CAMERATA, Giuseppe
Nacque nel 1676 a Venezia da padre bergamasco di Mugiasca d'Averara di nome Francesco. Figura nella fraglia pittorica nel 1700 e nel 1726. Studiò la pittura con il celebre G. Lazzarini, che gli chiese di terminare quelle sue opere che sarebbero rimaste incompiute. Alla sua scuola strinse amicizia con un nobile dilettante di pittura, il cavaliere Marco Miani, il quale, come si legge in uno Zibaldone dellaBiblioteca civica di Bergamo, lo prese a casa sua "considerandolo come proprio fratello...". Il C. rimase presso i Miani anche dopo la morte prematura del suo protettore ed amico, continuando a dipingere sino a ottantacinque anni. In quella avanzata età avrebbe persino incominciato un soffitto per una villa di Giacomo Miani, figlio di Marco. Morì nel 1762 nella propria casa a S. Marziale.
Il C. dovette raggiungere una certa notorietà, dato che il suo nome figura nel 1755 fra i fondatori dell'Accademia di Venezia, ma le sue opere restano ancora in gran parte da rintracciare. L'autore dello Zibaldone bergamasco considera fra le cose più singolari le Nozze di Cana nel refettorio dei padri serviti a Udine e un soffitto per i padri minori a Capodistria, non più reperibili; lo Zanetti cita una Crocefissione a S. Ermagora (vulgo S. Marcuola) a Venezia, un S. Paolo ad Efeso a S. Polo e un Crocefissoche si staccadallacroce per toccareun santo servita (ossia il Miracolo di s. Pellegrino Laziosi) nel convento dei servi, opere tutte smarrite. Delle pitture documentate del C. rimangono solo Il miracolodi s. Eustachio nella chiesa di S. Stae, forse il suo capolavoro, e S. Girolamo Miani, giànella sagrestia di S. Giacomo dell'Orio e ora nella curia patriarcale. Conosciamo, inoltre, attraverso un'incisione di A. Faldoni (Biblioteca del Museo civico di Bassano) un suo Davidche fugge l'ira di Saul che sarà utilizzato nell'Estropoetico-armonico di B. Marcello e G. A. Giustiniani, 1724-27, e David che suona la lira. Il Morazzoni gli attribuisce anche il disegno dell'antiporta delle Storie veneziane di M. C. Sabellico (1718). Per affinità stilistica gli si possono anche attribuire il Cristo e la Veronica euna Annunciazione, attualmente nel coro della chiesa dello Spirito Santo, sempre a Venezia, provenienti dal convento delle agostiniane, nonché un bell'affresco di colore perlaceo sulla scala della canonica di S. Simeone Piccolo, raffigurante un Angelo in atto di presentare il modello della chiesa ai ss. Simeone e Giuda. In base a considerazioni stilistiche, sembra pure essere stato terminato dal C. un Miracolodi s. Antonio di Padova, ora nella parrocchiale di Fratta Polesine, del quale esiste uno schizzo a penna e acquerello all'Ashmolean Museum di Oxford.
Secondo V. da Canal, il C. avrebbe "lavorato con buon giudizio e di maniera assai spedita", avrebbe avuto "buon colorito" e avrebbe inteso "il chiaroscuro". Lo preferiva però "in poche figure poiché nelle tele di gran dimensione pare che non si fermi e che non ami molto la correzione". Considerava "ad ogni modo [che] ha un buon pennello e cavasi dal comune dei pittori viventi". A. Longhi dice che avrebbe "preso la maniera del dipingere di Gregorio Lazzarini per la quale fu stimato assai", e anche secondo lo Zanetti egli avrebbe "seguito le vestigia del Maestro con felicità". Ma ben più vicino al vero pare invece V. da Canal opinando che "s'allontanò del tutto dalla maniera del suo maestro". La pittura vaporosa iridiscente del C., impreziosita da perlacei cangiantismi, è difatti assai personale, sebbene nella composizione e nella tipologia egli sembri talvolta ispirarsi al Balestra.
Il C. ebbe un nipote e discepolo, anch'egli di nome Giuseppe, noto incisore.
Fonti e Bibl.: V. da Canal, Della maniera del dipingere moderno [circa 1730], in Mercurio filosofico, 1811, p. 13; A. Longhi, Vite dei pittori veneziani, Venezia 1761, Bergamo, Bibl. civica: cod. A.8.12: Zibaldone [1761], cc. 237 s.; A. M. Zanetti, Della pittura veneziana, Venezia 1771, p. 422; F. M. Tassi, Vite de' pittori, scultori e archit. bergamaschi [1793], a cura di F. Mazzini, I, Milano 1969, p. 75; II, ibid. 1970, p. 276; G. A. Moschini, Guida di Venezia, Venezia 1815, pp. 30-32, 140-143; P. Nicoletti, Per la storia dell'arte. Lista dei nomi di artisti, in Ateneo veneto, s. 4, X (1890), p. 27; G. Costantini, La chiesa di S. Giacomo dell'Orio, Venezia 1912, p. 51; G. Fogolari, Acc. venez. di pitt. e scult., in L'Arte, XVI (1913), p. 247; R. Pallucchini, Mostra degli incis. ven. del Settecento (catal.), Venezia 1941, p. 33; G. Morazzoni, Illibro illustr. ven. del Settecento, Milano 1943, p. 241 (i due Camerata sono fusi in una sola persona); N. Ivanoff, V. da Canal critico d'arte, in Arte veneta, VII (1953), p. 117; Id., Le pitture settecentesche nella chiesa dello Spirito Santo, ibid., IX (1955), pp. 220-222; Id., Idisegni di S. Manaigo, ibid., XII (1958), p. 213; R. Pallucchini, La pittura veneziana del Settecento, Roma 1960, p. 53; R. Gallo, La Scuola Grande di S. Teodoro, in Atti dell'Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, CXX (1961-1962), p. 482; N. Ivanoff, Giovanni Segala, in Arte e Europa, Milano 1966, p. 70; Id., Un affresco del C., in Voce di San Marco, 10 febbr. 1972; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, p. 434.