CUSI, Giuseppe
Figlio di Carlo Giuseppe e di Rosa Salina, nacque a San Martino di Greco (Milano) il 27 febbr. 1780.
Conseguita ai primii dell'Ottocento la laurea in ingegneria civile all'università di Pavia, dal 1802 al 1806 circa lavorò a Milano, prima quale "ingegnere alunno" (come allora veniva definito chi faceva il praticantato) e poi come ingegnere architetto, collaborando fra l'altro con L. Canonica alla stesura del progetto del teatro Carcano ed alla sua realizzazione. Nel 1807 lo troviamo, ormai professionista autonomo, a Como, dove ebbe alcuni incarichi importanti, quali l'ampliamento del porto, la costruzione di una strada da Como a Barlassina in direzione di Milano, un'altra strada collegante Como con Lecco, e, più prestigioso di tutti, lo studio per quello che sarà il teatro Sociale di Como, i cui disegni esecutivi finali recano la data del 18 apr. 1811 (Griante [Como], Arch. Riva Roda).
Nel 1809 il C. era a Bergamo, dove conobbe Rosa Beltrami, figlia di Egidio, dei Beltrami di Clanezzo, che sposò il 4 giugno 1809 e da cui ebbe tre figli: Egidio, Teresa, morta in tenera età, e Rosa.
Nel 1810-11 il C. era nuovamente in provincia di Milano, dove curò l'esecuzione di opere interessanti sia il Naviglio di Pavia sia il Naviglio Martesana. Dal 1811 al 1814 era in provincia di Novara; dal 1815 al 1820 in provincia di Sondrio, quale facente funzione di ingegnere capo della stessa provincia: è di quest'epoca una sua intensissima attività di topografo, che culminerà in una splendida Tavola illustrante la topografia dellaProvincia di Sondrio, Milano 10 maggio 1825 (cfr. Rodi, 1975, p. 15). Nel 1821 il C. era di nuovo a Bergamo, dove nel 1825 iniziò la progettazione della casa di ricovero dei poveri alle Grazie (attuale sede del Credito bergamasco). Del 1828 è il progetto dei propilei neociassici della Barriera delle Grazie, sempre in Bergamo, costruiti nel 1837, Oggi conosciuti come i "tempietti di Porta Nuova".
Nel 1829 fu nominato ingegnere capo delle province di Como e Brescia, incarico che ricoprì per una ventina d'anni, svolgendo un'intensissima attività.
Fra le altre opere di quei decenni si ricordano: l'inalveamento dell'Adda e del Mera in Pian di Spagna sul lago di Como di cui si fa cenno in una relazione riassuntiva recante la data 10 giugno 1839 (cfr. Rodi, 1975, p. 19); lo studio della strada ferrata da Milano a Como nel tratto dal Mulino Traversa, sotto Lentate, fino a Como, con data 5febbr. 1841; uno studio per la Rivendicazione della primitiva linea di strada ferrata da Milano a Venezia (Como 1841); il rilievo altimetrico del terreno compreso fra Lovere sul lago d'Iseo e il giogo del Tonale; il profilo da Chiavenna al giogo dello Spluga; il rilievo della costa del lago di Como da Colico a Lecco. In più una miriade di progetti minori d'architettura, d'idraulica, di topografia.
Molti riconoscimenti giunsero al C. da più parti: nominato aggiunto all'I. R. Direzione delle pubbliche costruzioni, fu socio d'onore dell'I. R. Accademia di belle arti, socio dell'Ateneo di Bergamo, socio ordinario dell'Accademia fisico-medico-statistica e della Società d'incoraggiamento di Milano.
Fervente patriota, trasfuse gli ideali della libertà d'Italia nel figlio e nella figlia: dopo gli eventi del 1848-49, che videro Egidio e Rosa seriamente compromessi di fronte alle autorità austriache, il C. troncò ogni rapporto con l'i. r. governo e si ritirò a vita privata, dividendo il suo tempo fra Milano e Como (dove abitavano i due figli) e Canova di Gambara, in provincia di Brescia, dove possedeva da molti anni una casa, che divenne la sua residenza preferita. Studioso instancabile, conservò molteplici interessi e cercò di mettere l'esperienza maturata in tanti anni di lavoro al servizio della nuova realtà verso la quale si stava avviando l'Italia.
Nel 1864, pochi mesi prima di morire, presentò al Parlamento italiano un lungo memorandum sulla Perequazione fondiaria e salvezza della minacciata unità del Regno Italico.
Morì a Canova di Gambara (Brescia) il 26 sett. 1864.
Fonti e Bibl.: Griante (Como), Arch. della fam. Riva Roda; E. Fornoni, Le vicinie cittadine, Bergamo 1905, p. 381; B. Belotti, Storia di Bergamo e dei Bergamaschi, V, Bergamo 1959, pp. 465, 470, 571, 586 n. 119; L. Angelini, Lo sviluppo di Bergamo nei secoli..., Bergamo 1962, p. 55; S. Angelini, Com'era, com'è - Porta Nuova, in Riv. di Bergamo, n. s., XVII (1966), 6, p. 4; C. Rodi, Adda fiume lombardo, Como 1975, pp. 15, 19; P. Roda, G. C. l'archit. del teatro Sociale di Como, in Arte lombarda, 1980, nn. 55-57 (Atti del Convegno, Civiltà neoclass. nell'attuale prov. di Como, Como... 1979), pp. 323-27.