CHIARINI, Giuseppe
Nato il 17 agosto 1833 ad Arezzo, morto a Roma il 4 agosto 1908. Fu preside di liceo a Livorno e a Roma, poi passò al Ministero della pubblica istruzione, dov'ebbe uffici varî, fino a quello di direttore generale dell'Istruzione secondaria. Negli anni giovanili conobbe a Firenze il Carducci, col quale strinse un'amicizia che durò salda fino al termine della vita. Col Carducci, col Targioni-Tozzetti e col Gargani costituì a Firenze tra il 1856 e il 1859 il piccolo cenacolo degli Amici Pedanti. Ma l'opera di critico e d'artista svolta più tardi dal C. dimostra che egli, pur tenendo fede all'ammirazione per i classici antichi e per i grandi poeti italianî moderni, divenne uno dei più fervidi e autorevoli studiosi e divulgatori in Italia delle letterature straniere, specialmente inglese e tedesca. Degl'Italiani amò e studiò particolarmente il Leopardi e il Foscolo, curandone edizioni critiche (ottima quella delle Poesie di U. Foscolo, Livorno 1904, 2ª ed.) e narrandone la vita nei due volumi Vita di G. L. (Firenze 1905) e Vita di U. F. (Firenze 1910, ed. postuma). All'opera del Carducci dedicò alcuni scritti, poi raccolti col titolo G. C., impressioni e ricordi (Bologna 1901), cui seguirono le Memorie della vita di G. C., raccolte da un amico (Firenze 1907, 2ª ed.), volume di capitale importanza per la conoscenza del poeta maremmano. Molte altre pagine di critica su questioni di arte e di letteratura sono sparse in giornali e riviste, fra cui La Domenica del Fracassa e la Rivista d'Italia che egli diresse per qualche tempo. Critico e prosatore con una nota sua propria di chiarezza e semplicità, il C. fu anche poeta di nobil vena e gentile, specialmente in alcuni canti delle Storie e nelle Lacrymae, nate dal dolore per la perdita di un figlio nel fior degli anni.
Il meglio dei suoi lavori critici il C. raccolse nei volumi Studi Shakespeariani (Livorno 1896) e Studi e Ritratti letterari (Livorno 1900). Delle sue Poesie e di alcune versioni da poeti inglesi e da Orazio curò un'edizione completa (Bologna 1903). Alcune sue pagine intorno alla moralità dell'arte sono nel volumetto Alla ricerca della verecondia (Roma 1884; rist. Napoli 1916), dove si trova raccolta la polemica dibattutasi a proposito dell'Intermezzo di rime del D'Annunzio che il C. ebbe il merito di fare conoscere per primo al gran pubblico come una sicura speranza dell'arte. Una buona traduzione delle poesie di E. Heine (Atta Troll, Germania, Poesie varie) pubblicò a Bologna S. a., ed è stata più volte ristampata. Delle versioni da Orazio lasciò alcune inedite; tutte si trovano raccolte nel volumetto Odi, epodi e sermoni di Orazio. Versioni di G. C. a cura di C. Vacca, Napoli 1916.
Bibl.: A. Pellizzari, G. C. La vita e l'opera letteraria, con documenti inediti e con dodici illustrazioni, Napoli 1912; in questo volume è raccolta la bibliografia di tutti gli scritti del C. e degli scritti intorno al C. V. anche lettere di Giosuè Carducci, Bologna 1911.