CELLINI, Giuseppe
Nacque a Ripatransone (Ascoli Piceno) il 18 marzo del 1770 da Felice e da Maria Francesca Natali. Di famiglia benestante, fu avviato agli studi nel locale seminario vescovile; ma non conseguì l'ordinazione sacerdotale. In quanto chierico, tuttavia, ebbe modo di assicurarsi una prebenda capitolare ed espletare le mansioni di cerimoniere al duomo; le vicende politico-militari di fine secolo, però, indirizzarono i suoi passi in tutt'altra direzione.
Sembra che, fin dal marzo del '98, il C. fungesse da intermediario tra il vescovo di Ripatransone, mons. Bartolomeo Bacher, e il generale napoletano Micheroux. Di certo, nel novembre, si rivolsero a lui i ripani di parte antifrancese per inviare vettovaglie all'esercito napoletano accampato tra il Tronto e Marano (oggi Cupra Marittima) e insieme per trasmettere informazioni sulla consistenza e sulla dislocazione delle forze cisalpine. Dopo la battaglia del Porto di Fermo (27 nov. 1798), mentre gli uomini del Micheroux riguadagnavano disordinatamente i confini del Regno, cercò rifugio a Pescara; senonché, sospettato di connivenza con i giacobini e accusato di aver fornito indicazioni inesatte, fu arrestato e mandato a Napoli per il processo. Liberato, grazie anche all'intervento del Bacher, nell'inverno del '99, si insediò a Montegallo, sulle, falde orientali dei Sibillini, dove, forte del sostegno morale e finanziario di aristocratici e possidenti, si autoproclamò generale e si diede ad organizzare truppe in massa. Da lì, mentre i vari Donato De Donatis, Giuseppe Costantini (alias Sciabolone) e Giovan Battista Ciucci, coi quali era in collegamento, espandevano la controrivoluzione tra i monti del Teramano e dell'Ascolano, si diresse a Norcia e Visso, a dare man forte agli abitanti in rivolta. A un suo drappello, presso Pievetorina, alla fine di maggio, si consegnò il generale La Hoz, che aveva abbandonato il campo cisalpino per passare nelle file dell'insorgenza.
Si avviò, tra i due, un periodo di collaborazione, che si concretizzò nel piano di sollevazione generale dello Stato pontificio, le cui popolazioni furono chiamate alla ribellione con infuocati proclami. Occupata Camerino ai primi di giugno, con un buon numero d'uomini ormai ben equipaggiati e sufficientemente addestrati, attraverso Tolentino, Sanseverino, Matelica, Esanatoglia e Fabriano, si spinsero fino a Iesi, da cui furono ricacciati dalle forze condotte dal gen. Pino. Nelle settimane successive il C., a capo di una schiera di cavalleria, percorse la Marca meridionale, del tutto sguarnita dei presidi francesi e cisalpini, che erano stati richiamati dal Monnier alla difesa di Ancona. Collaborò, seppure marginalmente, col Costantini, alla presa di Acquaviva e liberò a Fermo il capomassa Clemente Navarra, fatto prigioniero dai popolani sollevati. L'8 luglio il La Hoz, ormai capo riconosciuto di tutta l'insorgenza marchigiana ed investito del titolo di generalissimo dal Suvorov, provvide a organizzare militarmente e amministrativamente i territori compresi tra il Tronto e l'Esino, istituendo una "imperiale regia pontificia provvisoria reggenza", con sede prima a Fermo e successivamente a Macerata, e nominò il C. ispettore generale militare, col compito di provvedere a tutto quanto abbisognasse l'armata all'assedio di Ancona, cioè nuove leve, armi, denaro e vettovaglie.
Era un incarico di rilievo; purtuttavia egli non si adattò di buon grado a svolgere un ruolo subalterno. Nel settembre, a Macerata, diffuse la voce che l'ex cisalpino avesse avviato trattative con i Francesi e che, al campo di Ancona, si circondasse di giacobini. Forse col Navarra, col Vanni e col De Donatis tramava per sostituirsi al La Hoz.Tatto è che questi li fece arrestare e mandò il C. in carcere a Montegallo. Morto il La Hoz in novembre, venne trasferito a Macerata; nel mese successivo, dietro sollecitazione del Bacher e dei magistrati di Ripatransone, fu riconosciuto innocente dalla corte marziale di Ancona e tornò nella città natale.
Figura di primo piano nel campo composito degli insorgenti, il C. fu però lontano, dal possedere le qualità militari del La Hoz e anche del Costantini. Di pochi scrupoli, non esitava ad abbandonarsi, come testimoniano le cronache dell'epoca, a violenze, saccheggi e ribalderie di ogni genere, ostentando al contempo magnanimità e munificenza. Fece scrivere, da persone di fiducia, nel 1799 un Ragguaglio e nel 1800 le Memorie delle sue operazioni, nelle quali si attribuiva tutto il merito della riuscita dell'insorgenza. Ciò non gli impedì, tuttavia, di ricadere nella semioscurità, negli anni della prima restaurazione pontificia.
All'indomani dell'annessione delle Marche al Regno d'Italia (aprile 1808), fu ricercato per i suoi trascorsi a Ripatransone, dove aveva continuato a vivere "ignorante in qualunque mestiere, e facile a pronunciare spropositi", secondo quanto scriveva al prefetto del Dipartimento il podestà della città (Fermo, Sez. dell'Arch. di Stato, Prefettura del Tronto, b. 20, fasc. 5). Risultando irreperibile, si sospettò che fosse riparato a Trieste; intanto furono messi sotto sequestro i suoi beni e, negli anni successivi, furono continuati i sopralluoghi nell'abitazione paterna.
Proveniente da Cupra Marittima, fece ritorno a Ripatransone, gravemente ammalato, nell'autunno del 1817 e morì nell'ospedale cittadino il 23 novembre.
Le due opere sopra citate furono edite con il titolo di Ragguaglio delle operazioni polit. e militari del gen. G. C. per espellere i francesi dallo Stato romano: umiliato a S.M.I.R.A. ed alle altre potenze alleate dal Magistrato della città di Ripatransone nella Marca (Macerata 1799), Mem. delle imprese militari del signor G. C. Patrizio della città di Ripatransone gen. in capo dell'armata combinata per espellere i francesi dallo Stato pontificio (Roma 1800).
Fonti e Bibl.: Ripatransone, Arch. vescovile, Capitoli (1781-1812), cc. 78rv, 158rv s.; Ibid., Arch. parrocchiale del duomo, Liber mortuorum [1763-1819], c. 234r; Fermo, Sez. dell'Arch. di Stato, Prefettura del Tronto, b. 20, fasc. 5; Archivio di Stato di Ascoli Piceno, Vice Prefettura del Tronto, anno 1812, b. 19, fasc. 3; Ascoli Piceno, Bibl. comun., Cronache,ms. 10, cc. 43rv s.; ms. 31, cc. 37rv s.; M. A. B. Mangourit, Défense d'Ancône, et des départements romains, le Tronto, le Musone, et le Metauro... aux années VII et VIII, I, Paris 1802, pp. 162, 187, 265; L. Pastori, Ascoli sotto all'Albero d. libertà, Montalto Marche s. d. (ma 1803). pp. 89 s.; G. De Minicis, Cenni stor. e numismat. di Fermo, Roma 1839, p. 109 n. 6; F. Bruti Liberati. Nella lieta circost. in cuiil cav. Benvignati patriz. ripano assume la commendadell'insigne ordine milit. dé SS. Maurizio e Lazzaro, Ripatransone 1844, pp. 9 s.; C. Botta, Storia d'Italia dal 1789 al 1814, VI, Capolago 1854, p. 59; M. Leopardi, Autobiografia, a c. di A. Avoli, Roma 1883, p. 59; A. Crivellucci, Unacomune delle Marche nel 1798 e 99 e il briganteSciabolone, Pisa 1893, pp. 159, 176, 202, 216 s., 220; L. Colini-Baldeschi, Gli avvenim. polit. nelleMarche dal 1796 al 1849, in Riv. st. del Risorg., II (1897), p. 527; I. Rinieri. Il gen. Lahoz, il primopropugnatore della indipendenza ital. (anno 1799), in La Civiltà cattolica, LV (1904), 2, pp. 302 ss., 528, 534, 539-41, 543; 3, pp. 43, 141; A. Emiliani, Storie e figure d'altri tempi, Fermo 1905, pp. 52, 58, 60, 65, 68 s., 109 s., 119 s.; Id., Avvenimenti delle Marche del 1799, Macerata 1909, pp. 18 ss., 24; Id., I Francesi nelle Marche (1797-99), scene-episodi-ricordi, Falerone 1912, p. 14; D. Spadoni, Fra patrioti e briganti, in Atti e mem. dellaR. Dep. di st. patr. per le Marche, s. 4. IV (1927), 1, pp. 26, 28, 31; Id., Il gen. La Hoz e il suotentativo indipendentista nel 1799, Macerata 1933, pp. 55 s., 63-66, 72, 83 ss.; C. Zaghi, Notasul gen. La Hoz, in Rassegna stor. del Risorgimento, XXII (1935), pp. 87 s.; G. Fabiani, Il dominio francese in Ascoli nel 1798-99. Il card. Archetti e il capomassa Sciabolone, in Studia picena, XXIX (1961), p. 28; C. Canavari, I generaliC. e De La Hoz a Fabriano nel giugno 1799, in Atti e mem. della Dep. di stor. patr. per le Marche, s. 8, III (1962-63), pp. 47-70; S. Anselmi, Unvescovo agronomo. B. Bacher, in Quaderni stor. delle Marche, V (1967), p. 273; M. Gili, Camerino e il Camerinese nel 1798-1799, in Studi maceratesi, VIII (1972), pp. 146 s.; C. Verducci, Alcune note sull'insorg. nei dipartimenti del Trontoe del Musone alla luce del "Banditore della Verità" di Michele Mallio, ibid., IX (1973), pp. 407, 414; A. Polidori, Storia di Ripatransone, Fermo 1974, pp. 161-181.