CALLEGARI, Giuseppe
Nacque a Venezia il 4 nov. 1841 da Pietro e da Angela Cescutti, in una famiglia appartenente alla piccola aristocrazia veneziana e di radicate tradizioni cattoliche; la madre, religiosissima, zelante della devozione alla Madre di Dio e del culto al Cuore di Gesù, ebbe una grande influenza sull'animo del figlio. Nel seminario patriarcale, ove dal 1860 seguì i corsi di teologia, contarono molto gli orientamenti dei docenti.
Erano gli anni dei dibattiti sul Rosmini, dello sbollimento dell'entusiasmo neoguelfo giobertiano, dell'acuirsi della polemica pro e contro il potere temporale e la rivoluzione nazionale, della crisi passagliana e volpiana, dei fermenti rivoluzionari e indipendentisti tra la popolazione. I patriarchi Ramazzotti e Trevisanato furono contrari al rosminianesimo, al volpianesimo, ma anche insofferenti del giogo giuseppinista; favorirono un rinnovamento radicale della Chiesa veneziana, con la ristrutturazione dottrinale romano-tridentina e il ritorno alla disciplina borromeiana e barbarigiana.
I maestri di teologia e i direttori di coscienza del C. erano tutti sulla linea patriarcale: Giovanni Saccardo in teologia biblica, catechetica e in sacra eloquenza; Giovanni Berengo in dommatica, storia ecclesiastica, patrologia e metodica; Matteo Fracasso in teologia morale. La direzione degli studi filosofici e teologici era nelle mani dell'ultramontano Zinelli. Il concilio provinciale del 1859 aveva codificato, estendendoli a tutta la regione, gli orientamenti del Ramazzotti, che, in sostanza, si avvicinavano molto a quelli che saranno espressi dal Sillabo alcuni anni dopo (1864).
Il C. assorbì questa spiritualità intransigente diffusa nell'ambiente veneto: la matrice cristocentrica e la mentalità ecclesiale papale saranno le costanti della sua vita, spirituale e del suo metodo di apostolato. Ma egli attinse anche ad altri filoni della cultura: in primo luogo al romanticismo apologetico di un Lacordaire e di un Montalembert; al neoguelfismo del Gioberti del Primato e del Balbo. Il dramma politico-religioso di Pio IX con la svolta intransigente seguitane, il progresso della rivoluzione nazionale acuirono la sensibilità del C. sui problemi più urgenti della società religiosa di quell'epoca: l'incontro della Chiesa con le libertà moderne; i rapporti tra scienza e fede; la questione operaia; i metodi di apostolato; il posto del laico nella comunità cristiana.
Ordinato sacerdote nel 1864, rinsaldò la sua amicizia con il gruppo più intransigente di Venezia (Berengo, Cherubin, Apollonio, Cicuto, Saccardo); fu cofondatore del Veneto cattolico, organo della corrente papale clericale del Veneto. Nel 1871 il C. partecipò alla prima esperienza congressuale cattolica su base regionale, celebrativa della battaglia di Lepanto; tra il 1871 e il 1874 fu tra i protagonisti del progetto dell'Opera dei congressi, che debuttò con il primo congresso cattolico nazionale a Venezia nel 1874. Il C., a tale scopo, strinse legami strettissimi con il Paganuzzi: binomio importante nello sviluppo dell'intero movimento cattolico nazionale.
Nel 1880 egli fu nominato vescovo di Treviso: episcopato breve, ma carico di significato per il collaboratore più stimato, don Giuseppe Sarto, che il C. elesse direttore del seminario e cancelliere della curia. Nel 1883 fu trasferito a Padova, dove dette alle sue funzioni vescovili un'impronta che si rivela, sotto certi aspetti, originale.
Egli concepì l'episcopato non come una gestione amministrativa burocratica della diocesi, ma come presa di coscienza delle difficoltà in cui si dibatteva l'intera comunità cristiana e come impegno responsabile di fronte ai più gravi problemi della società. Allargò il cerchio delle sue amicizie dal Dupanloup al Manning, allo Jacobini, al Rampolla. Sul piano politico il C. condannò il nuovo Stato unitario, manifestò la sua fedeltà al non expedit, si pose sulla linea intransigente riguardo alla questione romana, non alla maniera zinelliana ma leonina, per la difesa cioè della soprannazionalità e totale indipendenza del Papato e della Chiesa da qualsiasi forma di asservimento.
Sul piano culturale, il C. fu l'erede dello spirito dei padri del Vaticano I che votarono la Dei Filius:ribadì l'assurdità della tesi razionalista o scientista d'una opposizione tra Dio autore della natura e Dio autore della grazia, tra Dio della filosofia e Dio della teologia. Tra fede e scienza sostenne una profonda armonia. A tale sensibilità si devono alcune iniziative: la prima di carattere cittadino, la scuola superiore per studenti universitari affidata a Giuseppe Alessi (1890); la seconda a livello diocesano, la restaurazione della facoltà teologica nel seminario per l'aggiornamento della cultura ecclesiastica dei clero (1894); la terza a carattere nazionale, la fondazione della Società cattolica italiana per gli studi scientifici (progetto del Toniolo nel 1894, attuato nel 1899), che sfociò nella pubblicazione della Rivista di scienze sociali, diretta da mons. Talamo, della Rivista di studi storici, diretta da mons. Majocchi, e della Rivista di scienze fisiche e matematiche, diretta da mons. Maffi. Durante questo periodo il C. strinse più saldamente vincoli di amicizia con Giuseppe Toniolo.
Sul piano delle questioni sociali: il C., prima ancora della Rerum novarum (1891), si fece promotore nel 1889 dell'Unione cattolica per gli studi sociali nell'episcopio a Padova, per approfondire le premesse dottrinali di una sociologia cristiana e per elaborare i fondamenti etici di un programma sociale cristiano. Per il mecenatismo del C. furono convocati i congressi degli studiosi di problemi sociali a Genova nel 1892 e a Padova nel 1896.
Dal 1897 emersero più spiccatamente limiti e note tipiche della sua mentalità: di fronte alla realtà nuova dell'apostolato laicale, che esigeva una sua autonomia, il C. fu incapace di cogliere i fermenti culturali delle nuove generazioni sensibili alla democrazia parlamentare, al metodo storico-critico nelle scienze sacre, alle rivendicazioni sociali. Si trovò così in aperto conflitto con il cattolicesimo democratico che faceva capo al Murri, con i promotori dell'ammodernamento degli studi sacri e del risveglio scientifico in teologia (i modernisti), e con i fondatori dei sindacati cristiani. Il C. accentuò l'attaccamento al papa, estese l'opera assistenziale caritativa (cucine economiche, Pia opera Callegari, ecc.); postulò nei fedeli una sempre più impegnativa opera di riparazione per i mali del secolo. Il contributo del C. divenne ancora determinante nella soppressione dell'Opera dei congressi e nella riforma dell'apostolato laicale: sostenne la soggezione totale dei laici all'episcopato.
Sul piano strettamente pastorale della cura d'anime, il C. continuò sulla scia del Barbarigo nella formazione dei chierici, riportò il seminario alla disciplina borromeiana; con la restaurazione della facoltà teologica adeguò gli studi ai metodi e contenuti del neotomismo in dommatica e dell'alfonsianesimo in morale; compì personalmente una visita pastorale all'intera diocesi dal 1884 al 1888, e avviò la seconda visita dal 1893 al 1905; una sintesi dei suoi indirizzi pastorali si trova nel sinodo celebrato nel 1890 e nelle lettere pastorali.
Elevato alla porpora da Pio X il 9 nov. 1903, il C. morì a Padova il 14 apr. 1906.
Fonti e Bibl.: Fonti inedite ed edite relative al C. sono custodite parte nell'Archivio della curia vescovile di Padova (atti delle due visite pastorali, atti sinodali, decreti, corrispondenza d'ufficio, ecc.), parte nell'Archivio del seminario vescovile (corrispondenza privata, lettere pastorali, diari e annotazioni). Né le une né le altre sono ancora ordinate.
Manca uno studio d'insieme sul C; si vedano perciò: G. Toniolo, Ilcard. G. C. e gli studi sociali in Italia, in Riv. intern. di scienze sociali, XLI (1906), pp. 3-12; Id., Lettere, I-III, Roma 1952-53, ad Ind.;G. Bellini, Sacerdoti educati nel Seminario di Padova distinti per virtù scienza posizionee sociale, Padova 1951, pp. 93-96; A. Cistellini, Giuseppe Tovini, Brescia 1952, pp. 141, 405, 478; F. Vistalli, G. Toniolo, Roma 1954, Ind.;G.Spadolini, L'opposizione cattolica da Porta Pia al '98, Firenze 1954, pp. 254, 280 s., 293, 311, 314, 409; A. Gambasin, Ilmovimento sociale nell'Opera dei congressi (1874-1904), Roma 1958, ad Indicem;Id., Origini caratteri finalità della società cattolica italiana per gli studi scientifici, in Aspetti della cultura cattolica nell'età di Leone XIII. Atti del convegno tenuto a Bologna il 27-29 dic. 1960, Roma 1961, pp. 535-569; Id., Orientamenti spirituali e stati d'animo dei cattolici intransigenti veneti, in Chiesa e Stato nell'Ottocenzo, Padova 1962, pp. 243-296; G. De Rosa, Storia del movimento catt. In Italia, Bari 1966, I, pp. 176, 179, 365, 518; A. Gambasin, Gerarchia e laicato in Italia…, Padova 1969, ad Ind.; Encicl catt., III, col. 384.