DE PANICIS (Panici), Giuseppe
Nacque a Montorio al Vomano (Teramo) il 21 ag. 1708, da Nicola e Teresa Palmarini. Mancano dati sulla condizione della famiglia e sugli studi (l'unico certo è che si laureò in medicina); intrapreso un viaggio per l'Europa, per motivi che le fonti attribuiscono genericamente al desiderio di perfezionarsi nella professione, verso il 1734 si trovava a Varsavia, ove ebbe modo di porsi in evidenza curando con successo un congiunto del re Federico Augusto III. Se si deve credere alla fonte più dettagliata, lo storico teramano N. Palma il sovrano lo ricompensò in misura inusitata, nominandolo consigliere aulico, archiatra del Regno e del Granducato di Lituania (il Palma asserì di aver visto l'originale del diploma di nomina, datato 15 marzo 1735, presso gli eredi del D. a Montorio). Tuttavia il D. preferì lasciare quasi immediatamente la Polonia: nello stesso 1735 si trovava a Parigi, ove entrò in rapporti con mons. Silvio Valenti Gonzaga, nunzio apostolico a Bruxelles in procinto di trasferirsi a Madrid con lo stesso incarico. Molto probabilmente fu la protezione dello stesso Valenti a far ottenere al D., già nel gennaio del 1736, un incarico di "soprannumerario" (cioè straordinario) di medicina alla Sapienza di Roma, incarico che altrimenti sarebbe difficilmente giustificabile, data la giovane età, l'assenza di pubblicazioni e l'estraneità al mondo medico romano. Nel 1738, ancora come soprannumerario, entrò nel Collegio del protomedicato e nel 1744, morto il precedente cattedratico M. A. Marcangeli, divenne ordinario di botanica pratica. Nei corsi universitari romani di medicina questa materia si era ormai differenziata dalla botanica teorica, il cui insegnamento - ancora affidato a un cattedratico di medicina - si teneva in aula, mentre il corso affidato al D. si svolgeva nell'orto botanico (proprio allora rivitalizzato dalle riforme di papa Benedetto XIV) nei periodi di sospensione delle lezioni ordinarie.
La prolusione inaugurale del D., che venne stampata con una dedica al Valenti Gonzaga, divenuto segretario di Stato (Josephi De Panicis in Romano Archigymnasio botanices professoris, et archiatrorum Urbis socii. Oratio pro studiis botanicis habita in Horto Academico anno MDCCXLV, Romae 1745), rimasto l'unico suo scritto edito, traccia una storia della botanica di tono celebrativo, giungendo fino al contemporanei, e accenna ai problemi allora vivi nella disciplina. Interessa però maggiormente per i dati che se ne possono trarre circa il funzionamento dell'orto romano in quegli anni; se ne desume che sopra il D., la cui finzione di docente inglobava la direzione dell'orto, si ponevano due "protettori", cioè sovrintendenti, nelle persone di T. Antamori e dell'archiatra pontificio A. Leprotti. Inoltre il D. poteva valersi d'un coadiutore formatosi a Padova alla scuola di G. Pontedera, e inviato a Roma da questo su richiesta del Leprotti: si coglie in tal modo una delle vie di penetrazione della nuova botanica in quella che fino a poco prima era stata, anche in questo settore, una roccaforte del tradizionalismo biologico.
Nel nuovo incarico il D. formò un certo numero di validi allievi, ma la sua attività fu breve, per motivi di salute: già l'Oratio accenna a una precedente grave malattia dell'autore, e un documento d'archivio del 1746 (citato da Pirotta e Chiovenda) mostra che già in quella data egli si era ritirato dall'insegnamento, e quindi plausibilmente dalla direzione dell'orto (che nel febbraio 1747 era affidata al monaco vallombrosano F. Maratti). La malattia può anche spiegare perché dopo la prolusione il D. non pubblicasse alcuno scritto (tra le carte rimaste agli eredi il Palma trovò tre soli pareri medici).
Il D. morì a Roma il 26 o 27 febbr. 1747 e fu sepolto nella chiesa di S. Marco.
Bibl.: A vario materiale archiv. concernente il D. fanno riferimento sia il Renazzi sia il Pirotta e il Chiovenda. F. M. Renazzi, Storia dell'università degli studi di Roma detta comunemente la Sapienza, IV, Roma 1806, p. 93; N. Palma, Storia ecclesiastica e civile della città di Teramo, V, Teramo 1836, pp. 122 s.; C. Minieri Riccio, Memorie storiche, Napoli 1844, p. 252 (dipende interamente dal Palma); R. Pirotta-E. Chiovenda, Flora romana, Roma 1900, pp. 226-29.