BRUSCHI, Giuseppe
Figlio di Bartolommeo, lavorò come scultore e modellatore nelle manifatture di porcellana di Doccia, San Donato e Napoli.
Le prime notizie della sua attività di collaboratore dello zio Gaspero nel reparto della scultura e modellazione di Doccia sono della metà del secolo XVIII; ben presto egli si distinse per le sue qualità artistiche e nell'anno 1763 venne inviato alla reggia di Colorno presso Parma per studiare alcuni nuovi modelli delle manifatture di Meissen e Sèvres. Tornato a Doccia, si fece notare per alcune serie di figure di pastorelli e di campagnoli che spesso adattò in gruppi sopra basi circolari: di solito sono formati da due figure, un uomo e una donna posti ai lati di un tronco d'albero, con alcuni particolari villerecci quali cani, agnelli, uccelli; raramente hanno più figure poste in circolo e servono per graziosi centri da tavola. Sempre per adornare le tavole, il B. modellò alcuni piccoli portadolci composti di sirene o tritoni inginocchiati che sorreggono ampie conchiglie (alcuni esemplari si conservano nel Museo Ariana di Ginevra, nel Museo Stibbert a Firenze e nel Museo Debouché di Limoges). Un'altra serie di gruppi (h. cm 20 circa) che il B. eseguì negli ultimi anni della sua permanenza a Doccia fu quella detta delle Arti e Scienze, composta di otto soggetti quali l'Architettura, la Pittura, la Filosofia, l'Astronomia, ecc.
A causa della tarda età dello zio e maestro, il B. stava per essere preposto al reparto degli scultori e modellatori, ma nel 1778 egli seguì il marchese Giuseppe Ginori nell'effimera impresa della nuova manifattura di San Donato presso Firenze e quindi, nel 1780, passò a Napoli alla fabbrica del re Ferdinando IV. Dai documenti descritti dal Minieri Riccio risulta che a Napoli, oltre alla sua professione di scultore e modellatore, svolse pure le funzioni di "manipolatore" di paste. Questo è confermato da recenti ritrovamenti archivistici che ci fanno conoscere che il B. fu inviato nel 1784 all'isola d'Elba per ricercare terre ceramiche e insegnò, a Napoli, la produzione della porcellana con vernice stannifera. La sua attività nella fabbrica napoletana continuò fino ai primi anni del sec. XIX.
Fonti e Bibl.: Firenze, Arch. Ginori Lisci, filze Manifattura di Doccia e Corrispondenza 1761-1787; Archivio di Stato di Napoli, Segr. di Casa Reale antica, fascio 1532; C. Minieri Riccio, La fabbrica della porcellana in Napoli e le sue vicende, in Atti d. Accademia Pontaniana, XIII (1880), p. 308; E. Romano, La porcellana di Capodimonte, Napoli 1959, pp. 139-141, 143; L. Ginori Lisci, La porcellana di Doccia, Milano 1963, pp. 70, 73 ss.