo, a pochi mesi dalla prima romana, la Ginevra degli Almieri di Mario Peragallo (27 nov. 1937) e il 7 dic. 1939 la prima del Fabiano, leggenda spirituale raccolta in una versione tradizionale romagnola, musicata da Francesco Balilla Pratella. Le cronache di queste prime lasciano emergere chiaramente, al di là degli stereotipi dell'epoca, un giudizio sulle qualità di direzione e di concertazione del D. (esemplare è in questo senso la critica apparsa su Il Resto del carlino dell'11 dic. 1936 all'indomani della prima dell'Imelda).
Negli anni successivi, dopo l'eccellente prova delle prime bolognesi, vari teatri italiani affidarono al D. la direzione di opere nuove. Nel 1940 presentò per la prima volta al pubblico del Comunale di Trieste La Fiamma di O. Respighi (che aveva diretto per la prima volta nel 1936 a Bologna) e Dafni di G. Mulè. Nel 1941 tenne a battesimo al Carlo Felice di Genova lo Stendardo di San Giorgio di Mario Peragallo; e presentò in prima rappresentazione per Genova Monte Ivnor di Lodovico Rocca. Nel 1943 gli fu affidata ancora una volta la direzione della stagione lirica della Scala, ospitata, dopo il bombardamento del teatro milanese, nei teatri di Como e di Bergamo. Fu questa l'ultima stagione lirica diretta dal D.; una grave infermità, derivatagli da un'improvvisa malattia, lo costrinse nel 1945 a interrompere la carriera. Ritiratosi a Parma, tornò per l'ultima volta sul podio l'8 genn. 1949, dirigendo al Regio l'Aida. La direzione dell'opera verdiana rappresentò il commiato commosso del direttore d'orchestra dal pubblico.
Morì a Milano l'11 nov. 1950.
Fonti e Bibl.: Notizie in Gazz. di Parma, 29 dic. 1915; 8-10 genn. 1949; 12 nov. 1950; L'Eco di Bergamo, 16-19, 28 sett. 1932; Corriere emiliano, 5 giugno 1936; Il Resto del carlino, 11 dic. 1936; 28 nov. 1937; 10 maggio 1939; Il Lavoro, 12 marzo 1942. Vedi inoltre G. Gasperini, Il Regio Conservatorio di Parma. Cenni di storia e statistica, Parma 1913, p. 90; M. Corrado Cervi, Cronologia del teatro Regio di Parma (1928-1948), Parma 1955, p. 43; G. Gotti, Il teatro alla Scala nella storia e nell'arte, II, Milano 1964, pp. 88-91, 97 s., 100, 110 s.; Due secoli di vita musicale. Storia del teatro Comunale di Bologna, a cura di L. Trezzini, II, Bologna 1966, pp. 167, 170 s., 178, 183 s.; Teatro Municipale di Reggio Emilia. Opere in musica (1857-1976), a cura di G. Degani-M. Grotti, III, Reggio Emilia 1976, p. 240; M. Rinaldi, Due secoli di musica al teatro Argentina, III, Firenze 1978, pp. 1373-1376; E. Frassoni, Due secoli di lirica a Genova, II, Genova 1980, pp. 250, 256, 266 s.; Teatro Regio di Parma. Cronologia degli spettacoli lirici. Indici 1829-1979, a cura di V. Cervetti-C. Del Monte-V. Segreto, Parma 1982, p. 168; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, Suppl., p. 247; B. Molossi, Diz. dei parmegiani..., Parma 1957, pp. 62 s.;La Musica, Diz., I, p. 502.