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CASCIARO, Giuseppe

di Lucio Galante - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 21 (1978)
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CASCIARO, Giuseppe

Lucio Galante

Nacque a Ortelle (Lecce) il 9 marzo 1863, da Giovanni e Salvatora Mauro. Rimase orfano a dodici anni, fu avviato agli studi classici da uno zio paterno sacerdote, ma contemporaneamente frequentò la scuola di disegno di Paolo Emilio Stasi, che lo incoraggiò ad iscriversi all'istituto di Belle Arti di Napoli. Superato il primo biennio, fu ammesso al corso dei grandi frammenti di gesso sotto la guida di S. Lista. Gli undici pastelli presentati alla Promotrice "Salvator Rosa" dell'87 gli valsero la lode di D. Morelli e F. Palizzi, i quali lo invitarono a frequentare il loro studio. Una conferma a questo iniziale riconoscimento venne alla Promotrice dell'anno successivo dove espose dodici pastelli, quasi tutti dedicati al paesaggio salentino. Da quell'anno fu presente a tutte le Promotrici fino al 1911; alla Mostra nazionale di Belle Arti di Milano nel 1906, in occasione dell'inaugurazione della galleria del Sempione - dove fu presente con ben cinquantadue opere ed ebbe un grosso successo di vendite - e alle altre più importanti mostre nazionali, alle esposizioni internazionali (tra le altre Parigi, Bruxelles, Monaco, 1905), ed alle veneziane, delle quali la nona (1910) lo vide protagonista, accanto a F. Netti, nella sala napoletana con sedici pastelli (Catal., pp. 149 s.). Onorificenze e premi attestano oggi un successo direttamente proporzionale alla vastità della sua produzione. Pago di esso, il C. rimase però estraneo ai fermenti di rinnovamento che a Napoli si fecero sentire già nel terzo decennio del Novecento.

Morì a Napoli il 25 ott. 1941.

Agli inizi della sua attività, il C., combattuto tra le istanze allora più vive a Napoli, quella verista facente capo a F. Palizzi e quella romantica di D. Morelli, e ancora quella, che sembrava conciliarle, dei continuatori della tradizione paesistica (il vedutismo di G. Gigante), mostra, nella produzione che va almeno fino al '90-91, una varietà di influssi e conseguentemente una varietà di soluzioni ed una oscillazione di risultati. Se il debito maggiore nelle prime significative opere è verso Filippo Palizzi, altre tendenze sono presenti in due paesaggi, Case a Capodimonte (Napoli, coll. Falconi) del 1887 e Una terrazza (Lecce, municipio) del 1890: il primo un esempio di verità ottica e di concentrazione della veduta il secondo già un'interpretazione in chiave sentimentale e psicologica del paesaggio, a cui non dové essere estranea la pittura del Toma e, probabilmente, per certi aspetti formali, l'esperienza dei macchiaioli. Il suo patrimonio culturale si arricchirà negli anni successivi. Verranno infatti gl'influssi di Dalbono, di De Nittis, conosciuto nei suoi viaggi a Parigi tra il '92 e il '96, tramite per l'acquisizione di schemi compositivi impressionisti, e, più chiaramente, i richiami alla tradizione di Pitloo e Gigante. Tale complesso bagaglio di cultura figurativa trova conferma in tutta la produzione che va dal '92 in poi, e un illuminante riscontro di gusto nella ricca collezione di quadri che egli mise insieme nel suo studio (Cappelletti, pp. 14-15). Essa comprendeva disegni e dipinti di Morelli, più di trecento studi di Filippo Palizzi, e opere di Toma, Gigante, Mancini, Gemito, Michetti e, particolarmente degne di nota, alcune visioni dell'inglese W. Turner. In alcune delle opere della maturità (Prima del temporale, 1901:Napoli, coll. Casciaro; Strada nel bosco, 1915:Lecce, coll. Ronzini) si trovano anche richiami lampanti ai paesaggi di Giuseppe Palizzi di influenza francese (dai pittori di Barbizon). Non è raro inoltre riscontrare certi recuperi di grazia settecentesca: Bosco con figura femminile (1908:Lecce, coll. Russo); Due vasi con fiori e Rose (entrambi del 1922:Lecce, coll. Lecciso). Questo atteggiamento di totale disponibilità alle più varie suggestioni, che lo accompagnò nella sua lunghissima attività, non prescisse mai dalla concezione sostanzialmente romantica della pittura e dell'artista.

Fonti e Bibl.: Per la bibl. essenziale si rinvia, oltre che a U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, pp. 107 s., al catal. della mostra a Lecce (Mostra di G.C., con introduz. di E. Lavagnino, Lecce 1955). Ma vedi anche: G. M. Scalinger, I Pittori a Napoli, in Napoli d'oggi, Napoli 1900, pp. 293-98; C. Villani, Scrittori e artisti pugliesi, antichi moderni e contemp., Trani 1904, p. 220; O. Valentini, G. C. Maestro di pittura della Regina Elena, in Riv. stor. salentina, III (1907), pp. 379-383; Terza esposizione degli artisti ital. (catal.), Firenze 1907-08, ad Indicem;F. Guerrieri, Ricordi dell'Esposiz. di Venezia. G. C., Lecce 1908; A. Cappelletti, G. C., Roma 1911; F. Petriccione. in Fiorentina primaverile (catal.), Firenze 1922, pp. 44 s.; Galleria Geri..., Catal. delle collezioni... del duca M. E. Capecelatro, Milano 1930, nn. 1, 138, 191; L. Faini, Opere del maestro G. C., Genova 1937; N. Bertoletti, Tre pittori della vecchia guardia, in Quadrivio, n. VII (1938-39), n. 19; R. Braco, Nell'arte e nella vita..., Lanciano 1941, pp. 210 ss.; C. Hautmann, I pittori napoletani dell'800 e di altre scuole nella raccolta del C., Firenze 1942, pp. 5-14; V. Mariani, G. C., in Idea, IV (1952), 20, p. 9; A. Schettini, G. C., Napoli 1952; Mostra dell'arte nella vita del Mezzogiorno d'Italia (catal.), Roma 1953, pp. 74 s.; V. Ciardo, G. C., in Celebrazioni salentine, Lecce 1955, pp. 5-22; Id., G. C., in Brutium, XXXIV (1955), pp. 1 s.; D. Maggiore, Arte e artisti dell'800 napoletano e Scuola di Posillipo, Napoli 1955, pp. 192 ss.; B. Barletti e altri, Nuovo annuario di Terra d'Otranto, Galatina 1957, pp. 177 s.; A. Strini, Perizie tecniche di opere pittoriche: G. C., in La Tecnica dell'arte, II (1957), 5, pp. 2528; A. De Bernardt, Nel primo centen. delta nascita di G. C., in La Zagaglia, V (1963), 20, pp. 196-199; La Galleria dell'Accad. di Belle Arti in Napoli, Napoli 1971, p. 105, tav. C; A. Schettini-G. Scuderi, Aspetti dell'Ottocento pittor. ital., Putignano 1972, pp. n. n.; Centro d'arte Dolomiti, Panorama pittorico dell'Ottocento italiano (catal.), Cortina 1973, n. 13 (Capri, pastello); R. Collura, La Civica Gall. d'arte mod. di Palermo, Palermo 1974, p. 52; L. Caramel-C. Pirovano, Galleria d'arte moderna [di Milano], Opere dell'Ottocento, I, Milano 1975, pp. 39 s., figg. 467-72; Storia della pittura ital. dell'Ottocento, Milano 1975, I, III, ad Indicem.

Vedi anche
Vincenzo Migliaro Pittore, incisore e scultore italiano (Napoli 1858 - ivi 1938). Allievo di D. Morelli; noto per i suoi studî della vecchia Napoli, e per le sue pittoresche scene di genere; si dedicò anche all'acquaforte. Opere nel museo nazionale di Capodimonte e nel museo di S. Martino a Napoli. Vincenzo Iròlli Iròlli, Vincenzo. - Pittore italiano (Napoli 1860 - ivi 1949). Derivò la sua maniera da A. Mancini, prediligendo i particolari pittoreschi, lo svariare delle tinte vivaci. La sua bravura facile, appariscente, gli procurò notevole successo presso il pubblico. Numerose sue opere a Napoli (museo di Capodimonte) ... Pratèlla, Attilio Pratèlla, Attilio. - Pittore (Lugo 1856 - Napoli 1949). A Bologna frequentò l'Accademia di belle arti e strinse amicizia con G. Pascoli, per il quale illustrò la prima edizione di Myricae. Giunto a Napoli nel 1876, si dedicò alla pittura di paesaggio dipingendo, con particolare freschezza cromatica, ... Espòsito, Gaetano Espòsito, Gaetano. - Pittore italiano (Salerno 1858 - Sala Consilina 1911), allievo di D. Morelli e di F. Palizzi, seppe liberarsi dalla retorica morelliana attraverso lo studio attento, talvolta quasi fotografico, della realtà (Palazzo di Donn'Anna a Posillipo, Roma, Galleria nazionale d'arte moderna). ...
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Altri risultati per CASCIARO, Giuseppe
  • Casciaro, Giuseppe
    Enciclopedia on line
    Pittore italiano (Ortelle, Lecce, 1863 - Napoli 1941). Studiò a Napoli con D. Morelli e F. Palizzi. Si dedicò esclusivamente al paesaggio, prediligendo la tecnica del pastello.
  • CASCIARO, Giuseppe
    Enciclopedia Italiana (1931)
    Pittore, nato a Ortelle (Lecce) il 9 marzo del 1863, vivente in Napoli. Studiò dapprima a Spongdno con Paolo Emilio Stasi, poi a Napoli, pre3so l'Accademia di belle arti. La sua'pittura, abbondante di produzione, fu dedicata esclusivamenie ai paesaggi della terra nativa, dell'Irpinia e dei dintorni ...
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