CAPPONI, Giuseppe
Nacque da Francesco e da Lucia Vandiani a Cantiano (Pesaro) il 14 sett. 1832. Dotato di una buona voce, cominciò a dedicarsi al canto finché, ormai venticinquenne, entrò come tenore nel coro della cappella della S. Casa di Loreto, ove ebbe la fortuna d'incontrare il tenore F. Borioni, che si interessò della sua istruzione musicale. Dopo aver esordito al teatro Valle di Roma come comprimario nella stagione di carnevale-quaresima 1858-59, fu primo tenore a Pesaro nella Norma di Bellini nel carnevale 1860, e da allora si esibì nei più importanti teatri italiani e stranieri. Nell'aprile 1868 debuttò alla Scala di Milano nel Don Carlos di Verdi, sostituendo il tenore G. Fancelli; in questa occasione ottenne elogi non solo per il timbro della voce, ma anche per la espressione drammatica (il Don Carlos fu tra l'altro una delle sue opere preferite, e la replicò con successo al teatro Regio di Torino, 1868, Trieste 1868, e Padova 1869). Il 21 e 22 ag. 1869, in occasione delle commemorazioni rossiniane partecipò a Pesaro all'esecuzione della Messa funebre di Cherubini e dello Stabat Mater di Rossini, diretti dal Mariani. Nel novembre 1871 era stato prescelto da Verdi quale primo interprete del ruolo di Radames nella prima rappresentazione italiana dell'Aida alla Scala, ma non poté, a causa di una malattia, sostenere la parte affidatagli e fu sostituito da G. Fancelli. Partecipò poi, insieme con T. Stolz, M. Waldmann e F. Pandolfini, a una memorabile edizione dell'opera realizzata a Parma il 20 apr. 1872 e ottenne un vero trionfo; a questa fecero seguito altre rappresentazioni a Padova nello stesso amo e a Trieste nel 1873. Ancora Verdi lo volle interprete della Messa da Requiem (Milano, chiesa di S. Marco, 22 maggio 1874), diretta dallo stesso Verdi e replicata il 25 maggio alla Scala con la direzione di F. Faccio. Insieme con il C. cantarono la Stolz, la Waldmann e il Maini; gli artisti si trasferirono poi a Parigi, ma l'esecuzione del C. non soddisfece Verdi che scrisse in proposito: "Capponi va di male in peggio... va calando di un quarto di tono..." (cfr. Abbiati, pp. 699 s.).In seguito, forse perché già consapevole di avviarsi verso un precoce declino, il C. lasciò la compagnia rifiutandosi di seguirla a Londra e fu sostituito da A. Masini. Si esibì comunque in vari teatri italiani e interpretò con successo il ruolo di Alvaro nella Forza del destino di Verdi al teatro S. Carlo di Napoli (21dic. 1876), teatro in cui tornò per Ero e Leandro di G. Bottesini (8 apr. 1880). Egli continuò a cantare fino al 1882, anno in cui divennero evidenti i primi segni di stanchezza: al teatro Apollo di Roma fu rappresentata infatti l'Ebrea di Meyerbeer in una edizione incompleta e ridotta per permettergli di sostenere meglio la parte.
Ritiratosi a Loreto, dove fu assessore comunale, vi morì il 6 ag. 1889.
Il C. fece parte di quella che il Celletti definisce la terza generazione dei tenori dell'epoca verdiana; aveva una voce potente, bene impostata, che eccelleva nelle note acute e gli consentì peraltro di affrontare il repertorio tipico del tenore "di forza" (oltre a molti ruoli verdiani, interpretò opere di Meyerbeer, Donizetti, Guarany di C. Gomes, Ruy Blas di F. Marchetti e J0ne di E. Petrella); possedeva inoltre musicalità, eleganza del fraseggio, connessa ad una dizione molto chiara, ma gli difettavano un vero temperamento teatrale, forza drammatica e non sempre riusciva a calarsi nel personaggio.
Bibl.: P. E. Ferrari, Spettacoli drammatico-musicali e coreogr. in Parma dal 1628 al 1883, Parma 1884, pp. 146, 150, 260, 274; G. Sacerdote, Teatro Regio di Torino. Cronol. degli spettacoli rappresentati dal 1662 al 1890, Torino 1892, pp. 148 s., 153; G. Radiciotti, Aggiunte e correzioni ai dizionari biogr. dei musicisti, in La Critica musicale, V(1922), pp. 236 s.; C. Gatti, Verdi, Milano 1931, I, p. 376; II, pp. 196, 239, 269 s.; R. Celletti, G. C., in Enc. d. Spett., II, Firenze-Roma 1954, coll. 1729 s.; F. Abbiati, G. Verdi, Milano 1959, ad Indicem;G. Monaldi, Cantanti celebri del sec. XIX, Roma s.d., p. 182; F. De Filippis-R. Arnese, Cronache del Teatro di S. Carlo (1737-1960), I, Napoli 1961, pp. 89 s.; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p.291.