COSATTINI (Cossatini), Giuseppe (Giovanni Giuseppe)
Nacque a Udine, nella contrada di S. Cristoforo, il 18 febbr. 1625. Pittore, nel 1654 risulta canonico di Aquileia; in tale veste egli si recò nel 1668 a Vienna, dove ebbe modo di rivelare anche le sue doti pittoriche: invitato presso la corte imperiale - nel 1672 venne nominato cappellano d'onore dell'imperatrice -, riuscì ad acquisire la nomina a pittore di camera e a commensale di corte (1676). Fratturatosi una gamba cadendo da un'impalcatura, rientrò a Udine, portando con sé una medaglia d'oro con l'effigie dell'imperatrice Eleonora Maddalena e una collana d'oro, dono della stessa.
Il C. morì a Udine il 16 maggio 1699 e fu sepolto nella chiesa di S. Pietro Martire.
Manca qualsiasi notizia in merito all'apprendistato e agli eventuali maestri del C., come pure, allo stato attuale delle nostre conoscenze, nulla è rimasto della feconda e fortunata parentesi austriaca: il che rende seriamente limitato ogni giudizio critico. Si aggiunga la monotonia iconografica e concettuale delle opere note, spesso riprese dai formulari altrui, e apparirà chiara l'impossibilità della restituzione cronologica dell'itinerario figurativo dei Cosattini.
Una delle due uniche opere situabili con certezza nel tempo è la pala della chiesa della Carità di Udine (già nella vecchia cappella dell'ospedale) con la Sacra Famiglia coi SS. Pietro, Giovanni Battista e Ildefonso, su cui, stando al Di Maniago (1819, p. 176), si poteva leggere la data 1659. In essa è palese l'ammirazione per gli esempi del Padovanino e, in misura minore, di Palma il Giovane, interpretati in chiave accademica, senza foga personale. Ciò induce a ipotizzare un suo breve alunnato presso il Varotari, o una formazione autodidattica sulle opere dei due pittori esistenti in Friuli.
La fedeltà al messaggio dei Padovanino è ribadita dalle sette tele che ornano l'aula magna del collegio Uccellis di Udine, a lui attribuite sulla base di un esame linguistico: Sacra Famiglia; Consegna delle chiavi a s. Pietro; Cristo e l'adultera; S. Maria Maddalena, s. Chiara e una santa martire; S. Lorenzo, S. Valentino e s. Stefano; S. Osvaldo con i ss. Isidoro e Liberale (datata 1668); S. Carlo Borromeo con s. Gregorio e s. Urbano. Questo ciclo, eseguito alla vigilia della partenza per Vienna, rivela gli stilemi tipici del Varotari, dalle lumeggiature seriche delle vesti, di estrazione tiziariesca, al manierismo ciassicista.
Le varie opere che vengono attribuite al C., su basi documentarie o stilistiche, nulla aggiungono a quanto si è detto, salvo un'apertura verso l'area culturale bolognese: la pala con la Madonna col Bambino, s. Ignazio e s. Bernardino della chiesa delle Zitelle di Udine, ancora padovaninesca, è greve e pletorica; la Madonna col Bambino che appare a s. Filippo Neri del Museo civico di Udine, già nella chiesa di S. Maria Maddalena dei filippini, sembra debitrice, oltre che degli insegnamenti dei Varotari, di quelli del Reni (il De Rinaldis, 1798, afferma che il dipinto venne "lodato" dal Tiepolo, in occasione del suo soggiorno udinese del 1759); l'iconografia della tela d'analogo soggetto del duomo di Udine (modelletto nella coll. L. e V. Rossitti di Udine) è ripresa, senza alcuna variazione, da un'opera dei Reni; un terzo quadro con lo stesso soggetto si trova nella chiesa del cimitero di Udine e deriva da un prototipo del Renieri. Altre tele, della medesima estrazione, si conservano ad Aquileia, Palmanova, Bressa, Pozzuolo, ecc.
Molte sono le opere scomparse, elencate in particolare dal De Rinaldis (1798) e dal De Rubeis (cfr. Corgnali, 1937-38), tra cui si ricordano: la pala della chiesa di S. Lucia di Udine con S. Giuseppe con Gesù Bambino e i ss. Francesco e Antonio abate (nel campanello di quest'ultimo si leggeva il nome dell'autore); un quadro con La Vergine, il Bambino e vari ritratti di patrizi nel castello di Udine; i Ritratti dei patriarchi Torriani e del beato Bertrando nel duomo della stessa Udine. Se la produzione di carattere sacro rivela il dilettante più che il maestro - come sottolinea acutamente il Lanzi - è opinabile che il C. abbia trovato lo sbocco congeniale nel genere ritrattistico: basti pensare che, in un suo diploma, l'imperatrice Eleonora Maddalena ricorda "la soddisfazione che abbiamo dell'opere ch'egli per lo spazio di tre anni ha prestato nel nostro servizio a delineare, e dipingere vari quadri, e ritratti, che hanno comprovata abbastanza la sua esperienza, ed eccellenza nell'arte" (Di Maniago, 1819, p. 266).
Purtroppo, non solo manca qualsiasi testimonianza pittorica riferibile al soggiorno viennese dei C., ma anche un quadro pilota, nel campo ritrattistico, che possa costituire la piattaforma per il recupero di altre opere analoghe, perfezionando la valutazione critica.
Il C. ha comunque avuto incidenza nell'ambito dell'arte in Friuli come tramite di cultura, avendo svolto una funzione mediatrice dell'eredità dei Padovanino, che interesserà e nutrirà particolarmente il giovane Carneo.
Va infine notato che il C. dovrebbe identificarsi col Gio. Battista Cosatino che nel 1661 disegnò la Pianta prospettica della Città di Udine, in collaborazione con Gazoldi. Secondo il Nagler, avrebbe inoltre fornito i disegni per le incisioni di Lotto Lotti raffiguranti la Liberazione di Vienna.
Fonti e Bibl.: G. De Rinaldis, Della Pitt. friulana, Udine 1798, pp. 92 s.; L. Lanzi, Storia pittor. della Italia [1808], a cura di M. Capucci, II, Firenze 1970, p. 170; F. Di Maniago, Storia delle belle arti friulane, Udine 1819, pp. 96, 176, 266; Id., Guida di Udine e di Cividale, San Vito 1839, pp. 37, 51, ss; F. Zanotto, Storia della pittura veneziana, Venezia 1837, p. 376; G. K. Nagler, Die Monogrammisten, München 1860, II, p. 991; G. B. Cavalcaselle, La Pittura friulana del Rinascimento [1876], a cura di G. Bergamini, Vicenza 1973, ad Indicem;F. Di Manzano, Cenni biogr. d. letter. ed artisti friulani, Udine 1887, p. 70; L. Planiscig, Lessico degli artisti fflulani, in Forum Iulii, III (1912), p. 159; G. B. Corgnali, il pittore G. B. De Rubeis e il suo catalogo di pregevoli quadri udinesi, in Udine. 1937-38, nn. 1-4, 6; C. Someda de Marco, Cinque secoli di Pittura friulana (catal.), Udine 1948, p. 102; A. Rizzi, Pittura veneta del Seicento in Friuli (catal.), Udine 1968, n. 27; Id., Storia dell'arte in Friuli: il Seicento, Udine 1969, p. 59; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VII, p. 501.