CONTIN (C. di Castelseprio), Giuseppe
Figlio di Francesco e di Eleonora Förster, nacque a Venezia il 1° genn. 1835. Avviato allo studio del pianoforte e della teoria dalla madre, che gli impartì una completa educazione musicale, studiò il violino dapprima con il padre e poi con C. Trombini. Precocissimo, si produsse in pubblico all'età di dieci anni in duo con G. Bottesini e iniziò contemporaneamente gli studi di composizione. Il suo vero debutto ebbe luogo nel 1852 nelle Sale Apollinee del teatro La Fenice, ove presentò le Variazioni su tema originale, che impressionarono favorevolmente la critica. Il 20 marzo 1855 fu nominato socio onorario della Società Apollinea di Venezia; ebbe inizio da questo momento una intensa attività creativa che lo fece apprezzare dalla critica.
L'autorevole F. Filippi, a proposito del suo terzo Concerto in si maggiore, eseguito il 30 marzo 1855 dall'orchestra del teatro La Fenice, così si espresse: "... Il Sig. Contin poté ispirarsi di buon'ora sulle opere dei sommi classici ed acquistare quel buon gusto che traspira dalle sue belle composizioni. Egli seppe cogliere il giusto mezzo che in arte è tanto difficile: accoppiare cioè la dignità. dello stile all'eleganza delle forme e alla bellezza pura del canto ... Il suo terzo concerto è un pezzo scritto secondo tutte le regole che esige una tale composizione, ammirabile per la condotta, per la soavità della melodia, sviluppata con sommo effetto nell'adagio" (cit. in M. Rossati, Una famiglia veneziana nell'800, pp. 62 s.).
Il 10 aprile dello stesso anno il C. partì per Trieste ove presentò sue composizioni per violino e orchestra al pubblico del teatro Grande, riscuotendo calorosi consensi degli spettatori e della critica.
In questa occasione il critico dell'Osservatore triestino preconizzò al C. un luminoso avvenire artistico in termini più che entusiastici: "... Vedere un giovanetto ... sapere che da sé solo e per la sola scintilla d'un genio straordinario si fece valere compositore e suonatore di primissimo rango ... udire con quale purezza egli esprimi [sic!] ogni passo, con quale sicurezza d'intonazione egli eseguisca le estreme difficoltà, come maneggi l'archetto, non può destare che grande meraviglia in chi ha il piacere di udirlo. Se egli continuerà per poco ancora a coltivare quel difficile istrumento, Venezia potrà dire di aver dato un secondo Paganini all'Europa" (cit. in M. Rossati, p. 63).
Interrotti temporaneamente gli studi musicali. per completare quelli giuridici voluti dal padre, nel 1857 il C. si laureò in diritto all'università di Padova. ma nello stesso anno si recò a Vienna, rimanendovi fino al 1859, per completarvi la sua formazione musicale con J. Mayseder per il violino e K. Eckert per l'armonia e la composizione. Passò poi a Parigi, dove venne a contatto con le personalità più in vista del mondo musicale francese, tra cui Rossini, che lo accolse nella sua casa e apprezzò il suo talento di esecutore e le sue composizioni, eseguite durante le serate musicali che settimanalmente si tenevano nel salotto parigino del compositore pesarese.
In una sua lettera del 5 marzo 1863 Rossini scriveva all'amico G. B. Perrucchini: "Ieri sera in una delle mie settimanali serate si è prodotto con brillante successo il tuo Contin, successo ben meritato per le sue eleganti composizioni e per il talento di distinto virtuoso. Ti scrivo ciò pensando che ti sarà caro sapere che il tuo amico è qui apprezzato e festeggiato. Cosa oltremodo lusinghiera per lui essendo Parigi, come tu sai, il paese dei violinisti" (in Rossati, pp. 37 s.) e ancora in un'altra lettera del 29 aprile sempre al Perrucchini: "... Il carissimo Contin mi abbandona: egli fece la mia delizia nel troppo breve di lui soggiorno a Parigi ... questo eletto di Apollo si è fatto molto onore fra noi quale compositore e virtuoso. Consiglialo a ritornare in questa capitale ove la vita intellettuale è all'ordine del giorno ..." (ibid., p. 38).
Frattanto l'attività creativa del C. proseguiva senza soste: sue composizioni carneristiche, vocali e strumentali venivano pubblicate, oltre che da Ricordi e Lucca di Milano, Prosperini di Padova, da Richault e Chanot di Parigi, riscuotendo consensi di pubblico e di critica. Tuttavia gran parte delle composizioni di questi anni, tra cui almeno i primi dei sette concerti per violino e orchestra, sebbene in parte eseguiti a Venezia, rimasero manoscritte.
Ritornato a Venezia, il C. riprese la carriera concertistica, ma si dedicò soprattutto allo sviluppo delle attività musicali della. sua città e andò maturando l'idea di dar vita a una istituzione musicale che potesse garantire a Venezia una organizzazione didattica degna della sua tradizione. Sostenuto dall'appoggio del pianista U. Errea. del violinista C. Trombini e del banchiere Köppel, il 19 apr. 1877 inaugurò il liceo e Società musicale Benedetto Marcello (oggi conservatorio di Stato), di cui fu nominato primo presidente, rimanendo in carica fino al 1887. Frattanto la sua instancabilità e il prestigio raggiunto avevano contribuito a fare di lui una delle personalità più autorevoli della vita musicale veneziana: dal 1871 al 1874 fu direttore degli spettacoli al teatro La Fenice e collaborò tra l'altro attivamente alla preparazione della prima rappresentazione italiana del Rienzi di R. Wagner (15 marzo 1874. trad. ital. di A. Boito). Nel 1880 fu nominato socio onorario dell'Accademia di S. Cecilia e della Società Apollinea di Venezia. Riportò poi grandi consensi con l'Inno al genio dei popoli, una cantata per coro e orchestra su testo di P. Orefice che, eseguito per la prima volta nel settembre 1881 all'istituto Benedetto Marcello in occasione dei terzo Congresso internazionale geografico, fu poi replicato con pari successo al teatro La Fenice alla presenza di re Umberto I, il quale nominò il C. cavaliere dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzarq e gli fece dono di un anello. Presidente dei teatro La Fenice, il C. incrementò l'attività del Benedetto Marcello, destando l'interesse della regina Margherita di Savoia, che, durante una sua visita all'istituto veneziano, accompagnò più volte al pianoforte il C. e fu a sua volta da lui accompagnata nell'esecuzione di romanze e arie da camera.
In questi anni, quando orinai la sua fama di compositore e di interprete aveva raggiunto i più alti vertici di popolarità, il C. entrò in rapporti di grande familiarità con Wagner, che espresse in varie occasioni ammirazione per il suo talento. Il 24 dic. 1882 Wagner volle festeggiare il compleanno della moglie Cosima con un concerto in cui, con la partecipazione di un'orchestra formata dagli insegnanti e dagli allievi del Benedetto Marcello, diresse la sua giovanile Sinfonia in do maggiore e una Ouverture del C. alla presenza di Liszt e di pochi intimi. Al termine del concerto, che fu l'ultimo di Wagner, questi fece dono del leggio e della bacchetta al C. che a sua volta li donò al Benedetto Marcello.
Tra il 1881 e il 1883 il C. frequentò assiduamente la casa di Wagner a palazzo Vendramin Calergi, ove più volte suonò accompagnato da Liszt al pianoforte; alla morte dei grande compositore tedesco fu tra i pochi intimi ammessi ad accompagname le spoglie alla stazione di S. Lucia, ove pronunciò il discorso di addio. Nel 1884 fu prescelto a far pane della giuria per l'Esposizione mu!icale di Milano, insieme con F. Faccio, A. Boito, G. Ricordi e ad altri celebri esponenti del mondo musicale italiano.
Nel 1887, dopo aver lasciato la presidenza del Benedetto Marcello, abbandonò Venezia e si trasferì a Londra, ove, dopo essere stato primo violino al Drury Lane e al Covent Garden, partecipò ad una toumée diretta da Freemann Thomass. Mancano da questo momento altre notizie sulla sua attività, che probabilmente si svolse in forma privata nell'ambito del mondo aristocratico inglese. Morì improvvisamente a Londra il 29 dic. 1889.
Solista straordinario, dotato d'una tecnica eccezionale, il C. univa i doni d'una musicalità non comune a un'arcata poderosa ed elegante, una intonazione perfetta e una sensibilità che facevano di lui un interprete singolare che avrebbe potuto gareggiare con i migliori concertisti del suo tempo se la posizione sociale, legata alla sua nascita e alle agiate condizioni familiarì, gli avesse consentito di dedicarsi completamente alla musica. Considerato un dilettante, fu in realtà artista di tutto rispetto e nella sua attività sia d'interprete sia di compositore rivelò doti di grande professionalità; la serietà e l'impegno con cui affrontò il repertorio sia classico sia romantico, in cui diede la misura della profondità della sua severa formazione artistica e di un particolare innato gusto stilistico, gli consentirono di esprimersi senza indulgere a complicate astruserie virtuosistiche né di abbandonarsi all'imperante enfasi drammatica di derivazione operistica.
Contenuta entro i canoni d'uno stile tradizionale ma non convenzionale, la produzione del C., in prevalenza cameristica, ha rivelato (grazie anche a recenti esecuzioni di carattere commemorativo) di tenersì al passo con la produzione contemporanea, contribuendo, pur entro i limiti d'una creatività cosiddetta minore, ad arricchire il repertorio strumentale italiano del sec. XIX rappresentato da una vasta produzione di autori maggiori e minon in gran parte sconosciuta d ignorata e che la più recente musicologia va gradualmente riscoprendo, ampliando così il panorama d'un particolare momento storico della musica italiana.
La vasta produzione del C., conservata prevalentemente in manoscritto, in parte perduta nel trasferimento da Venezia a Londra, ma per lo più andata distrutta durante i bombardamenti di Milano nell'agosto 1943, comprendeva concerti per violino e orchestra (di cui solo tre completi in manoscritto), trii, quartetti, quintetti, pezzi per violino e pianoforte, arpa, organo, oltre a due opere teatrali, Piquilla ed Egesippo, mai rappresentate, di cui egli eredi Ferria Contin conservano, insieme a vari manoscritti, la riduzione per canto e pianoforte. Un suo quartetto in sol minore, il cui manoscritto è stato ritrovato dagli eredi e che si presume composto tra il 1863 e il 1875, è stato eseguito dal Quartetto di Milano il 27 giugno 1960 al Benedetto Marcello insieme a liriche per canto e pianoforte e pezzi per violino. In tale occasione M. Messinis, sottolineandone "la ispirazione elevata, la solidità della costruzione, la perfetta tecnica quartettistica", osservò che "una simile produzione per la musica da camera fu un caso estremamente isolato nella cultura italiana del secondo Ottocento che subì la dittatura dei melodramma e che trascurò la produzione meramente strumentale. La natura della sua ispirazione è schiettamente italiana e le sue melodie sono spesso vocalistiche così come lo erano in Paganini. Il melodramma da Rossini a Verdì ha lasciato una traccia nell'opera del Nostro. Se da una parte, quindi, Contin fu contemporaneo anche spiritualmente dei grandi operisti italiani dell'Ottocento, non per questo gli mancò (come è evidente nel suo 1° Quartetto) il senso della costruzione, delle coerenti membrature architettoniche che egli ereditò in parte da Beethoven... Un'altra componente fondamentale del mondo creativo di Contin è il legame con la tradizione violinistica italiana da Viotti a Paganini, che egli dovette sentire anche per le sue eccezionali possibilità di solista" (M. Messinis, Commemorazione di G. C. di Castelseprio tenuta al Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia il 10 giugno 1960).
Tra le sue composizioni pubblicate, per lo più senza indicazione di data, presso l'editore Ricordi (Milano) si ricordano: Romanza per violino e pianoforte o arpa; Morceau de salon pour violon avec accornpagnement de Piano (1853); Introduzione et variation pour violon avec accompagnement d'orchestre ou de piano (1854); Romanza senza parole per violino e pianoforte; Impromptu, pour violon avec accompagnement de piano (1859); Ha le sue stelle il cielo, canzone per voce e pianoforte, Strattie vie la notte imbruna, per voce e pianoforte (1877); presso l'editore F. Lucca (Milano): Un souvenir per violino e pianoforte, Adagio. Etude de concert pour violon avec accomp. de piano (1877), dedicato a H. Vieuxtemps; Improvviso. Capriccio per violino e pianoforte, in collab. con U. Errera. Presso Prosperini di Padova: Il risorgimento della Venezia. Marcia per le bande nazionali; Ilbersagliere. Polka per pianoforte a 4 mani; inoltre presso Richault di Parigi: L'Idéa et l'Inquétude, deux morceaux de salon pour violon avec piatto; L'Isolement, Nocturne pour violon avec piano (1862); infine, ancora a Parigi, presso Chanot: Guidez-moi!, Chant réligieux variè pour violon avec accompagnement de piano ou violoncelle; Mélodie en Ut; Chanson vinitienne; Nothing (Un petit rien), Romance pour piano et chant.
Tra le composizioni inedite, conservate, in parte, dagli credi: oltre alle opere teatrali Egesippo in tre atti e Piquilla in due atti, di cui sì conservano soltanto le riduzioni per canto e pianoforte, per orchestra: Terzo concerto in si maggiore per violino e orchestra op. 11, dedicato a G. Rossini (1854); Grande fantasia, op. 9 (1854); Quinto concerto in re maggiore; Settimo concerto in la maggiore, op. 17 (Vienna 1857); Capriccio (1882); Agitato (1883). Musica da camera: Deux morceaux de salon pour violon avec accompagnement de Piano, op. 4 (1852); Variation brillante pour violon principal avec accompagnement de piano (1852); Andante maestoso, per pianoforte e violino, op. 2 (1852); Fantasie pour violon principal avec accompagnement de piano ou de quintuor. Dediè a son Père (1852); Deux morceaux de salon pour violon avec accompagnement de Piano, op. 6 nn. 1 e 2 (1853); Quartetto per due violini, viola e violoncello; L'Absence, trio per violino, viola e violoncello; Introduction et variations pour violon avec accompagnement de piano ou d'orchestre, op. 8; Fantasia in re maggiore, per violino e pianoforte (1855); Réverie. Morceau de salon pour violon et piano, op. 14 (1856); Romance en fa mineur pour violon et Piano, op. 17; Trois romances sans paroles pour violon avec accompagnement de piano, op. 15; Etude pour piano et violon (Adagio); Etude pour piano et violon (Sostenuto); Le depart. Morceau de salon pour violon avec accompagnement de piano. Dedié a Teresina tua; Lento per violoncello, organo e pianoforte; Barcarola, per violino e pianoforte (1880). Per voce e pianoforte: Canzonetta (1849); Le détachement (1865); L'aspiration (1865); L'étoile (1865); Onda placida e pietosa. Barcarola (1865); La luna, n. 1 "Oh, come bella sorgi" (1865); La lutta, n. 2 "Luna che in mezzo agli astri!" (1865); Sarts nom (1869); Amore, Amore (1882); Ilpianto amoroso, romanza con violoncello obbligato e pianoforte; Utte heure; Che fai solinga lagrima; Souvenir; Pourquoi? Il Povero; Quando tramonta il sole. Per pianoforte: Prélude impromtu; Souvenir de la Traviata (1861): Quantunque, Polca; Tempo di polacca; Marcia furtebre. Musica religiosa: Canzonetta alla Madonna per due voci; Lode a Maria, per organo, tenori e bassi; Tantunt ergo; Tantum ergo (per la chiesa di Zeminiana).
Fonti e Bibl.: Critiche in Gazzetta di Venezia, 2 giugno 1852; L'Adriatico, 1° giugno 1852; Gazzetta musicale di Milano, 8 aprile 1855, n. 14, (firmato F. Filippi) e 25 luglio 1858, n. 30; La Perseveranza, Milano, 15 ott. 1877; L'Italia di Milano, 13 giugno 1960 (W. Sandelewski); La Nazione, 28 luglio 1960; G. Masutto, I maestri ital. del sec. XIX, Venezia 1884, p. 50; M. Rossati, Una famiglia venez. dell'800, Roma 1940, passim; Accademia musicale chigiana. I grandi anniversari del 1960, Siena, 24-31 luglio1960; E. Newman, The Life of R. Wagner, IV, 1886-83, Cambridge 1973, p. 707; La Musica, Diz., I, p. 432; Enc. della Musica Rizzoli Ricordi, I, p. 526; Die Musik in Gesch. und Gegenwart, XV, coll. 1570 s.