CASTELLI, Giuseppe
Nacque a Ripatransone (Ascoli Piceno) il 13 ag. 1626 da Amico e Smeralda Giuliani. L’unico fatto noto della sua giovinezza è il matrimonio con Selvaggia Cemiconi celebrato il 6 maggio 1645 a Cassignano, non lontano dal paese natio.
La sua vita ebbe una svolta decisiva il 19 nov. 1655, quando uccise a Cassignano il capitano del presidato Francesco Rossi, che gli aveva teso un agguato per motivi a noi ignoti, ma che il C. doveva conoscere bene, essendo uscito di casa armato appunto in previsione di uno scontro.
Fuggito dallo Stato pontificio, dove gli furono comminate la condanna a morte in contumacia e la confisca dei beni, si rifugiò via mare nell’Italia settentrionale. S’impiegò dapprima come fattore presso la ricca famiglia Barigioni di Padova, quindi passò a Venezia dove trovò un posto di segretario presso il conte Ottaviano Manin, che tenne dal gennaio 1657 al febbraio 1660. Nell’agosto 1658 ebbe modo di conoscere, nel corso di un breve viaggio in Dalmazia, il principe Alessandro Farnese, generale della cavalleria veneta. Nell’autunno 1660, trasferitosi da Venezia a Parma, decise di seguire a proprie spese il Famese nel viaggio che questi stava per intraprendere attraverso l’Europa. Dopo poche settimane (la partenza da Parma era avvenuta il 4 nov. 1660) il C. fu assunto al servizio del principe con l’incarico immediato di assistere l’infermo cavaliere cremonese Giovanni Paolo Offredi. Successivamente gli furono affidati i compiti di dispensiere ed “aiutante di cavallerizza”.
Dal dicembre 1660 al marzo 1661 il C. si trattenne col seguito del Famese a Parigi, dove conobbe tutti i maggiori personaggi della corte del giovane Luigi XIV nel delicato momento della morte del Mazzarino. La successiva tappa del viaggio fu Londra, dove il C. assistette alla cerimonia dell’incoronazione di Carlo II Stuart (23 apr. 1661). Tornato a Parigi nel maggio, il C. continuò a seguire il Famese nelle sue peregrinazioni per le Fiandre ed i Paesi Bassi finché il principe, chiamato al servizio delle armi spagnole nella guerra d’indipendenza portoghese, partì da Bruxelles (4 dic. 1661) con poche persone, inviando il grosso del seguito, incluso il C., a Colonia in attesa di nuovi ordini. Qui il C. soggiornò per quattro mesi, assistendo tra l’altro all’entrata in città dell’arcivescovo elettore Massimiliano Enrico di Baviera (17 marzo 1662). Alla fine di aprile il C. fu richiamato col resto del seguito del Farnese in Spagna e, imbarcatosi ad Ostenda, raggiunse San Sebastiano e quindi Madrid (15 giugno 1662). Dopo una breve sosta nella capitale spagnola, il C. si diresse al campo nell’Estremadura, dove si trattenne per i successivi tre anni partecipando ai fatti d’arme della campagna portoghese.
Il 1° sett. 1665, stanco della vita militare e fornito del benservito rilasciatogli dal Famese, ripartì per l’Italia. Nel corso del viaggio di ritorno assistette a Madrid ai funerali di Filippo IV, morto il 17 settembre. Giunto a Genova per mare il 13 nov. 1665, proseguì per Parma ed infine Venezia. Nei mesi che seguirono fu impegnato nella preparazione dell’edizione delle sue memorie di viaggio, che presentò alla corte di Parma nel gennaio 1667. Tornato per breve tempo a Venezia il C. ne ripartì per Giulianova, da dove, nel maggio 1667, cominciò un lungo giro dell’Abruzzo, forte delle lettere di presentazione del duca di Parma Ranuccio II e del card. Acquaviva. Dopo essere entrato nelle grazie del duca d’Atri e del marchese del Vasto che, insieme con la protezione dei Farnese, gli valsero più o meno onorifici incarichi di governatore a Giulianova ed altri centri del Teramano come Campli e Canzano, dal maggio al dicembre 1670 il C. soggiornò a Napoli presso il duca d’Atri con la qualifica di coppiere della duchessa. Nel 1677, probabilmente in settembre, poté far ritorno, ottenuta finalmente la grazia, a Ripatransone. Qui ricoprì importanti cariche civiche, tenendo la segreteria comunale per cinque mesi tra il 1677 ed il 1678 e sedendo tra gli Anziani nel primo bimestre del 1683. Nel febbraio 1684 fu eletto priore della Confraternita di Maria Santissima di S. Giovanni, nei cui registri il suo nome figura fino al 1687. Nel marzo 1697 gli morì la moglie, con cui anche durante l’esilio si era sempre tenuto in contatto. Morì a Ripatransone il 3 apr. 1699 e fu sepolto in S. Filippo Neri.
Buona parte delle notizie sul C. si ricavano dal suo diario del viaggio effettuato al seguito del Farnese, pubblicato a Venezia nel 1666 (la dedica a Pietro Farnese è datata da quella città il 9 ottobre dello stesso anno) con il titolo di Itinerario et sincero racconto del Viaggio fatto Dall’Altezza Serenissima del Signor Prencipe di Parma Alessandro Farnese Per la Francia, Inghilterra, Olanda, Fiandra, e Spagne. Si tratta di una cronaca non particolarmente brillante, ma estremamente precisa, da cui emerge il carattere curioso di un uomo non colto, ma abituato alla familiarità con i potenti. Le descrizioni delle città (soprattutto quelle di Parigi, Londra, Amsterdam, Colonia e Madrid) si distinguono per uno stile giornalistico in cui l’abbondanza di particolari è onestamente proporzionata alla durata dei soggiorno del C. nel luogo. Il capitolo più interessante del libro per il lettore odierno è probabilmente costituito dalla dettagliatissima cronaca dell’incoronazione di Carlo II e della successiva seduta della Camera dei comuni. La principale preoccupazione dell’autore consiste comunque nel mettere in ogni modo in risalto la figura di Alessandro Famese, cui è anche dedicata parte dei mediocri componimenti poetici, per lo più sonetti, in italiano, francese e spagnolo, che interrompono ogni tanto la narrazione. L’intento encomiastico dell’Itinerario si precisa meglio al confronto con la versione autografa dello stesso testo, pubblicata all’inizio di questo secolo (Itinerario o sinciero racconto del viaggio fatto da G. Castelli per l’Italia - Francia - Inghilterra - Olanda - Fiandra e Germania. Cronaca inedita degli anni 1665-70, a cura di M. Desideri, Spoleto 1905). L’edizione veneziana costituisce infatti solamente una parte di un diario che inizia col citato episodio dell’uccisione del capitano Rossi e si conclude nel maggio del 1671, dopo il ritorno in Abruzzo da Napoli. Dal confronto con l’Itinerario il diario esce avvantaggiato: la figura del C. è al centro del racconto e la sua prosa dimostra un tono più vivace che si apprezza particolarmente in alcuni passi, autocensurati nell’edizione veneziana.
Bibl.: Per le notizie sul C. e la storia del manoscritto contenente il diario, la fonte tuttora migliore è l’introduzione all’edizione dell’Itinerario curata da M. Desideri. Cfr. inoltre: P. Amat di San Filippo, Bibliogr. dei viaggiatori italiani, Roma 1874, p. 156; Id., Biografia dei viaggiatori italiani, Roma 1882, p. 434.