CANDIDA (Candido), Giuseppe
Nacque nel 1777 circa a Molfetta da Giuseppe Angelo e da una Pasqua (Roma, Arch. del Vicariato, Posizione matrimoniale, 10 apr. 1798, not. A. Gaudenzi). Nel settembre 1794 il C. lasciò Molfetta per recarsi a Roma dove giunse nel gennaio del 1795 dopo un soggiorno di circa tre mesi a Napoli; stabilitosi definitivamente a Roma, il 26 apr. 1798 si unì in matrimonio con Maria Costanza Sideri, romana, nella chiesa dei SS. Vincenzo ed Anastasio in Trevi (Ibid., Libro dei matrimoni della chiesa parr. di SS. Vincenzo e Anastasio 1783-1803, f. 123r). Da questo matrimonio nacquero otto figli, tutti a Roma, di cui solo il terzogenito, Giuseppe Angelo (nato l'11 sett. 1806), fu pittore e restauratore come il padre (Ibid., Libro dei battezzati di S. Marcello, 1800-1806, f. 331r).
Il Salvemini, suo biografo e concittadino, ci informa che il C., venuto a Roma per perfezionarsi nell'arte del dipingere e del restaurare, si affermò nell'ambiente artistico dove "godeva il primato" come restauratore; ma è questa un'affermazione che è oggi difficile avvalorare. Da documenti ritrovati (Corbo) risulta che il C. negli anni 1818-1822, durante il pontificato di Pio VII, intervenne, sotto il controllo del pittore Vincenzo Camuccini, allora "ispettore alla conservazione delle pubbliche pitture", su alcuni dei più importanti cicli pittorici e tele delle chiese di Roma; ma a causa degli ulteriori restauri subiti dalle opere stesse è oggi impossibile giudicare l'opera del Candida.
Infatti nella basilica di S. Clemente, cappella di S. Caterina, restaurò parte degli affreschi di Masolino e Masaccio: la parete di fondo della cappella rappresentante la Crocifissione, le quattro vele della volta con gli Evangelisti e i Dottori della Chiesa e infine gli affreschi sull'intradosso dell'arcata di entrata alla cappella (restaurati nuovamente nel 1955-56).
A S. Maria sopra Minerva intervenne sul ciclo pittorico di Filippino Lippi nella cappella Carafa: furono restaurati dal C. il Trionfo di s. Tommaso sulla parete destra, l'Annunciazione sulla parete di fondo e l'Assunzione sulla volta (affreschi restaurati ulteriormente nel 1873 e nel 1965).
A S. Maria in Ara Coeli gli furono affidati i restauri degli affreschi del Pinturicchio nella cappella Bufalini raffiguranti scene della Vita di s. Bernardino:sulla parete di fondo restaurò la Glorificazione del santo, sulle quattro vele della volta le figure degli Evangelisti e sulle pareti laterali la Vita eremitica e i Funerali del santo a sinistra, la Vestizione di s. Bernardino e le Stimmate di s. Francesco a destra; durante questi lavori il C. riportò alla luce ornati dello zoccolo che erano ricoperti da uno strato di pittura bianca, rappresentanti figure di putti.
A S. Maria del Popolo restaurò nella cappella Cerasi la tela dell'altare con l'Assunzione di Annibale Carracci e i due dipinti del Caravaggio: la Crocifissione di s. Pietro e la Conversione di s. Paolo, inoltre l'Assunzione (affresco) sulla parete sinistra della cappella dipinta dal Pinturicchio.
Sempre nel periodo 1818-1822 il C. fece restauri nelle chiese di S. Pietro in Montorio e di S. Andrea della Valle; nella prima restaurò nella cappella della Pietà l'affresco di una lunetta rappresentante Cristo deriso, probabile opera di pittore fiammingo; a S. Andrea della Valle furono da lui restaurati i due dipinti sopra le porte laterali del presbiterio rappresentanti, a sinistra, il Martirio di s. Andrea e, a destra, il Cardinale Bessarione che consegna l'urna con la reliquia del santo al cardinale di Ancona, eseguiti da C. Cignani e da E. Taruffi intorno al 1660.
Questo periodo di intensa attività del C., il solo documentato, si concluse con i restauri degli affreschi vasariani della sala dei Cento giorni nel palazzo della Cancelleria, rappresentanti episodi della Vitadel pontefice Paolo III. Dal Moroni apprendiamo che intorno al 1833, durante il pontificato di Gregorio XVI, il C., del cui operato non restano altre tracce, eseguì restauri nel palazzo del Laterano e precisamente negli appartamenti posti al terzo piano (sale degli Imperatori, degli Apostoli e di Costantino).
Come asserisce il Salvemini, il pittore morì a Roma, colto da apoplessia, agli inizi del 1835 (negli Stati d'anime della chiesa dei SS. Vincenzo ed Anastasio, 1835, f. 2v, non figura più, come nei precedenti, il nome del pittore, ma solo quello della moglie, che è dichiarata vedova).
Bibl.: A. Salvemini, Saggio storicodella città di Molfetta, I, Napoli 1878, p. 130; A. M. Corbo, II restauro delle pitture a Roma dal 1814 al 1823, in Commentari, XX (1969), pp. 237-239; G. Moroni, Diz. di erudiz. stor-eccles., L, p. 221.