COSTANTINI, Giuseppe (detto Sciabolone)
Nacque il 15 febbr. 1758 da una famiglia di pastori, piccolissimi proprietari terrieri, in Santa Maria a Corte, nel circondario di Lisciano di Ascoli Piceno, località pedemontana dell'entroterra ascolano, ai confini col Teramano. Nel 1779 sposò Cecilia Pompa, della vicina frazione di Colle, nella cui casa si trasferì a vivere, prendendo a coltivare l'appezzamento di terra avuto in dote.
Pronto d'intelligenza e fornito di non comune coraggio, prestante nella persona, provetto aggiustatore di fucili e abile nella caccia, era figura di primo piano nel piccolo ambiente di contadini, pastori e montanari. Sul finire del 1798, quando le forme sporadiche di ribellione antirepubblicana ed antigiacobina si trasformarono in movimento di insorgenza organizzato, assunto il nome di battaglia di Sciabolone, fu tra i primi a costituire bande in massa. Grazie alla perizia ed alla perfetta conoscenza dei luoghi, adattissimi alla guerriglia, si distinse in azioni di disturbo all'esercito franco-cisalpino, culminate, in un primo tempo, nell'imboscata tesa il 5 genn. 1799 a Ponte D'Arli, tra Ascoli Piceno ed Acquasanta, ad una colonna guidata dal generale Sebastiano Planta. Un mese più tardi era tra i firmatari della pace di Mozzano, sottoscritta dal generale francese. J. d'Argoubet da una parte e dai capi insorgenti dall'altra.
Per tutta la primavera, con Donato de Donatis, Giovan Battista Ciucci ed altri capimassa, diede vita all'altalenante serie - legata alla mutevole consistenza numerica dei Franco-cisalpini impegnati su molteplici fronti - di occupazioni e riconquiste, con relativi saccheggi, del capoluogo piceno. Il 4 giugno la città fu ripresa in forze dal Monnier e il C., dopo una strenua difesa ed una fuga rocambolesca per le balze del San Marco, si recò con i suoi uomini all'assedio di Pescara. Ai primi di luglio era di nuovo nell'Ascolano; il 6 guidò le bande insorgenti alla presa e al saccheggio di Acquaviva, ultimo baluardo repubblicano nel Piceno; il 9 stabilì il quartier generale nella nativa Lisciano, da dove, con la qualifica di "brigadiere generale delle truppe volontarie per S. M. Imperiale, e potenze alleate", tentava di ristabilire un'ordinata convivenza civile tra le popolazioni stanche di soprusi e ladroneggi di ogni genere. Il 16 luglio partì da Lisciano, per ricongiungersi a Fermo con il La Hoz, capo indiscusso della insorgenza marchigiana, che gli assegnò il comando amministrativo e militare del territorio compreso tra il Tronto e il Tesino. Insieme con l'ex cisalpino, si avviò all'assedio di Ancona, aprendosi la strada tra le estreme resistenze repubblicane, attraverso Montegranaro, Montolmo (oggi Corridonia), Macerata ed Osimo.
Sotto le mura della città dorica, ebbe modo di distinguersi ancora per spregiudicatezza ed abilità manovriera, acquistando definitivamente, presso le masse popolari, quell'aureola di epico combattente, attraverso la quale la sua figura è sopravvissuta nella tradizione orale con contorni leggendari.
Nell'euforia dei primi successi, mentre non cessava di occuparsi, tramite una fitta corrispondenza stilata dai segretari, del territorio a lui assegnato, progettò addirittura di marciare su Roma, a fianco del La Hoz, cui lo legavano profondi e reciproci vincoli di stima e fiducia, non spezzati dai contatti avuti dal C. con emissari del generale Monnier.
Nei primi mesi del 1800, dopo la capitolazione di Ancona, si trovava di nuovo a Lisciano e l'anno successivo, assunto nei quadri borbonici col grado di colonnello, era di stanza a Tortoreto. Pressato tuttavia dalle ristrettezze economiche, insoddisfatto della vita di guarnigione e certamente non dimentico degli approcci con rappresentanti francesi, aderì al tentativo antiborbonico progettato dal generale F. Pignatelli. Ciononostante, sventata la congiura, conservò il proprio grado nell'esercito e, nella primavera del 1806, si distinse nella difesa di Civitella del Tronto, circondata dalle truppe di Giuseppe Bonaparte. Dopo la caduta di questa, coadiuvato dai figli Giacomo, Venanzio (o Vincenzo) e Matteo, che lo accompagnavano fin dall'avviarsi del moto insorgenziale, proseguì le operazioni di guerriglia antifrancese tra i monti del Teramano.
Alla fine di settembre, però, ottenute sicure garanzie per sé e per i suoi, fece atto di sottomissione e fu inquadrato, col ruolo di capitano, nell'organico franco-napoletano. In forza della precedente esperienza, ricevette l'incarico di guidare la repressione antinsorgenziale nell'Alto Abruzzo. L'anno successivo, fu trasferito nella guarnigione di Capua, dove, in circostanze non del tutto chiare, venne a morte il 26 marzo 1808.
Fonti e Bibl.: Ascoli Piceno, Bibl. com., Cronache mss., X, cc. 1-13, 66, 68 (vi sono conservate trentuno lettere del C.); XXXI, cc. 16v, 17rv; L. Pastori, Ascoli sotto all'Albero della Libertà, Montalto Marche s. d. [ma 1802], pp. 64, 67-70, 77, 83 s., 88, 90; M. A. B. Mangourit, Défense d'Ancone et des départemens romains, le Tronto, le Musone, et le Metauro..., Paris 1802, I, pp. 158, 265, 267, 274; II, pp. 74 ss.; Monitore napolitano, 30 settembre 7 e 24 ott. 1806; C.Leoni, Storia d'Ancona, Ancona 1822, p. 348; C. Botta, Storia d'Italia dal 1798 al 1814, V, Capolago 1854, p. 59; N. Palma, Storia ecclesiastica e civile della regione più settentrionale del Regno di Napoli…, III, Teramo 1833, pp. 267 s.; G.Marulli, Ragguagli stor. sul Regno delle due Sicilie dall'epoca della francese rivolta fino al 1815, I, Napoli 1844, p. 281; II, ibid. 1844, pp. 12, 19; G.Rosa, Disegno della storia di Ascoli Piceno, II, Brescia 1870, pp. 357 s., 363 s., 366; A. Dubarry, Le brigandage en Italie depuis les temps les plus reculés jùsqu'à nos jours, Paris 1875, p. 161; M. Leopardi, Autobiografia, Roma 1883, pp. 133, 139; E. Luzi, Compendio di storia ascolana, Ascoli Piceno 1889, pp. 175-177; A. Crivellucci, Una comune delle Marche nel 1798 e 99e il brigante Sciabolone, Pisa 1893, pp. 158-226 passim; I. Rinieri, Il gen. La Hoz, il primo propugnatore della indipendenza italiana (anno 1799), in La Civiltà cattol., LV (1904), 2, pp. 51, 53, 301, 527, 543; 3, pp. 39, 48 s., 142, 145; B. Croce, La fine di Mammone, in Arch. stor. delle prov. nap., XXX (1905), pp. 468 s.; A. Emiliani, Storie e figure d'altri tempi, Fermo 1905, pp. 58 s., 107 s., 121 s.; Id., Avvenimenti delle Marche nel 1799, Macerata 1909, pp. 24, 130; D. Spadoni, Un po' più di luce su la fine del gen. La Hoz, Roma 1909, p. 118; Id., Settant'anni di patriottismo marchigiano, Ascoli Piceno 1910, p. 10; J. Rambaud, Naples sous Joseph Bonaparte (1806-1808), Paris 1911, p. 131; B. Croce, La rivoluzione napoletana del 1799, Bari 1912, pp. 399-411; N. Cortese, Mem. di un gen. della Repubblica e dell'Impero. F. Pignatelli principe di Strongoli, I, Bari 1927, App. I, p. XIX; D. e G. Spadoni, Uomini e fatti delle Marche nel Risorgimento ital. (con saggio bio-bibliogr.), Macerata 1927, pp. 16, 18-20; D. Spadoni, Fra patrioti e briganti, in Atti e mem. della R. Deputaz. di storia patria per le Marche, s.4, IV (1927), 1, pp. 22-36; Id., Nuova luce sulla banda degli Sciaboloni, in Le Marche nel Risorgimento ital., III, Macerata 1927, p. 12; L. Coppa-Zuccari, L'invas. francese negli Abruzzi, I, L'Aquila 1928, pp. 596-99, 634 s., 1139-41, 1181-85; II, ibid. 1928, pp. 1140-42 e passim; III, Roma 1938, pp. 89 s., 123, 132 s., 141, 233, 246 s., 259; IV, ibid. 1939, pp. 81 s., 382-84, 603-06 e passim;D. Spadoni, Il generale La Hoz e il suo tentativo indipend., Macerata 1933, pp. 74, 76 s., 50, 89, 98; C. Zaghi, Nota sul generale La Hoz, in Rass. stor. del Risorg., XXII (1935), I, p. 88; G. Fabiani, Il dominio francese in Ascoli nel 1798-99. Il card. Archetti e il capomassa Sciabolone, in Studia picena, XXIX(1961), pp. 20-30, 35 s.; V. da Corinaldo, L. Dasti romanziere e patriota, ibid., XXXII (1964), p. 5; G. Bartocci, L'insorgenza ascolana antifrancese del 1809 e la generosa fine di G. Costantini figlio di "Sciabolone", in Atti e mem. della Deput. di storia patria per le Marche, s. 8, V (1966-67), p. 9; G. Fabiani, Ascoli nello Ottocento, Ascoli Piceno 1967, p. 49; A. Adversi-D. Cecchi-L. Paci, Storia di Macerata, I, Macerata 1971, p. 345; A. Polidori, Storia di Ripatransone, Fermo 1974, pp. 171, 173; C. Verducci, Insorgenza antifrancese nelle Marche meridionali, in Annali Cervi, II (1980), pp. 298 s.; Diz. del Risorg. naz., ad vocem; Encicl. Ital., XI, p. 600.