CHIOSTERGI, Giuseppe
Nato a Senigallia il 31 ag. 1889 da Adolfo, esercente di un panificio, e da Eufrasia Zampettini, frequentò dal 1904 al 1908 l'istituto tecnico di Ancona. Nell'ambiente studentesco veneziano incontrò Elena Fussi (nata a Milano, da famiglia romagnola, il 10 ag. 1891, diplomata in ragioneria a Bari nel 1909, morta a Senigallia l'11 apr. 1966), che divenne la compagna della sua vita. Il C. s'impegnò nella milizia politica repubblicana, prendendo parte a manifestazioni irredentistiche e di opposizione alla guerra libica, per cui fu arrestato a Padova nel dicembre 1911.
S'interessò, in particolare, alla causa dell'Albania, insorta contro il dominio turco: preso posizione a suo favore nel secondo congresso giovanile repubblicano veneto del 1911, si mise in contatto col comitato pro Albania, organizzato in Roma presso il giornale femminile mazziniano Fede nuova di Alina AlbaniTondi. Con lei, Mario Sterle e Lamberto Duranti, partì da Brindisi il 15 agosto di quell'anno, passando per la Grecia; ma il 17 settembre fu di ritorno senza esser riuscito a unirsi agli insorti albanesi. Si recò nuovamente, con la Croce rossa, l'anno successivo in Grecia, quando pure quel paese silatteva contro i Turchi, recando aiuti sanitari.
Rientrato a Venezia nel febbraio 1911 s'impegnò nella campagna elettorale a sostegno di E. Chiesa, candidato repubblicano a Montebelluna (e in altri quattro collegi: riuscì eletto a Massa Carrara), contro il liberale Pietro Bertolini, ministro delle Colonie nel governo Giolitti, e si mobilitò alla testa degli operai tessili in sciopero a Crocetta Trevigiana.
Conseguito il titolo di studio superiore, fu nominato assistente alla cattedra di banco modello a Ca' Foscari, ma nell'ottobre del 1913 egli assunse una supplenza di ragioneria all'istituto tecnico "Paratore" di Palermo. In questa città riorganizzò la sezione del P.R.I. "Rosalino Pilo" e partecipò alla redazione del periodico La Fiaccola repubblicana. Compromessosi nel giugno 1914 con l'organizzazione di scioperi e agitazioni che corrisposero in Sicilia alla settimana rossa delle Marche e della Romagna, fu arrestato e sospeso dall'insegnamento. Ottenuta la libertà provvisoria, fu amnistiato nel 1915. Combattivo anche all'interno del partito, si schierò con tutto un gruppo di giovani di formazione ghisleriana contro la linea, più nazionalistica e incline a compromessi col governo, di S. Barzilai, contribuendo alla sua sconfitta nel congresso di Bologna del 1914. Sulle posizioni di A. Ghisleri fu decisamente anche di fronte allo scoppio della guerra mondiale. Tipico fautore dell'interventismo democratico, che poneva un impeto ideale, con ragioni universali nella guerra, considerandola come drammatico unpegno per la giustizia e pacificazione mondiale, si mise in contatto con la Francia, punto di riferimento nella solidarietà internazionale repubblicana, e varcò il confine, arruolandosi nel settembre 1914 come semplice soldato nella compagnia Mazzini, formatasi a Nizza.
L'iniziale disegno era di far portare questa piccola forza di volontari sull'Adriatico affinché, battendosi contro gli Austriaci, ponesse la premessa per la rivendicazione italiana di Trento e Trieste; ma, non avendolo il governo francese assecondato, egli decise di restare e accorse tra i garibaldini nella zona delle operazioni, agli ordini di Peppino Garibaldi, in un reggimento inquadrato nell'esercito francese.
Dopo un periodo di intensa istruzione militare a Montélimar e a Mailly-le-Camp, partecipò, tra la fine del 1914 e l'inizio del 1915, ai combattimenti nelle foreste delle Argonne, rimanendo gravemente ferito e, il 6 gennaio, fu catturato dai Tedeschi. Dato dapprima per disperso e presumibilmente per morto, fu pianto e commemorato in Italia, tra gli altri da C. Battisti.
Pur essendo curato e operato tre volte in prigionia, corse gravi rischi come volontario italiano, cui i Tedeschi non erano inclini a riconoscere il normale trattamento di prigioniero di guerra. Passò invero momenti critici durante l'interrogatorio in un ospedale di Karlsruhe e la successiva segregazione in cella di rigore, ma l'intervento della Croce rossa, dopo avergli valso il riconoscimento di prigioniero di guerra, migliorò ulteriormente la sua sorte con uno scambio di invalidi e conseguente trasferimento in Svizzera, dove fu tenuto sotto vigilanza. Raggiunto a Martigny nel Vallese dalla fidanzata, venuta da Pisa, dove insegnava, si sposò (ebbe quattro figli).
Nell'ottobre 1916 il C. poté trasferirsi a Ginevra, dove divenne cancelliere della Camera di commercio italiana. Nel 1917, dopo una nuova operazione alla spalla, uscito dallo stato giuridico di prigioniero di guerra, fece un viaggio in Francia, dove fu decorato dal maresciallo Joffre : Terminata la guerra, decise di stabilirsi a Ginevra, dove divenne segretario generale della Camera di commercio italiana, ma nel febbraio 1926 fu privato della carica e del passaporto per il rifiuto di adesione al regime fascista. Superò le. difficoltà economiche, ottenendo incarichi d'insegriamento di letteratura italiana nel collegio "Calvino" di Ginevra e nelle scuole secondarie superiori femminili e di pedagogia all'università ginevrina. Tenace antifascistá e operoso organizzatore, il C. sottrasse consensi al regime tra i connazionali in Svizzera, costituendo e contrapponendogli scuole, leghe, colonie (specialmente quella estiva di Saint-Cerguesles Voirons in Alta Savoia, che accolse figli di antifascisti spagnoli) e facendo staccare dalla sede centrale la sezione ginevrina della Dante Alighieri. In primo piano tra i riorganizzatori del partito reubblicano in esilio, entrò nella commissione esecutiva. promossa con funzioni direttive, nel 1927, dal segretario M. Bergamo.
Favorevole alla formazione della Concentrazione antifascista con i due partiti socialisti, la Confederazione del lavoro e la Lega italiana per i diritti dell'uomo, partecipò intensamente al dibattito interno sorto tra i repubblicani in merito a quest'alleanza, che egli intese come una piattaforma unitaria d'azione, senza fusioni, nel distinto mantenimento dei tradizionali partiti, contro la corrente isolazionistica che avversava la Concentrazione, contro quella favorevole a una più stretta intesa politico-programmatica (di M. Bergamo) e ancora contro quella fusionistica (di F. Schiavetti e F. Volterra) che propugnava, al posto della Concentrazione, la formazione di un unico partito repubblicano-socialista. Il dibattito s'inasprì in seguito all'adesione alla Concentrazione del movimento rosselliano di Giustizia e Libertà, che assunse il compito di curare l'azione clandestina in Italia: al riconoscimento di questo ruolo particolare si opponeva una parte dei repubblicani (come C. Facchinetti e R. Rossetti), che non intendeva fare assorbire dal nuovo gruppo rosselliano la Giovane Italia, una formazione clandestinadel partito, la quale manteneva i collegamenti col paese.
Al congresso di Saint-Louis, in Svizzera, del 1932, la corrente filoconcentrazionistica del C., R. Pacciardi, E. Reale fu messa in minoranza da un accordo tra l'ala sinistra fusionistica e coloro che non accettavano di conferire a Giustizia e Libertà l'esclusivo primato dell'azione clandestina in Italia. Uscito allora il P.R.I. dalla Concentrazione, il C. si adoperò per ricondurvelo, la qual cosa avvenne con la vittoria della sua corrente al congresso di Parigi del 1933; ma allo scioglimento della Concentrazione portarono, poi, in breve, i contrasti sorti, per una serie di ragioni, tra Giustizia e Libertà e il partito socialista: invano il C., cui al congresso di Lione del marzo 1934 era stata affidata la guida del partito, cercò di evitarlo. Egli tenne una linea di neutralità tra le due forze, fronteggiando l'opposizione della minoranga repubblicana, facente capo a F. Schiavetti, che era vicina alle posizioni di Giustizia e Libertà e adottava concetti e termini socialisti, accusando la maggioranza e la direzione di esser rimaste ferme a un intendimento puramente politico della, democrazia e della rivoluzione. In effètti, lo stesso C. professava la peculiare concezione del socialismo mazziniano, ossia un'interpretazione socialista del mazzinianesimo, elaborata da Alfredo Bottai (di cui fu fervente ammiratore), ma questa si differenziava nettamente dal marxismo, da ogni rigido criterio classista, da ogni programma di preminenza statale nell'economia, propugnando un socialismo associazignistico e pluralistico.
Il divario di tale socialismo mazziniano da quello rosselliano non sarebbe stato grande nella sostanza, se non fosse stato alimentato da una certa enfasi verbale dei giellisti, tesa alla concorrenza col socialismo marxista, per assorbire o sostituire il partito socialista, e dalla determinazione repubblicana a conservare l'antico partito risorgimentale con una distinta denominazione e struttura, laddove il movimento di Rosselli tendeva a superare e liquidare i vecchi partiti.
Durante la lotta antifascista in esilio, precisamente nel 1930, il C. aderì alla massoneria, militando in varie logge (Italia nuova, Grande Loge de France, Fidelité et prudence) e pervenendo al più alto grado del rito scozzese. La sua casa di rue Plantamour 20 divenne un centro di smistamento e d'incontro dei profughi, che aumentarono assai nel periodo dell'occupazione tedesca in Italia, quando ospitò, tra gli altri, la famiglia Battisti.
Tornato in patria dopo la liberazione, fu eletto deputato alla Costituente e quindi alla prima legislatura repubblicana nel collegio di Ancona, Pesaro, Macerata, Ascoli Piceno. Dal 13 luglio 1946 al 2 febbr. 1947 fu sottosegretario di Stato al ministero del Commercio con l'estero nel secondo governo De Gasperi, col ministro P. Campilli. Recatosi, nel maggio 1947, ambasciatore straordinario a Praga, concluse il 2 luglio quattro accordi economici col ministro degli Esteri cecoslovacco Jan Masaryk.
All'Assemblea costituente propugnò il cambio della moneta, connettendolo con la legge sull'imposta. Il 5 dic. 1947 intervenne sulla legge per la proibizione ai discendenti dei Savoia di soggiornare nel territorio nazionale, sostenendo l'estensione del divieto alle donne della dinastia.
Intervenne il 9 marzo 1949 (interrogazione sulle agevolazioni alla cooperazione), il 20 ott. 1949 (a favore dei lavoratori emigranti), il 21 nov. 1949 (commemorazione di martiri per: atrocità naziste in Abruzzo), il 30 nov. 1949 (commemorazione di caduti in manifestazioni di lavoratori e richiesta di maggiore vigilanza sui lebbrosi), il 13 dic. 1949 (per l'attuazione degli organismi regionali previsti dalla costituzione), il 10 nov. 1950 (contro una mozione di P. Nenni di opposizione alla collaborazione militare nel Patto atlantico e contro la tesi neutralistica: indicava come unica lontana alternativa alla politica atlantica gli sforzi per giungere alla federazione mondiale), l'11 nov. 1950 (come relatore del disegno di legge sull'esecuzione del protocollo addizionale all'accordo di pagamento tra l'Italia e la Francia del 22 dic. 1946, in seguito allo scambio di note concluso a Parigi il 26 marzo 1949), il 21 dic. 1950 (spiegò il senso, non antigovernativo, di una mozione, firmata dai repubblicani, sulle preoccupazioni suscitate dalla guerra di Corea e intesa a favorire gli sforzi internazionalì per la soluzione del conflitto), il 7 febbr. 1951 (si associò alla commemorazione del sen. Luigi Rocco), il 2 marzo 1951 (si associò alla commemorazione del deputato Angelo Visentin ed intervenne nella discussione sul disegno di legge per i referendum), il 12 luglio 1951 (come relatore sull'accordo con l'U.R.S.S. per il pagamento delle riparazioni e su accordi finanziari con la Svizzera), il 13 ott. 195, (come relatore sulle convenzioni internazionali per il trattamento dei prigionieri di guerra e per la protezione dei civili firmate a Ginevra), il 21 marzo 1952 (per l'italianità della città di Trieste), il 10 giugno 1952 (sul disegno di legge per l'attuazione delle nonne della XII disposizione transitoria della costituzione, relative al divieto di riorganizzazione del partito fascista), il 7 ott. 1952 (sulle carenze di abitazioni, particolarmente nelle Marche, da lui rappresentate, in sede di discussione del bilancio dei Lavori pubblici). Per quanto riguarda quest'ultimo problema sostenne in seno al Consiglio d'Europa una politica edilizia comunitaria e presiedette una sottocominissione pei finanziamenti in materia. Tra i progetti di legge per cui maggiormente s'impegnò furono quelli a favore dei mutilati per servizio, dei danneggiati di guerra, dei profughi dall'Africa e dalla Venezia Giulia, per la ricostruzione della carriera degli insegnanti colpiti da discriminazioni politiche e raziali, per il riscatto delle case I.N.C.I.S.
Membro della direzione nazionale del P.R.I., il C. fu con l'ala sinistra'del partito, a fiaanco di G. A. Belloni, alla cui rivista L'Idea repubblicana diede un apporto come membro del consiglio di redazione. Presidente, dal 1952 al 1960, dell'Associazione zzmiana italiana, sostenne, in polemica con amici e militanti, la tesi del socialismo mazziniano. Al congresso repubblicano di Napoli del gennaio 1948 si dichiarò contrario alla collaborazione governativa, anticipando l'orientamento anticentrista, che si fece più tardi strada nel P.R.I.; ma, rispettoso della linea della maggioranza, non seguì l'atteggiamento scissionistico dell'ex deputato veneto G. Bergamo.
Fu inoltre vicepresidente dell'Associazione nazionale veterani e reduci garibaldini, del Comitato interparlamentare del turismo, dell'Associazione italiani all'estero e fece parte del Consiglio di amministrazione della Domus Mazziniana di Pisa. Dal 27 maggio 1956 al 10 febbr. 1958 fu consigliere comunale nella sua Senigallia, dove fece parte del Consiglio di amministrazione dell'Istituto nazionale delle assicurazioni è dove fondò il centro cooperativistico "Pensiero e Azione", al quale donò la propria biblioteca.
Tornò spesso in Svizzera, sua seconda patria, e morì a Ginevra il 1°dic. 1961.
Le spoglie, cremate al cimitero di SaintGeorges, furono traslate a Senigallia nell'aprile 1962.
I suoi scritti sono stati raccolti nel volume Diario garibaldino ed altri scritti e discorsi, a cura di Elena Fussi Chiostergi-V. Parmentola, Milano 1965.
Fonti e Bibl.: La comm. tenuta alla Camera dei deputati si trova in Atti Parlamentari. Camera. Discussioni, IIIlegislatura, XXVII, pp. 26.624 ss.; Necr. in La Voce repubbl., 24-25 apr. 1962; in IlPensiero mazziniano, XVII(1962), 5, p. 5; in Lucifero (Ancona), XCII (1962), 23, p. 1; Pisa, Archivio della Domus Mazziniana: A III g 6/1-5, F 1 e 29/1-4, G II h 17-I, G III m 60/1-8, G III m 61/12, G IV c. 23/I, G IV c. 56/I-6; Atti Parlamentari. Assemblea costituente e Camera dei deputati. Discussioni, Ilegislatura; Senigollia, Atti dei Consiglio comunale, ad a. 1956-1958; Le vicende dei garibaldini inFrancia, in Il Giornale d'Italia, 30 nov. 1914; A. Garosci, Storia dei fuorusciti, Bari 1953, pp. 45, 211, 296 s.; Aroldo [A. Bottai]. Ilsocialismo mazziniano, Genova-Milano-Torino 1962, pp. 76, 170; V. Parmentola; G. A. Belloni, in Aspettie figure della pubblic. repubbl. italiana. Atti del convegno organ. dall'Assoc. mazziniana ital. a Torino, 13-14 ott. 1961, Genova-Milano-Torino 1962, pp. 159-173; Città di Senigallia. Consiglio comunale. Commemor. di G. C., a cura di S. Anselmi, Urbino 1963; B. Di Porto, Il Partito repubblicano italiano, Roma 1963, pp. 151, 167, 176. 189; V. Parmentola, La morte di Elena Fussi Chiostergi, in Il Pens. mazziniano (Torino), 25 apr. 1966, pp. 30 s.; R. De Felice, Il Partito repubblicano nell'emigraz. antifascista, in La Voce repubblicana. 1°-2 giugno 1966; L. Zeno, Ritratto di CarloSforza, Firenze 1975, pp. 53, 246; S. Fedele, Storia della Concentrazione antifascista 1927-1934. Milano 1976, pp. 4, 20, 25, 52, 113. 184 ss.; S. Gnani, Un documento. Il VII Congresso delP.R.I. a Parigi, 1935, in La Critica politica, n. s., IV (1978), 6, pp. 20-27; G. Tramarollo, Europei d'Italia, Cremona 1979, pp. 139-50; Atti d. convegno di studi su G. C., Senigallia... 1978, in. Arch. trimestrale, V(1979), pp. 551-614.