CASSONE, Giuseppe
Nacque, quartogenito di dieci figli, a Noto il 13 nov. 1843 da Luigi, architetto e ingegnere del genio civile, e da Michela Rizza, che vi si erano trasferiti da Siracusa nel 1837. Studiò presso il letterato e sacerdote Corrado Sbano. Di famiglia liberale, nel 1860 fuggì per arruolarsi tra i volontari garibaldini, ma il padre lo costrinse a ritornare a casa. Seguiva i corsi di giurisprudenza dell'università di Catania quando, nel 1864. fu chiamato per il servizio militare di leva: partecipò così alle operazioni contro il brigantaggio in Calabria. Scoppiata la guerra del 1866, il C. rimase quattro mesi in ospedale dopo la marcia di trasferimento del suo reparto da Reggio Calabria a Parma; entrato poi nell'Accademia militare di Torino, fu dimesso nel 1867 per una ricaduta. Un'insolazione, presa a Noto nel giugno, lo aggravò irreparabilmente: divenne sordo, con le gambe paralizzate. Passerà da allora la vita tra letto e poltrona, tormentato da ricorrenti acute algie e indebolimenti della vista, rifugiandosi completamente, quasi una giustificazione e una necessità esistenziale. nella lettura e nella conoscenza della poesia romantica tedesca e italiana, francese e russa, inglese e ungherese. Per adesione culturale, ma specialmente per rispondenze psicologiche privilegiò G. Leopardi, A. de Musset, Ch. Baudelaire, H. Heine, N. Lenau, A. von Platen, J. V. Scheffel, G. G. Byron, P. B. Shelley, W. Wordsworth, A. S. Puškin, M. J. Lermontov. S. Petöfi, dei quali indagò un comune motivo di dramma e d'angoscia nel volume, rimasto inedito, di Saggi sui poeti della scuola del dolore universale. La lettura diretta di questi poeti, che fu sua unica occupazione e svago, non ebbe per mira una critica formale o storica. ma un rapporto di immedesimante comprensione, che si esplicò nell'opera di traduttore perfezionisticamente tesa alla fedeltà filologica e alla resa poetica.
Dal Buch der Lieder di Heine aveva tradotto Intermezzo lirico (Noto 1871), ristampandovelo nel 1873 con altre due liriche, Visioni e IlMare del Nord;dal Romanzero aveva tradotto le Lamentazioni (ivi 1877). Complimentandosi, Ugo Meltzl, ungherese docente di tedesco nell'università di Klausenburg in Transilvania (oggi Cluj, in Romania), gli inviava un suo volumetto di traduzioni in tedesco di Petöfi, Auswahl aus seiner Lyrik (pubbl. Leipzig 1871), che permetteva al C. di intuire, rimanendone affascinato, quella poesia amorosa ed eroica. Immersosi nello studio dell'ungherese, si fece spedire dal Meltà una buona grammatica tedescomagiara e un buon dizionario francese-magiaro, poi l'edizione completa delle opere di Petöfi. Nell'anno 1874 infine pubblicava ad Assisi il Sogno incantato ("Tündérálom"), e progettava la traduzione - la prima in italiano -dell'opera integrale del poeta, della cui lirica divenne uno dei maggiori conoscitori e divulgatori.
Il Meltzl fondava nel 1877 a Kolozsvár una rivista poliglotta di letteratura comparata, Összehasonlitó irodalomtörténeti lapok, divenuta nel 1879 Acta comparationis litterarum universarum, con una rubrica di studi petöfiani; e sulla rivista - cessata per difficoltà economiche nel 1887 - il C. pubblicò varie traduzioni da Petófi, ed inviò corrispondenze sulla vita letteraria italiana.
La sua attività, che riuscì a 'Suscitare in Sicilia un gruppo di studiosi del poeta ungherese, sì da far scrivere al Meltzl sulla rivista Kelet un saggio sulla Sziciliai Petöfi-Iskola (pubblicato anche in opuscolo, Kolozsvár 1879), gli meritava nel 1880 la nomina a socio della Società letteraria-Petófi, e nel 1882 della Società letteraria Kisfaludy di Budapest (alla quale, dal 1883 al 1910, invierà resoconti annuali sul movimento letterario italiano). Il C. veniva proseguendo il suo progetto; si susseguivano Il pazzo ("Az órült"; Noto 1879), il ciclo Foglie di cipresso sulla tomba di Etelke ("Cipruslombok Eteike sirjáröl"; ivi 1881), Il fiero Stefano ("Szilaj Pista"; ivi 1885), L'Apostolo ("Az Apostol"; Roma 1886), Nuvole ("Felhök"; Noto 1891). Anche se peggioramenti delle condizioni di salute lo ostacolavano, alla fine del 1902 il C. aveva quasi completato la traduzione integrale. Un anticipo ne era Perle d'amore ("Szerelem. gyöngyei"; Noto 1903), che in Ungheria fu giudicato magistrale nel ritmo fluente e naturale del verso italiano, e insieme fedelissimo alle sfumature del testo e alla sua metrica. Una parentesi, intanto, erano le pubblicazioni Dal Trompeter von Säckingen. Squarci scelti di Scheffel (Noto 1904), Odi e sonetti di Platen (ivi 1904), Eugenio Anieghin di Puškin (ivi 1906).
Un estimatore ungherese del C., P. Zambra, d'origine trentina, docente di letteratura italiana a Budapest, lo persuase a stampare L'eroe Giovanni ("jános vi o téz") di Petöfi a Budapest (1908). In effetti il C. aveva difficoltà a trovare un editore dell'intera opera: al suo isolamento, alla discontinuità d'impegno dovuta alle condizioni fisiche, si univano gli scrupoli e il perfezionismo. E l'opera finirà per restare inedita. Gli ultimi anni furono consolati dall'amicizia epistolare con la giovane Margherita Hirsch di Budapest, sublimatasi in profondo rapporto romantico e platonico. Morì a Noto il 31 luglio 1910.
Presso la Biblioteca comunale di Noto è in via di costituzione un fondo di mss. del C. (raccolte di poesie inedite, traduzioni, ecc.).
Bibl.: Esauriente l'opera di G. Cifalinò, G. C. apostolo italiano di Petöfi, Budapest 1943.