BOZZANO, Giuseppe
Nato a Savona il 13 genn. 1815, fu avviato dai signori della Missione, per i quali lavorava il padre falegname, agli studi pittorici presso l'Accademia Ligustica. A Savona lavorò per i suoi protettori, quindi a Genova al seguito del procuratore Daneri, affrescò con un S. Vincenzo in gloria la facciata della chiesa della Missione. D'indole malinconica, dipingeva soltanto soggetti sacri: nel '40-41 quattro tele per l'oratorio dei SS. Pietro e Caterina di Savona, una medaglia a fresco sopra la porta della Scuola di carità, sei tele nell'oratorio di S. Anna di Novi Ligure fra cui una copia della Trasfigurazione di Raffaello. Nel 1843 affrescò la volta dell'altare del Rosario in Nostra Signora della Concordia ad Albissola. Nel 1845 ottenne la medaglia d'argento al concorso dell'Accademia Ligustica per il premio d'invenzione. Non si sa quali artisti abbia frequentato nel successivo periodo romano di due anni, ma l'esame delle opere posteriori rivela soltanto l'insistito studio della composizione raffaellesca. Nel 1847 dipinse il gonfalone per l'oratorio di S. Giuseppe e quattro tele per Nostra Signora della Pace di Albissola Marina con una fretta che certo non giovava alla sua produzione abile ma poco meditata. Con l'affresco della Caduta di Simon Mago in S. Pietro di Savona (1850) comincia il diretto confronto con F. Coghetti, confronto che rese più stridente l'anacronismo del B. sicché il Coghetti rubò alle sue opere il consenso dei concittadini. Nel 1853, affrescata nel duomo la Decollazione di s. Sisto, ebbe l'ammirazione del Gandolfi e di N. Barabino, ma non commosse affatto i Savonesi. Deluso, si rifugiò a Torino, donde, ancora nel '60, spediva una tela con Madonna alla chiesa savonese di S. Pietro.
Morì a Torino il 27 sett. 1861.
All'Accademia Ligustica il B., cui il carattere timido accentuava la chiusura propria dell'estrazione provinciale, trovò un ambiente sordo a qualsiasi esperienza contemporanea. Del resto la programmata esclusione di soggetti non religiosi, con la sola eccezione del ritratto, si risolve nel solo aspetto negativo del rifiuto a temi più realistici e attuali, senza il corrispondente positivo di un'adesione al valore spirituale del soggetto. La Caduta di Simon Mago e la Decollazione di San Sisto, le sue opere di maggiore impegno e respiro, appagano l'occhio per il delicato accostamento dei toni, la preziosità del tocco luministico, la magniloquente sapienza della composizione, ma è pur vero che l'accademica esattezza compositiva stanca, l'abile fusione dei toni non nasconde il frusto esercizio di ripetizione, mentre la meticolosa puntualizzazione della luce non ha più nulla della grazia inventiva settecentesca.
Bibl.: N. C. Garoni, Guida... della città di Savona, Savona 1874, D. 241; D. Buscaglia, G. B. da Savona e le sue opere, Savona 1907; O. Grosso, Savona nell'arte, in Savona nella storia e nell'arte..., Genova 1928, p. 318; F. Noberasco, Il duomo di Savona, Savona 1929, pp. 22 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IV, p. 496.