BROGLIA, Giuseppe
Nacque a Verona il 1º maggio 1869. Laureatosi in scienze economiche e commerciali, dal 1893 fu nominato professore incaricato nelle scuole secondarie. Stabilitosi a Torino nel 1899, nel 1902 fu chiamato alla carica di direttore generale della FIAT, poi fu nominato professore presso l'Istituto superiore di scienze economiche e commerciali di Torino (1909). Durante la guerra 1915-18 si arruolò come volontario e partecipò ai combattimenti al comando di una compagnia di mitraglieri.
Aderì al fascio ancora prima della marcia su Roma. Rimase ferito in uno scontro con gli operai che presidiavano le officine di Lingotto a Torino durante il movimento di occupazione delle fabbriche (1920). Le sue convinzioni politiche lo portarono a collaborare sul piano locale con l'amministrazione comunale instaurata dai fascisti a Torino, in sostituzione di quella liberamente eletta e costretta alle dimissioni il 23-24 giugno 1923: fu allora nominato un commissario straordinario al comune di Torino (il barone La Via) che subito chiamò il B. trà i suoi collaboratori. Da allora, e anche negli anni successivi, il B. collaborò all'amministrazione locale di Torino, divenendo anche vicepodestà con l'amministrazione Thaon di Revel.
Rinunciò nel frattempo alla carica di direttore generale della FIAT, per potersi dedicare maggiormente all'insegnamento: era stato nominato titolare della cattedra di tecnica industriale e commerciale all'Istituto superiore di scienze economiche e commerciali di Torino. Restò amministratore e consulente della FIAT.
Del 1925 è l'opera più importante del B., l'Azienda industriale, che rappresentò in quel tempo un notevole contributo alla trattatistica in tema di economia aziendale, riunendo in un unico agile volume la materia dell'organizzazione, dei costi, della contabilità industriale con l'imputazione diretta e indiretta delle spese, affrontando i problemi dei sistemi di remunerazione della mano d'opera, quelli del bilancio ivi compresi quelli degli adempimenti previsti dalla legge allora in vigore in materia di scritture contabili e accennando anche alla tassazione del reddito d'impresa. Certamente, in materia di valutazioni di bilancio, l'opera del B. presuppone i lavori di G. Zappa del 1910 (Le valutazioni di bilancio con particolare riguardo ai bilanci delle società per azioni) e del Batardon del 1918 (L'inventaire et le bilan), ma il compendio risultante dal suo volume, corredato com'era da numerosissime esemplificazioni pratiche, fu uno strumento molto utile non soltanto per gli studiosi, ma anche per gli amministratori delle aziende.
Il B. collaborò anche con lo Zappa per la Relazione preliminare al Comitato liquidatore della Banca italiana di sconto (1925). Si trattava di individuare le origini amministrative e contabili, attraverso i bilanci, del noto dissesto che aveva rappresentato, per l'Italia dell'immediato dopoguerra, una scossa economica particolarmente importante. Le conclusioni dello Zappa e del B. furono alquanto severe: sicura insussistenza degli utili (e quindi dei dividendi distribuiti) nel bilancio 1920, falsità del risultato economico d'esercizio per l'insufficienza degli accantonamenti necessari per fronteggiare i costi, mancata svalutazione contabile di alcuni crediti inesigibili, ecc.
Nel frattempo il B. divenne vicepresidente della Cassa di Risparmio di Torino, chiamatovi dal quadrumviro De Vecchi di Val Cismon, cui successe nella carica di presidente allorché il De Vecchi fu nominato ambasciatore d'Italia presso il Vaticano (1929). La politica creditizia della Cassa di Risparmio di Torino fu quella di ampliare, nei limiti consentiti dalla fisionomia istituzionale delle Casse di Risparmio, le operazioni di finanziamento, sovvenzionando non soltanto l'industria, ma anche l'agricoltura della provincia. Nel maggio 1935 il B. fu uno dei relatori italiani alla III Giornata internazionale del risparmio a Parigi. Dal 1932 al 1935 fu direttore dell'Istituto superiore di scienze economiche e commerciali di Torino, fino a quando esso fu aggregato all'università.
Nel 1933 il B. fu nominato senatore del Regno. Al Senato approvò entusiasticamente l'impresa d'Etiopia e di conseguenza appoggiò i provvedimenti finanziari, fiscali e valutari voluti dal governo fascista per sostenerla. Appoggiò anche la politica economica autarchica. Fu relatore di numerosi disegni di legge relativi alla conversione in legge di numerosi decreti di iniziativa governativa in materia economico-finanziaria, bancaria e fiscale. Tra tali conversioni in legge ricordiamo quella del decreto-legge 12 marzo 1936 n. 375 e del decreto-legge 17 luglio 1937 n. 1400 che, col nome di "disposizioni, per la difesa del risparmio e per la disciplina della funzione creditizia", riorganizzava tutta la materia bancaria; quella del decreto-legge 12 marzo 1936 n. 376 con cui l'Istituto mobiliare italiano veniva autorizzato ad effettuare operazioni di credito anche con durata superiore a dieci anni e con durata massima di venti; quella del decreto-legge 24 giugno 1937 n. 906 recante provvedimenti finanziari relativi all'industria siderurgica con cui si autorizzava l'Istituto per la ricostruzione industriale (interessato al settore) a sottoscrivere il capitale della costituenda società anonima Finsider.
Nel 1937 fu nominato membro del Consiglio superiore dell'Educazione nazionale. Morì a Torino il 23 dic. 1938.
Tra le sue opere, oltre all'Azienda industriale (Torino 1925), ricordiamo: Osservazioni in merito al progetto della Commissione ministeriale per la Riforma del Codice di Commercio, Torino 1925; Verità, sincerità e chiarezza delle scritture contabili e dei bilanci delle società anonime, in Riv. ital. di ragioneria, XV (1922), pp. 519-22; XVI (1923), pp. 30-39; Sui sindaci delle Anonime, ibid., XXX (1937), p. 189; Considerazioni sul bilancio di previsione per il Ministero delle Finanze per l'esercizio 1936-37, Roma 1936; Considerazioni sul bilancio di previsione del Ministero delle Finanze per l'esercizio finanziario 1937-38, ibid. 1937.
Tra le opere in collaborazione: Relazione preliminare al comitato liquidatore della Banca italiana di sconto, Roma 1925 (con G. Zappa); Le Casse di Risparmio e la crisi, Torino 1935 (con E. Masetti e G. Fenoglio).
Fonti e Bibl.: Atti Parlamentari, Senato, Legislatura XXIX, ad Indicem; G.Prato, in La Riforma sociale, XXXII(1925), p. 482; Associazione Nazionale tra le Casse diRisparmio Italiane, Le Casse di risparmio nel venticinquennale della loro associazione, Roma 1937; C. Biscaretti, in I cinquant'anni della Fiat, Milano 1950, p. 76; E. Rossi, I padroni del vapore, Bari 1955, p. 199.