CAMERINO, Giuseppe
Nacque a Fano, forse nell'ultimo decennio del Cinquecento, ma, per ragioni che ignoriamo, abbandonò certo molto presto l'Italia e si recò in Spagna. Il legame sociale e intellettuale con la seconda patria, dove egli conobbe una discreta notorietà, fu veramente stretto: il C. appartiene in toto alla letteratura spagnola, dal momento che nelle fonti manca completamente ogni riferimento a rapporti con la cultura italiana.
La sua prova più importante (e, stando alla documentazione, anche la prima) furono le dodici Novelas amorosas, apparse a Madrid nel 1624 (poi rist. a Madrid nel 1736, e modernamente a Barcellona nel 1954, a cura di Fernando Gutiérrez).
Le novelle, dedicate a Ruy Gomez de Silva, ambasciatore straordinario presso il papa, furono accolte con lode anche da narratori di alto valore come Vicente Espinel, dal quale è firmata la "censura" del volume, ma non sembrano particolarmente rilevanti nell'ambito di quella fiorente narrativa, detta appunto "alla spagnola", che affrontava la tradizionale materia novellistica con un accentuato interesse per l'analisi psicologica e con un particolare gusto del meraviglioso e della complessità drammatica che inserisce nell'esile struttura della novella gli elementi di un più ampio svolgimento romanzesco.
Pur nei vistosi limiti complessivi dell'opera, non è peraltro del tutto trascurabile la ricerca stilistica del C., caratterizzata dall'accanita elaborazione concettistica; non ultima prova di quella padronanza della lingua valutata positivamente da L. Fernández Guerra (Don Juan Ruiz de Alarcón y Mendoza, Madrid 1871, p. 403).
Altri scritti del C. sono i Discursos sobre estas palabras: "A fee de hombre de bien", apparsi a Madrid nel 1631, e La dama beata, una tarda e mediocre raccolta di rime, per lo più d'intonazione encomiastica, pubblicata a Madrid nel 1655.
Sono numerose le testimonianze di stima tributategli da scrittori spagnoli contemporanei (tra gli altri Lope de Vega, in un sonetto premesso alle Novelas)e, pur tenendo conto della corriva disposizione laudatoria del tempo, esse provano che la posizione del C. non fu priva d'un suo rilievo; come anche dimostrano gli uffici da lui ricoperti fino al 1655, come procuratore dei Consigli reali e come notaio e segretario dei Brevi nel tribunale della Nunziatura.
Non si hanno notizie posteriori al 1655.
Bibl.: B. Croce, La lingua spagnola in Italia, Roma 1895, pp. 39 s., e Appendice di A. Farinelli, pp. 80 s.; A. Giannini, in M. Cervantes, Novelle, Bari 1912, pp. 13 s.; A. Farinelli, Italia e Spagna, Torino 1929, II, pp. 153 s.; G. Calabritto, Iromanzi picareschi di M. Aleman e V. Espinel, Malta 1929, pp. 109 s.; L. Pfandl, Historia de la literatura nacional, Barcelona 1952, pp. 363 s., 716.