BONOLIS, Giuseppe
Nato a Teramo il 1º genn. 1800 da Luigi e da Cecilia Quartaroli, studiò disegno artistico divenendo, giovanissimo, maestro di calligrafia nel Regio Collegio di quella città. Aderì presto alla carboneria, e per questo nel 1820 fu destituito dall'incarico e due anni dopo dovette trasferirsi a Napoli, dove riprese privatamente l'insegnamento della calligrafia. Per necessità si dedicò per breve periodo all'architettura, ma poi riprese con entusiasmo gli studi nell'Accademia di belle arti, dove fu allievo di J. Franque e di G. Berger per la pittura e di C. Angelini per il disegno.
Il B. esordì nel 1837 alla mostra dell'Accademia presentando La morte di Abele (Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte) e partecipò poi regolarmente alle mostre dell'Accademia, riportando spesso i maggiori premi. Oltre a un'ampia attività di pittore, svolse un'opera di insegnamento nella sua scuola privata che ebbe grande rinomanza e in cui ebbe come appassionato allievo, tra gli altri, F. Palizzi. Le sue idee estetiche, in realtà contrastanti con la sua arte, trovarono enunciazione in un opuscolo sulla riforma degli studi artistici (presentato nel 1848 alla commissione insediata a tale scopo e pubblicato a Napoli nel 1849, con il titolo D'un nuovo ordinamento intorno alle scuote di belle arti - Discorso)e nel trattato Dell'arte pittorica (postumo, Napoli 1851).
Sposò nel 1832 l'allieva Adelaide Mazza. Fu maestro di disegno nel collegio di S. Francesco, nell'educandato della regina Isabella, nel collegio dei gesuiti e in quello di S. Maria di Caravaggio, retto dai barnabiti. Morì di tifo il 2 apr. 1851 ed ebbe nel cimitero di Napoli un monumento di P. Ricca, dedicatogli dagli allievi.
Nelle opere a soggetto storico, biblico, mitologico il B. rivela la sua formazione accademica e un gusto neoclassico, ma nella produzione ritrattistica, in gran parte dispersa, si nota una più felice adesione agli aspetti del reale; il che gli valse nell'ambiente artistico napoletano del periodo - aperto al realismo - l'attribuzione di una certa funzione di reazione al convenzionalismo accademico. In realtà il B., pur se condannava lo studio degli antichi modelli come remora alla formazione della personalità artistica, vagheggiava tuttavia gli ideali classici di bellezza, e pertanto non giunse mai a spogliarsi completamente di una certa impostazione accademica.
Tra le sue opere ricordiamo: l'Infanzia di Bacco, nel Museo Naz. di Capodimonte a Napoli; Laura al bagno (propr. marchese Ala-Ponzoni); S. Bernardo che salva Teramo dall'assedio del duca di Acquaviva, donata dal B. alla cattedrale di Teramo; la Rinuncia di Federico d'Aragona alla corona napoletana, conservata, incompleta, nella reggia di Napoli; il Ritratto di Giovanni Andrea di Sangro principe di Fondi, del 1833, dal 1964nel Museo Naz. di S. Martino a Napoli; un ritratto di Giovane signora, ora nella Gall. dell'Acc. di Belle Arti a Napoli, e un Autoritratto, nel palazzo municipale di Teramo. La maggior parte della produzione ritrattistica (per es. i noti ritratti delle Principesse greche Ipsilanti e Cantacuzena, del Principe Ghiga di Moldavia, di Miss Raffaelli, del Marchese Filiasi, ecc.) è andata dispersa; alcune tele sono in possesso di privati e un importante gruppo si trovava, quando scriveva la Lorenzetti (1952)presso un discendente del prof. Guido Bonolis (m. 1939)dell'università di Macerata. Nel Gabinetto Naz. delle Stampe di Roma è conservato un disegno con Gesù Bambino che schiaccia la testa del serpente (F. n. 32129).
Fonti e Bibl.: G. Quattromani, Saggio sopra alcune opere di Belle Arti messe in mostra il dì 30maggio 1841, in Annali civili, L, Napoli 1841, pp. 7 s.; P. Calà Ulloa, Pensées et souvenirs sur la littér. contemporaine du royaume de Naples, II, Genève 1860, pp. 233, 347; V. Bindi, Artisti abruzzesi, Napoli 1833, pp. 59-65; U. Palma, Storia eccles. e civile di Teramo, V, Teramo 1893, pp. 249 s.; P. Levi l'Italico, D.Morelli nella vita e nell'arte, Roma-Torino 1906, pp. 32 s.; G. Ceci, Saggio di una bibliogr. per la storia delle arti figurative nell'Italia meridionale, Bari 1911, pp. 47 s., 89, 99, 112, 115, 212; D. Morelli-E. Dalbono, La scuola napoletana di pittura nel sec. decimonono..., a cura di B. Croce, Bari 1915, pp. 19 s.; L. Bénédite, Storia della pittura del sec. XIX, Milano 1915, p. 568; C. Lorenzetti, L'Accad. di Belle Arti di Napoli (1752-1952), Firenze s.d. (ma 1952), pp. 212, 219, 221 s.; Accademia di Belle Arti di Napoli, Mostra celebrativa del bicentenario 1752-1952 (catal.), a cura di W. Nespoli-M. Napoli-F. Caiazzo, intr. di C. Lorenzetti, Napoli 1954, pp. 13, 32, tav. XXIV; E. Lavagnino, L'arte moderna..., Torino1956, I, p. 332; II, pp. 704, 724, 730, 733; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IV, p. 319; Encicl. Ital., VII, p. 432; A. M. Comanducci, Diz. illustr. dei pittori... italiani moderni e contemporanei, Milano 1962, I, p. 224.