CRESTADORO (Cristadoro), Giuseppe
Figlio di un orefice, Gerolamo, e di Damiana Caruso, palermitani (Grosso Cacopardo, 1821), nacque probabilmente a Palermo intorno al 1725-30.
La conoscenza della colta e raffinata maniera di Vito D'Anna e di Olivio Sozzi permise al C., modesto pittore, un aggiornamento sulle opere esistenti in Sicilia dei maestri romani e napoletani, come Maratta, Conca, Giaquinto, che contribuirono alla formazione di altri pittori messinesi e palermitani attivi anche a Roma, come Saverio Scilla, Calandrucci, Placido Campolo, Giuseppe Paladino. Non può inoltre considerarsi secondario il ruolo dell'Accademia di S. Luca per gli incontri degli artisti siciliani presenti a Roma, fin dal 1679, con Agostino Scilla principe dell'Accademia. La composita cultura siciliana del secolo si arricchisce e si alimenta delle collezioni di disegni e incisioni come quella del D'Anna a Palermo e di Luciano Foti "antiquario" a Messina, e della circolazione delle incisioni "romane" di Pietro dell'Aquila e del Vasi, mentre un ruolo importante assume la scultura di Francesco Ignazio Marabitti, allievo di Filippo Della Valle a Roma. La presenza a Messina di opere di Francesco Trevisani, del Batoni, di Pietro Del Pò è testimonianza di un aspetto della cultura siciliana, dalla quale prende le mosse l'attività - a vari livelli - dei pittori isolani.Il C. affrescò, tra il 1777 e il 1779, la chiesa madre di Sortino, in prov. di Siracusa, nella quale si conserva anche una tela "marattesca" con la Madonna e S. Filippo Neri firmata e datata 1779, e le chiese di S. Antonio Abate, di S. Sebastiano e dell'Annunciata, dove sulla volta della sagrestia dipinse l'Assunzione della Vergine, ispirata all'Assunta del Giaquinto a Rocca di Papa, conosciuta forse attraverso i disegni nella raccolta del D'Anna o in un viaggio a Roma, non documentato. Nel 1781 decorò la volta di una sala di villa Airoldi a Palermo, ideando una partizione delle scene in eleganti comici neoclassiche e riprendendo i "temi" degli affreschi raffaelleschi del Penni nella villa della Farnesina di Roma. L'imitazione dei modelli romani, che il pittore riprenderà in seguito, sostiene qui le modeste doti del C., orientato anche dal gusto e dalle scelte del committente. Da Palermo inviò a Messina per la chiesa del Carmine la Madonna con s. Alberto (Messina, Museo nazionale) firmata e datata 1782. Nel 1783 affrescò la volta della sagrestia della chiesa di S. Maria Maggiore di Ispica (prov. di Ragusa), affrescata nel 1763 da Olivio Sozzi, riprendendo la Consegna delle Tavole della legge a Mosè del Giaquinto nella cappella Ruffo in S. Lorenzo in Damaso a Roma. Lo stesso soggetto fu ripreso dal C. nella chiesa di S. Pietro di Agrigento, nel 1786. Alcuni affreschi non datati sono nella chiesa di S. Francesco di Siracusa, mentre il Grosso Cacopardo (1821) attribuisce al C. gli affreschi nelle chiese dello Spirito Santo, S. Lucia e S. Maria della stessa città. A Messina, dopo i danni del terremoto del 1783, decorò (1788) la chiesa di S. Teresa, ora distrutta. In un soggiorno ad Aragona (Agrigento) affrescò nella volta della chiesa madre (1793) una Trasfigurazione, nella quale si volge ancora una volta alla "imitazione" del celebre modello di Raffaello. Una tela con la Gloria di S. Pietro (1794) si conserva nella chiesa di S. Pietro di Agrigento, e lo stesso soggetto è affrescato nella chiesa dell'abbadia di Gangi (Palermo) nel 1796. A Gangi sono del C. anche gli affreschi della chiesa dello Spirito Santo. A Ragusa Ibla si conserva nella chiesa di S. Giuseppe una Trinità con Madonna e angeli, e del 1802 è l'ultima opera del C.: il Martirio di S. Paolo, per la chiesa di S. Paolo di Palazzolo Acreide (Siracusa).
Il C. morì a Messina nel 1808.
L'eco della grande pittura settecentesca - dal Maratta al De Mura - anima la ricerca formale del C., che non sembra raggiungere in alcun momento la qualità di suoi contemporanei "provinciali" come il Vasta, Letterio Paladino, Elia Interguglielmi o Domenico Provenzani.
Fonti e Bibl.: G. Grosso Cacopardo, Mem. dei pittori messinesi, Messina 1821, pp. 239 s. G. La Corte Cailler, Lettere di Leonardo Vigo a G. Grosso Cacopardo, Messina 1901, p. 60 Guida di Messina, Messina 1902, p. 321 G. Arenaprimo, Per gli affreschi di S. Teresa in Messina, in Archivio stor. messinese, IX (1908), 1-2, pp. 208-214 G. Columba-A. Salinas, Terremoto di Messina. Opere d'arte recuperate, Palermo 1940, p. 80 V. Sgadari di Lo Monaco, Pittori e scultori sicil., Palermo 1940, p. 36 S. Bottari, La cultura figurativa in Sicilia, Messina-Firenze 1954, p. 87 C. Siracusano, G. C. e l'imitaz. dei modelli romani, in Commentari, XXIV (1973), pp. 81-86 R. Fronterre Torrisi, La basilica di S. Maria Maggiore di Ispica, Ispica 1975, pp. 15 s. G. Barbera, in Beni culturali e ambientali, Sicilia, II (1981), 1-2, p. 164 (tela con S. Nicola di Bari e la Trinità, nella chiesa madre di Saponara) U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VIII, p. 112 (S. v. Cristadoro Giuseppe) Diz. enciclop. Bolaffi d. pittura ital., IV, p. 58.