COMINO, Giuseppe
Nacque a Cittadella (Padova) verso la fine del sec. XVII.
Fece le sue prime esperienze come apprendista nell'officina dello stampatore padovano Giambattista Conzatti, con il quale intrattenne rapporti professionali per lungo tempo, tanto da usare la sua marca tipografica in alcune delle prime edizioni che stampò per proprio conto. Nel 1717 ebbe l'incarico di dirigere la tipografia che i fratelli Gaetano e Giannantonio Volpi avevano fondato nella loro casa di Padova. Il sodalizio da essi creato diede vita all'impresa editoriale-tipografica che andò sotto il nome di Volpi-Cominiana.
I Volpi, uomini di grande cultura e in contatto con molti degli intellettuali del loro tempo, furono instancabili raccoglitori di libri sull'esempio dei vari Magliabechi, Zeno, Trivulzio ecc., come testimonia il catalogo della loro Libreria. Il successo dell'officina tipografica si fondò sulla preparazione e serietà scientifica nella scelta dei testi di Giannantonio, che fu professore di filosofia e poi di lettere greche e latine nello Studio padovano ed esponente della scuola filologica di quell'università insieme al Forcellini e al Facciolati, e sul rigore di Gaetano, erudito bibliofilo, nella correzione delle bozze. Ma anche l'alto grado di professionalità del C. e la sua sensibilità estetica contribuirono a fare della Volpi-Cominiana una delle imprese tipografiche più famose in Italia nel primo Settecento. Gli stessi Volpi testimoniarono pubblicamente la fiducia e la stima che nutrivano nei suoi confronti: nell'introduzione agli Opera omnia di Andrea Navagero (1718), prima opera intorno alla quale lavorò il C., si legge: "Typographiarn domi nostrae instituimus, eique hominem diligentem praefecimus, ad egregios in omni disciplinarum genere libros edendos" (p. 1).
Per conto dei Volpi il C. stampò oltre duecento edizioni in un quarantennio (1717-1756), con punte massime di undici edizioni nel '27, '28 e '43 e con pause nel '29, '45, '46 e '53. L'officina si avvalse della collaborazione di Anton Federico Seghezzi (1706-1746) e dell'abate Pier Antonio Serassi (1721-1791) per la parte letteraria, di quella dei proto Giovanni Baldano, che stampò personalmente alcune opere, e di due tedeschi: Lorenzo, abile legatore, e Matteo. Nel catalogo delle edizioni cominiane prevalgono i classici latini e italiani (Lucrezio, Plauto, Catullo, Virgilio, Sallustio, Properzio, Dante, Petrarca, Boccaccio, Tasso), ma non mancano le opere di argomento scientifico, come quelle del Poleni e del Morgagni, di antiquaria e di erudizione, in gran voga in quegli anni. Tutte comunque sono di altissimo livello per la correttezza dei testi, dovuta alla scrupolosità dei Volpi e del C. nella cura dell'ortografia, e si meritarono gli elogi di contemporanei e posteri. Il Giornale de' letterati di Venezia recensì favorevolmente molte delle edizioni uscite dai torchi del C. sottolineandone sia i pregi scientifici che quelli strettamente tipografici. Citazioni favorevoli non mancarono nelle Novelle letterarie di Firenze e negli Acta eruditorum di Lipsia. La Crusca, dal canto suo, lodò l'edizione cominiana dell'Arcadia del Sannazaro (1723), ritenendola superiore a quella napoletana di Tommaso Maria Alfani, stampata dal Mosca con la falsa data di Padova. Unica voce discorde fu quella di Giusto Fontanini che criticò, in polemica con Apostolo Zeno, le cominiane Fabulae del Faerno (1718) e l'edizione dell'Aminta del Tasso (1722). Ma la buona fama della Volpi-Cominiana rimase integra anche nei decenni successivi. Nel 1817 uno dei tanti cataloghi di collezioni cominiane che si stamparono anche dopo la fine dell'attività dell'azienda testimonia la caccia che eruditi e bibliofili davano ancora ai libri usciti dai torchi del C. e il vanto menato da chi possedeva l'intera raccolta, mentre ancora il Carducci ricordava i pregi delle stampe dei migliori cinquecentisti italiani e latini uscite dalla tipografia padovana.
La prima opera intorno alla quale il C. lavorò in proprio è costituita dai già citati Opera omnia di Andrea Navagero, ma le richieste pressanti di due professori universitari lo costrinsero a dare loro la precedenza. Fu così che prime a vedere la luce furono il De motu aquae mixto del veneziano Giambattista Poleni, salito alla cattedra di astrologia e meteore a 26 anni, e gli Adversaria anatomica altera del medico forlivese Giambattista Morgagni, che insegnò anatomia presso lo Studio. Esse videro la luce nel 1717, pur avendo ottenuto la licenza dei Riformatori dello Studio di Padova qualche mese dopo l'edizione del Navagero, che uscì invece l'anno successivo. Tra le edizioni cominiane meritevoli di menzione ricordiamo: La coltivazione dell'Alamanni e Le Api del Rucellai unite in un solo volume (1718), l'Aminta del Tasso (1722), le Rime del Petrarca (1722) che non venivano più stampate a Padova dal 1472, le Opere volgari del Sannazaro (1723), il Discorso accademico, che non debbono ammettersi le donne allo studio delle scienze e delle belle arti di Giannantonio Volpi, recitato nell'Accademia dei Ricovrati (1723), le Comoediae di Plauto (1725), il Vetus Latium profanum, continuazione dell'opera del Corradini di Giuseppe Rocco Volpi, fratello dei due editori, superba edizione corredata di centocinquanta incisioni raffiguranti monumenti antichi (1726-1745), la Commedia dell'Alighieri (1727), i Carmina di Catullo (1737), la Sifilide del Fracastoro (1738), le Novelle del Boccaccio (1739), la Polinnia di Giannantonio Volpi (1751) che provocò le ire del Poleni a causa della stanza XXXVIII, tanto che l'autore fu costretto a distruggere quasi tutti gli esemplari (se ne salvarono solo tredici, ma numerose furono le contraffazioni), e infine La Libreria de' Volpi e la stamperia cominiana di Gaetano Volpi (1756) che contiene il catalogo cronologico e quello alfabetico delle edizioni cominiane fino al '56 ed è la principale fonte di notizie sulla stamperia. Inoltre l'opera contiene una serie di interessanti Varie avvertenze necessarie e profittevoli a' bibliotecari, e agli amatori de' buoni libri disposte per via d'alfabeto, ricca documentazione sulla stampa, i libri e le biblioteche nel sec. XVIII, recentemente ristampata (Milano 1962).
Il 28 maggio 1732 il C. si vide rifiutare l'immatricolazione nell'Università degli stampatori e dei librari di Venezia, in quanto privo dell'attestato di iscrizione presso la Giustizia Vecchia e del periodo di apprendistato presso uno stampatore veneziano richiesto dalla legislazione della Repubblica veneta. Ma ciò non dovette recare eccessivo danno all'attività della tipografia. I Volpi professarono sempre di non aver avuto scopo di lucro nell'impiantare l'azienda, ma i prezzi delle edizioni cominiane erano alquanto elevati, soprattutto in considerazione delle tirature non alte. Gaetano Volpi ricorda la rarità dell'edizione delle opere volgari del Sannazaro, nonostantele numerose contraffazioni. Della preziosa Libreria furono stampati solo duecento esemplari e nell'introduzione lo stesso Gaetano avvertiva che per la minutezza dei caratteri, per il tempo e la fatica occorsi nella composizione e nella correzione non avrebbe dovuto sorprendere il prezzo, notevolmente superiore a quello delle altre stampe cominiane. Lo stesso C., in una lettera "A chi vorrà leggere", posta in appendice alla citata edizione dell'Aminta, ci informa che i prezzi in lire veneziane indicati nel catalogo allegato all'opera si riferiscono ai libri sciolti e venduti senza legatura nella sua bottega fino a che le copie non cominceranno a scarseggiare, perché ciò comporterà qualche aumento, e che eventuali prezzi inferiori adottati da altri librai non avranno il suo consenso. Tali prezzi - prosegue il C. - saranno giudicati "molto discreti" dagli osservatori non prevenuti, i quali spesso considerano i libri cominiani superiori, almeno per la correttezza, a quelli celebri d'Olanda e d'Inghilterra che costano assai di più. I prezzi erano naturalmente condizionati dal tipo di edizione: diciotto lire veneziane per gli Adversaria anatomica del Morgagni, sei volumi in quarto con trentasei preziose incisioni; dieci lire per gli eleganti Opera omnia del Navagero; quattro lire per le Rime del Petrarca e due per l'Aminta, agili in ottavo simili alle moderne edizioni tascabili. Oltre quella del Conzatti (una colonna sollevata da un argano col motto "Labore et tempore"), il C. usò due marche tipografiche. La prima rappresenta un contadino che scava in profondità tra le rovine: è evidente l'allusione all'intenzione del Volpi di riportare alla luce i testi nella loro versione corretta, ma anche il richiamo alla passione archeologica del Settecento. Il motto è: "Quidquid sub terra est in apricum proferet aetas". La seconda, adottata a partire dal 1741, mostra un aratro che dissoda la terra in primo piano e un altro sullo sfondo, segno di una fatica agreste più accurata (e simbolo di un lavoro tipografico-editoriale più scrupoloso), col motto "Laudato ingentia rura exiguum colito".
Il C. morì a Padova probabilmente nel 1756.
La tipografia fu venduta nel 1758 insieme col fondo del negozio dagli eredi Volpi al figlio del C., Angelo (nato a Padova in data non nota). Questi proseguì l'attività paterna per un "ventennio (1763-1782), usando ancora il nome e la marca del padre e stampando un centinaio di edizioni, alcune con la sottoscrizione "Presso Gio. Ant. Volpi", altre con la nota "Per Conzatti col nome del Comino". Morì verisimilmente a Padova, nel 1814, dopo essere stato distributore di libri presso la Biblioteca universitaria di Padova.
Fonti e Bibl.: Dei numerosi cataloghi pubblicati durante l'attività della Volpi-Cominiana ricorderemo il Doppiocatal. di libri di G. C., Padova 1742; e il Catalogo di libri cominiani ancoravendibili, co' legittimi loro prezzi, Padova 1744. Fonte principale sull'attività del C. rimane G. Volpi, La Libreria de' Volpi e la stamperia cominiana, Padova 1756, che menziona le varie recensioni sul Giornale de' letterati di Venezia, sugli Acta eruditorum di Lipsia e sulle Novelleletterarie di Firenze nonché le polemiche tra gli intellettuali del tempo intorno alle edizioni cominiane. Di essa si servì il benedettino cassinese e bibliotecario dell'Universitaria di Padova F. Federici per compilare gli Annali della tipografiaVolpi-Cominiana colle notizie intorno la vita egli studi de' fratelli Volpi, Padova 1809; e l'Appendice agli annali della tipografia Volpi-Cominiana, Padova 1817, che descrive anche le edizioni posteriori al 1756. Per un quadro generale e una bibliografia più dettagliata cfr.: G. Aliprandi, La stamperia Volpi-Cominiana di Padova, in Libri e stampatori in Padova, Padova 1959, pp. 11-31; e La tipografia Volpi-Cominiana di Padova (1717-1781), in Gutenberg Jahrbuch..., XXXIV (1959), pp. 127-134. Da ricordare anche l'introd. di A. Paredi alla ristampa delle Varie avvertenzenecessarie e profittevoli a' bibliotecari, e agli amatori de' buoni libri disposte per via d'alfabeto, Milano 1962, pp. 7-13.