CONZIO, Giuseppe
Nacque probabilmente negli ultimi decenni del sec. XVI a Chieri (Torino), dove suo padre Gerson, morto nel febbraio 1615, era rabbino.
Le condizioni degli ebrei negli Stati retti dalla dinastia dei Savoia erano, in quel periodo, migliori che in altre parti della penisola: Carlo Emanuele I, infatti, riconfermando le disposizioni dei suoi predecessori, garantiva loro la facoltà di avere propri luoghi di sepoltura, di fare prestiti anche sopra beni stabili, dì costruire nuove sinagoghe, di laurearsi in medicina previa licenza del vescovo di Torino, di disporre di stabili e vi aggiungeva anche la possibilità di scegliersi un rabbino come arbitro delle proprie dispute. Per quanto riguarda l'attività tipografica, un decreto del 1572 aveva sancito, su richiesta di Vitale di Sacerdoti (probabilmente l'ebreo Hayyim Colien), che gli israeliti potessero stampare nelle proprie case e tenere ogni sorta di libri in ebraico, eccetto quelli proibiti dall'Indice diPio IV.
Il C. pertanto, dopo aver soggiornato per un certo periodo in Asti, dove pubblicò alcune poesie in italiano nell'officina tipografica di Virgilio e Francesco Zangrandi (IlCanto di Judit, 1614, e Cinque enigmi con la conveniente esposizione, 1617), ottenuta la licenza di stampare da Carlo Emanuele I, introdusse l'attività tipografica in Chieri e unì per tutta la vita il mestiere di scrittore e poeta con quello di stampatore delle proprie opere. Con l'ausilio del giovanissimo figlio Abramo, che figurò come titolare dell'impresa, pubblicò a Chieri e ad Asti una serie di operette in ebraico, generalmente commenti a libri del Vecchio Testamento che recano dei versi in appendice, e precisamente: Ot le-Tobah (Segno del bene), ventidue sentenze suargomenti talmudici con un inno per la lettura dei vari paragrafi del Pentateuco, dal titolo Shir lesiman ha-Parashiyyot (Chieri 1627); Shirini bi-Leshon Hidah Mehubbarim, serie di indovinelli con le relative soluzioni (ibid. 1627); Maagal tov (Buon sentiero), diciassette sentenze del Talmud (ibid., 1627-28); il commentario allegorico Divré Ester, unito con Zeh ha-Shulhan (Questo è il tavolo, ibid. 1628); Mekom Binah (Il luogo dell'intelligenza, ibid. 1630), commentario ad alcuni passi dei Proverbi. In ebraico pubblicò le opere poetiche Shir Yehudit (Canto di judit, Asti 1628) in ottantotto ottave e Mar'eh Hayyim (Loaspetto della vita, Chieri 1629). In genere sono piccole edizioni di poche pagine, il cui aspetto, carta, caratteri e inchiostro, testimonia il grado di decadenza dell'indústria tipografica nell'Italia dei Seicento.
Ma forse la sua opera, poetica più importante rimase inedita. Si tratta di un canto funebre in novanta terzine ebraicorabbiniche sulle sofferenze patite dalla comunità israelitica di Chieri tra la fine del 1630 e l'inizio del 1631 a causa di una grave pestilenza, che infuriò in Piemonte e in modo particolare nella città di Chieri, tanto che ancora due secoli dopo vi si celebrava la festa della Beatissima Vergine delle Grazie, istituita per pubblico voto in occasione di quella tremenda calamità. Nel canto, dal titolo Zochèr Hannesciamoth (Ricordatore delle anime), che il Vallauri cita invece nella sua Storia della poesia in Piemonte con un lungo ti tolo italiano: Sulla mortalità dell'Israeliti patita in Chieri nel gran contagio pressoché generale negli anni 1630, 1631, venivano ricordati i nomi degli ebrei uccisi dal morbo, dalla prima vittima, una certa Rosa, moglie di Marrachen Verona, fino al ventenne Abramo, figlio del C., morto nell'aprile 1631, del quale il padre esaltava l'abilità come tipografo.
L'opera si conservava in un manoscritto del quale dà notizia G. B. Gioachino Montù nelle sue Memorie storiche del gran contagio in Piemonte negli anni 1630 e 31, affermando di averlo trascritto da una copia di casa Segré in Vercelli, che era stata ottenuta per interessamento di un certo Sansone Levi. Parimenti inedito rimase un trattato di logica in ebraico, conservato in un codice Almanzi di 92 cc. autografo, datato 1605, ora nella British Library (Add. mss. 27, 109). Bisogna inoltre ricordare l'epitaffio in versi ebraici scritto dal C. per la morte del padre Gerson e inciso sulla lapide della tomba di quest'ultimo. Il Vernazza ne riporta una traduzione italiana nel suo Dizionario dei tipografi.
Non abbiamo notizie intorno alla data della morte dei Conzio. Si ta solo che continuò a operare almeno fino al 1633, data di una ristampa del suo commentario a Ester.
Fonti e Bibl.: G. B. De Rossi, Diz. storico degli autori ebrei e delle loro opere, I, Parma 1802, p. 95; Id., Libri stampati di letter. sacra ebraica ed orientale della biblioteca del dottore G. Bernardo De Rossi, Parma 1812, pp. 40, 59; G. B. G. Montù, Mem. stor. del gran contagio in Piemonte negli anni 1630 e 31 e specialm. dei medesimo in Chieri e ne' suoi dintorni, Torino 1830, pp. 54 ss.; T. Vallauri, Storia della poesia in Piemonte, I, Torino 1841, p. 458; Hebräische Bibliographie, Berlin 1858-1882, XVII, p. 14; XX, pp. 129 s.; XXI, p. 74; G. Vernazza, Diz. dei tipografi e dei principali correttori e intagliatori che operarono negli Stati sardi di terraferma e più specialmente in Piemonte sino all'anno 1821. Torino 1859, pp. 138, 227-230; Catal. of the Hebrew books in the Library of the British Museum, London 1867, p. 343; A. Brofferio, Cenni storici intorno all'arte tipografica e suoi progressi in Piemonte dall'invenzione della stampa sino al 1835, Milano 1876, pp. 17 s.; Descriptive list of the Hebrew and Samaritan mss. in the British Museum, London 1893, p. 66; The Jewish Encyclopedia, NewYork-London 1901-1906, IV, p. 203; D. W. Amram, The Makers of Hobrew books in Italy, Philadelphia 1909, pp. 392-395; M. Steinschneider, Catalogus librorum Hebraeorum in Bibliotheca Bodleiana, II, Berlin 1931, pp. 1453 s.; S. Olivetti, La comunità israelitica di Chieri, in La Rass. mensile di Israel, XXIV (1958), pp. 317 ss.; Id., Uno stampatore e poeta ebreo: G. C., ibid., XXV (1959), pp. 23 ss.; D. Colombo, Ilghetto di Chieri, ibid., XXVII (1961), pp. 63-66; Mostra dell'antico libro piemontese (catal.), a cura dì M. Bersano Begey, Torino 1961, p. 68; N . Pavoncello, La tipografia ebraica in Italia, in Israel, 6 giugno 1963.