CIVOLI, Giuseppe
Nacque forse a Bologna nel 1705 c.; disegnatore architettonico, fu scolaro di Ferdinando Galli Bibiena (Zanotti; Crespi) e fu probabilmente sotto la sua protezione che iniziò quei rapporti con l'Accademia Clementina che costituiscono i dati più significativi della sua operosità: nel 1727 (Arfelli) vinse il primo premio per l'architettura e nel 1739 (Zanotti), per l'appunto ai tempi della presidenza del Bibiena, ne divenne accademico. La sua presenza nell'Accademia si fece poi costante, rivestendo egli la carica di direttore per l'architettura, assunta ai tempi della costituzione del premio Fiori (Atti d. Acc. Clem., 1743, cc. 109-114), di cui fu giudice ininterrottamente ("perché meglio di ogni altro era di materiali architettonici provvisto") sino al 1763 (25 maggio) c. 339), anno in cui rinunciò a tale attività per la partecipazione alle prove di suoi allievi. La riprese l'anno successivo (1764, 14 giugno, c. 374) in rapporto al premio Marsigli Aldrovandi. Ancora nell'ambito della sua attività per l'Accademia, si apprende che nel 1749 (18 giugno, c. 146) fu incaricato, insieme con il Bibiena, E. Lelli, A. Torreggiani e G. Orsoni, di esaminare il saggio di C. F. Dotti sul restauro della cupola di S. Pietro di Roma onde darlo alle stampe con il beneplacito dell'Accademia (il saggio fu. pubblicato solo nel 1793 dal figlio del Dotti); che nel 1756 (1º luglio, c. 195) insieme con il Torreggiani, il Dotti e R. Compagnini dovette esaminare il progetto del teatro presentato da Antonio Galli Bibiena, e che nel 1762 (13 gennaio, cc. 305-306) fece parte della commissione che doveva approvare le nuove vetrate della cappella del Rosario in S. Domenico. Tuttavia solo nel 1768 (8 ottobre, c. 93) gli riuscirà, dopo votazioni assai laboriose, di essere eletto principe dell'Accademia per l'anno successivo. Infatti il suo scarso successo può desumersi dal fatto che nel 1757 ottenne una sovvenzione di 50 zecchini prelevata dalla cassa dei poveri.
Morì a Bologna il 26 genn. 1778.
Nel necrologio (Atti d. Acc. Clem., 29 genn. 1778) si ricorda la sua attività quale disegnatore di architettura teatrale e massimamente di quella civile, non essendovi "al suo tempo chi meglio di lui ne sapesse i fondamenti e le erudizioni", attività limitata però alla sola grafica, in quanto "per sua naturale timidezza non seppe e non volle prodursi...". Anche l'Oretti, suo biografo (il quale fornisce la notizia che il C. morì all'età di settantatré anni), lo ricorda disegnatore architettonico e prospettico, dalle copiose e "nobili idee" di fabbriche, delle quali faceva insegnamento ai giovani e che raccolse in un "bel libro" consegnato allo stampatore Petronio dalla Volpe onde fosse dato alle stampe. Se di questo lavoro non è attualmente possibile il recupero, resta tuttavia l'opera Progetto e disegno per l'erezione di una pubblica libreria allo studio pubblico annessa,uniti in questa forma per comodo e soddisfazione di coloro che desiderosi fossero di averne istruzione. Giuseppe Civoli Accad. Clement. del. 1732 Quadri inc., che raccoglie piante e spaccati di un progetto per la biblioteca dell'Istituto delle scienze commissionato al C. da Marcantonio Collina Sbaraglia, che vi accluse il suo programma per il finanziamento dell'opera essendone lui stesso il maggior sostenitore. D'altra parte il C. era considerato tipico esponente dell'Accademia Ciementina, ambiente al quale si opponeva il Dotti che di fatto realizzò l'edificio della biblioteca, essendo già in quegli anni architetto dello stesso Istituto, per giunta avvantaggiato da un'alta perizia tecnica. Tuttavia nell'opera del C. si avverte quanto egli avesse saputo tendere "verso ricerche analogamente solenni, in cui peraltro il ricco ornato è ancora d'impronta tardo-barocca" (Matteucci). Eppure un rapporto tra i due sembra assai probabile: infatti il "degnissimo Signor Giuseppe Civoli sempre disegnò per il detto Francesco Dotti", stando a quanto scrisse R. Compagnini (1777), nel corso di una pesante diatriba pubblica sorta col figlio del Dotti, Giangiacomo, il quale peraltro non smentì quella insinuazione, lasciando adito ad intendere che il Dotti si servisse del C. almeno quale traduttore grafico dei suoi progetti. Del C. parla anche, a detta dell'Oretti, Giacomo Monara nell'Ezio, dramma stampato dal Borghi nel 1742, ma attualmente non rintracciabile.
Fonti e Bibl.: Bologna, Accad. di belle arti, Atti dell'Accad. Clementina. (ms.) ad annos 1740-1778, passim; Ibid., Bibl. com. dell'Archiginnasio, ms. B. 132: M. Oretti, Notizie de' professori del disegno.... c. 79; A. Arfelli, Orazione... detta nell'Ist. delle Scienze per la solenne distribuz. de' premi... dell'Accad. Clementina a dì XIII nov. 1736, Bologna 1737, p. 23; G. P. Zanotti, Storia dell'Accad. Clementina, Bologna 1739, I, p. 78; II, pp. 213, 387; L. Crespi, Vite de' pittori bolognesi, Bologna 1769, p. 88; R. Compagnini, Verità di fatto... a riferimento di un libercolo dato alle stampe da pochi principianti d'architettura..., Faenza 1777, p. 11; A. M. Matteucci, C. F. Dotti e l'archit. bolognese del Settecento, Bologna 1969, ad Indicem.