BOFFITO, Giuseppe
Nacque a Gavi (Alessandria) il 3 luglio 1869 da Domenico e da Paola Canobbio in una famiglia agiata, religiosissima, legata con stretti vincoli all'Ordine fondato da S. Antonio Maria Zaccaria: lo zio materno Salesio Canobbio era infatti rettore del collegio "Carlo Alberto" di Moncalieri. La vocazione presto si manifestò, non soltanto nel B. ma anche nel fratello Salesio, che era di due anni più anziano. Ambedue frequentarono, fin dalla più tenera età, scuole tenute da barnabiti: prima a Cremona, poi a Lodi. Nel 1884, conseguita la licenza ginnasiale, il R. per un breve periodo tornò in famiglia, ma ben presto sentì di nuovo, definitivamente, il richiamo per la vita barnabitica. Destinato a Napoli, come viceprefetto di camerata nel collegio dei "Bianchi", nel luglio 1886 entrò nel noviziato di S. Felice a Cancello; il 28 ott. 1887 pronunciò i voti semplici e fu mandato a Roma a riprendere gli studi liceali, interrotti nell'anno di noviziato. Frequentò filosofia e teologia nella scuola dell'Ordine e fece il liceo all'"Apollinare" prendendo la licenza nel 1889.
In questo periodo cominciò ad esercitarsi nella poesia; ma da sé riconobbe che la "fusione" non gli riusciva, perché la riflessione e la erudizione soffocavano l'espressione del sentimento. Più tardi raccolse, sotto il titolo di Iuvenilia, la sua produzione poetica di quegli anni, in cui risalta l'abilità a comporre una infinita varietà di metri: odi, inni, canzoni, sonetti, saffiche, distici elegiaci, ecc.
Ordinato sacerdote il 24 sett. 1892, fu destinato all'insegnamento letterario presso il collegio "Carlo Alberto" di Moncalieri, dove si perfezionò negli studi teologici, mentre contemporaneamente frequentava all'università di Torino la facoltà di lettere e filosofia.
Il 14 luglio 1896 conseguì la laurea e nel nuovo anno scolastico ebbe la cattedra di italiano al liceo, che mantenne quasi ininterrottamente per quarantacinque anni, acquistando una particolare competenza specialmente nella esegesi della DivinaCommedia. Fu nominato bibliotecario della Società meteorologica italiana, che aveva nel collegio di Moncalieri un importante osservatorio, di cui il B., dal gennaio 1898 alla metà di agosto 1900, fu anche direttore. Nell'estate del 1900 venne trasferito a Roma, per insegnare Sacra Scrittura e storia ecclesiastica nel collegio di S. Carlo ai Catinari. Eletto bibliotecario del collegio, cominciò le sue esplorazioni nelle biblioteche romane: alla Vaticana, alla Nazionale, alla Casanatense, all'Angelica, nonché alla Corsiniana, dove C. Schiapparelli gli mise a disposizione la sua preziosa raccolta privata di libri orientali.
Nel 1901 i superiori gli consentirono di andare a Parigi, dove alla Bibliothèque Nationale ricercò documenti per risolvere la intricata questione relativa alla attribuzione a Dante dell'operetta Quaestio de aqua et terra; nel viaggio di ritorno passò anche dalla Svizzera per ricercare il manoscritto di Cecco d'Ascoli De principiis astrologiae. Trasferito il 4 nov. 1901 a Firenze nel collegio "alla Querce", dove insegnavano personalità insigni, gli venne affidata la cattedra di greco al liceo e poi di italiano e fu eletto bibliotecario. Nel 1905 un episodio venne accentuando la sua vocazione di bibliografo.
Il B., scrivendo un articolo, L'eresia degli antipodi, in cui riprendeva un problema già trattato da un punto di vista letterario (La leggenda degli antipodi, in Misc. di studi critici in onore di A. Graf, Bergamo 1903, pp. 583 ss.), imperniò la discussione su scottanti questioni teologiche e affrontò direttamente il problema della controversia disciplinare ecclesiastica, che toccava l'infallibilità pontificia. L'articolo fu respinto dalla Rivista storico-critica delle scienze teologiche, a cui era destinato, ma vide egualmente la luce fra le "Pubblicazioni dell'osservatorio del Collegio alla Querce". Tuttavia da allora il B. evitò discussioni in un campo così delicato.
Già dal 1904 aveva cominciato la sua collaborazione con il bibliofilo editore Leo Olschki, che durò ininterrotta per quarant'anni: pubblicò il suo primo articolo in La Bibliofilia (Il commento inedito di Cecco d'Ascoli all'Alcabizzo) nel fascicolo del febbraio-marzo 1904; nel 1911 redasse il primo indice decennale della rivista, relativo agli anni 1899-1909. Nel 1914 iniziava nella Bibliofilia la pubblicazione di una serie di articoli sulla Bibliografia dell'aria, con la collaborazione del giovane Pantaleo Niccolari, ex alunno di Moncalieri, poi morto al fronte. Durante la prima guerra mondiale il collegio "alla Querce" fu requisito e trasformato in ospedale militare: gli alunni vennero trasferiti al "Loretino", distante circa sei chilometri da Firenze. Il B. fu allora molto impegnato nell'assistenza ai feriti, nel confessionale, nella predicazione; ma, anche in quelle condizioni, riuscì a non trascurare i suoi studi e le sue ricerche bibliografiche. Nel 1921 il convitto riebbe l'antica sede e ricominciò a popolarsi di studenti; in quell'anno il B. dette alle stampe a Firenze Il volo in Italia, primo tentativo di una storia aviatoria ed aeronautica italiana. Egli non si sottrasse ai miti del suo tempo: fu soprattutto la sua passione per il volo (che avrebbe potuto "fare un giorno di tutti gli uomini dispersi una sola grande famiglia") che lo portò a tessere l'elogio del regime fascista, fautore dello sviluppo dell'aeronautica; questo elogio lo ritroviamo, esplicito ed entusiasta, nella prefazione alla Biblioteca aeronautica del 1929 e di nuovo nel suo "Primo Supplemento" del 1937.
Nel 1922 fu celebrato il 55º anniversario della fondazione del collegio fiorentino di cui il B. raccolse la storia nel volume Il Collegio alla Querce nell'anno 55º di fondazione (Firenze 1923). Nel marzo-aprile 1925 si tenne a Firenze la Mostra didattica nazionale, a cui il collegio presentò una tal copia di elementi storici, didattici e sperimentali nel campo pittorico, fotografico, musicale, teatrale, da ottenere il gran premio e la definizione, da parte della giuria, di essere "un modello del genere". Il maggior merito di quel successo spettava alla paziente opera di ricercatore effettuata dal Boffito. Nello stesso anno, in occasione della seconda Mostra internazionale del libro, egli pubblicò l'operetta Origine ed evoluzione delle iniziali istoriate.
Nel 1929, alla morte del confratello padre Melzi d'Eril, il B. gli successe nella direzione dell'osservatorio meteorologico: le registrazioni trigiornaliere degli strumenti, dal 1906 al 1942, sono tutte di sua mano. Nel 1940 fu nominato direttore della Bibliofilia; nel 1937 aveva raccolto materiale per la sezione astronomica della "Mostra augustea della Romanità"; alla vigilia della seconda guerra mondiale si disponeva a collaborare per la Esposizione dell'E. 42. Nell'anno 1942 il B. ricevette dal ministero dell'Aeronautica la richiesta di compilare un terzo volume aggiornativo della sua Biblioteca aeronautica, nel quale doveva essere proseguita la bibliografia dal 1936 al 1942; non respinse questo incarico, ma non lo condusse a termine; riuscì invece a completare la sua Bibliografia Galileiana. Morì a Firenze il 16 sett. 1944.
Il B. ebbe notevoli riconoscimenti e fu nominato socio di importanti istituti culturali: dell'Accademia di Storia Patria di Lombardia, dell'Accademia Pontificia dei Nuovi Lincei, della Società Colombaria Fiorentina, dell'Accademia "Petrarca" di Arezzo, dell'Academia Humanistica di Szeged in Ungheria; l'8 luglio 1937 fu nominato "accademico residente a vita" dell'Accademia della Crusca. Lasciò una immensa mole di manoscritti (opere incompiute, appunti, schede, copie di documenti), che meriterebbero di essere ancora utilizzati.
Nella bibliografia sul B., aggiornata al 1947 da Giovanni de' Bernardi e Arnaldo Masotti, sono elencate 210 voci di sue pubblicazioni, fra cui 10 postume e 19 recensioni: una produzione vastissima, impegnata nei campi culturali più diversi. Tuttavia è possibile individuare un filo conduttore, capace di collegare questa sua multiforme attività. Anzitutto il B. fu un insigne dantista: nei suoi numerosi studi danteschi risalta il suo interesse per le cognizioni cosmogoniche, fisiche e naturali del poeta. A questo interesse predominante si ricollegano le sue importanti Memorie intorno alla "Quaestiode aqua et terra" (Torino 1902-1903), che egli giudicava apocrifa. Ne curò la riproduzione in facsimile dalla edizione principe del 1508, insieme con altri insigni studiosi italiani e stranieri (Zanotti-Bianco, Prompt, Thompson, Müller), accompagnandola con una interessante introduzione critica e con versioni in lingua italiana, francese, inglese, spagnola e tedesca: questa pubblicazione, edita a Firenze da Leo S. Olschki nel 1905, riuscì un autentico capolavoro tipografico. Nel 1908, presso lo stesso editore fiorentino, pubblicò un importante volume su Dante, in collaborazione con Camillo Melzi d'Eril, nel quale veniva posta in evidenza la importanza, per la cronologia della visione dantesca, della scoperta di un interessante documento astronomico (la versione latina dell'Almanacco del Profacio, rinvenuta dal B., in un manoscritto della Biblioteca Laurenziana a Firenze), che i due barnabiti ritennero certamente conosciuto ed usato da Dante e che presentavano come Almanach Dantis Aligherii. Il B. si occupò anche a più riprese di Cecco d'Ascoli (di cui scoprì il De principiis astrologiae e il De eccentricis et epicyclis) per indagare le cause della sua condanna al rogo, per interpretare i passi più oscuri delle sue opere, ma soprattutto per studiarne le cognizioni fisiche e naturalistiche.
A questi suoi studi si ricollegano le ricerche nel campo della meteorologia, dell'astronomia e dell'aeronautica, che si conclusero in opere fondamentali di grande impegno ed ampio respiro. Il B. fu anche insigne storico della scienza e della tecnica; fra le sue opere sull'argomento, risalta la splendida monografia in due volumi, intitolata Gli strumenti della scienza e la scienza degli strumenti (Firenze 1929-30), in cui illustrava i cimeli della "Tribuna di Galileo" ed analizzava la "Origine e formazione del Museo degli strumenti antichi". I volumi erano splendidamente illustrati con tavole fuori testo e con moltissime figure intercalate allo scritto. Questo gusto per la illustrazione iconografica e per la decorazione della sua pagina moderna con riproduzioni di frontespizi, testate, finalini e iniziali ornate (riprese da antiche edizioni, specialmente del sec. XVIII) era caratteristico del B., il quale pubblicò studi importanti sul libro illustrato italiano (Frontespizi di libro; Iniziali istoriate,fiorite e arabescate). Particolarmente affascinante in questo campo è lo studio storico-topografico e grafico Piante e vedute di Firenze (Firenze 1926), pubblicato dal B. in collaborazione con Attilio Mori. Queste pubblicazioni facevano parte della collana "Il facsimile", che egli diresse in collaborazione col Fumagalli. Frutto dell'amicizia e della collaborazione fra lui e il Fumagalli va considerato anche quel Vocabolario bibliografico, uscito come opera postuma del Fumagalli nel 1940, ma praticamente compilato in quasi tutta la sua estensione (era stata compiuta soltanto la lettera A) dal B., con l'aiuto di Giovanni de' Bernardi.
Collegato con la sua passione di bibliofilo e con la sua attività di bibliotecario fu il grande interesse del B. per la bibliografia. Nel mare magnum della imponente produzione boffitiana emergono tre importanti opere bibliografiche, di grande impegno ed ampio respiro, nelle quali si concentrò e si espresse più compiutamente la vastità e complessità di interessi culturali dello studioso barnabita. La prima, in ordine cronologico, è la Biblioteca aeronautica italiana illustrata, uscita a Firenze nel 1929 e seguita nel 1937 dal primo (ed unico) Supplemento decennale, che abbracciava la bibliografia dal 1927 al 1936. Questa interessante opera bibliografica fu preceduta da una serie numerosa di saggi sull'argomento, che culminarono nella importante Storia documentata e aneddotica dell'aeronautica e dell'aviazione in Italia, uscita a Firenze nel 1921 sotto il titolo Il volo in Italia. Nella Biblioteca aeronautica il settore più precipuamente bibliografico era preceduto da uno Studio sull'aeronautica nella letteratura, nell'arte e nel folklore, di interessante contenuto e di piacevole lettura.
L'altra opera bibliografica di gran mole, realizzata dal B., è la Biblioteca Barnabitica, uscita a Firenze fra il 1933 e il 1937, in quattro grandi volumi in 4º, nella quale, oltre ai nomi degli scrittori, sono registrati anche i nomi di località particolarmente significative nella storia dell'Ordine: alcune di queste voci (come, ad esempio, "Bologna") costituivano autentiche monografie sull'attività svolta dai barnabiti in determinati centri. Per questa opera il B. aveva incominciato ad accumulare schede, appunti e illustrazioni fin dal 1908. Nel febbraio del 1933, in occasione del IV centenario dell'Ordine (approvato il 18 febbr. 1533), furono pubblicati i primi due volumi dell'opera, comprendenti le voci dalla lettera A alla M. Nel marzo successivo usciva il volume terzo, fino alla lettera S; mentre il quarto ed ultimo volume vedeva la luce nel 1937, coronando un lavoro di quasi trent'anni. L'opera monumentale, di oltre duemila pagine, illuminate da cinquecento illustrazioni, era molto elegante per la splendida veste tipografica, datale dalla casa editrice Olschki.
L'ultimo importante lavoro bibliografico, compiuto dal B., è la Bibliografia Galileiana, (Roma 1943), prosecuzione del lavoro eseguito per la collana ministeriale "Indici e Cataloghi" dal famoso studioso galileiano Antonio Favaro, coadiuvato dal Carli. È senza dubbio sintomatico che questo esame analitico sulla "fortuna di Galileo" sia stato affrontato ed egregiamente realizzato da un religioso. Il B. condusse la sua documentazione sistematica con una scrupolosa obiettività e con una ampia visione del personaggio, nonché dell'ambiente che lo aveva circondato. Fece precedere alla bibliografia vera e propria una interessantissima prefazione, nella quale era posta in risalto "la fortuna di Galileo Galilei e delle opere sue", nonché "gli insegnamenti d'una bibliografia". Nella registrazione delle voci bibliografiche, mantenne i criteri dei suoi predecessori, seguendo l'ordine cronologico delle pubblicazioni e, entro l'ambito di uno stesso anno, l'ordine alfabetico per cognome d'autore, ma introdusse una importante innovazione, completando l'elenco con una appendice, integrativa anche del volume precedente, nella quale veniva registrata quella che fu chiamata una "bibliografia incidentale", con la segnalazione delle opere non dedicate esclusivamente allo studio di Galileo, ma nelle quali vi fosse un rilevante riferimento a lui. Aggiunse in fondo al suo Primo Supplemento un ampio "Indice generale dei nomi e delle cose", relativo ad ambedue i volumi della Bibliografia Galileiana (volumi XVI e XVIII della collezione "Indici e Cataloghi"). Complessivamente il B. segnalò 1711 titoli di pubblicazioni esplicitamente galileiane, oltre 196 voci di "bibliografia incidentale" registrate nell'appendice. Grande risalto vi è dato alla segnalazione di opere sui discepoli e sugli accademici lincei e del Cimento, che furono così intimamente collegati alla personalità del grande scienziato e che furono i testimoni più efficaci della influenza enorme, da lui esercitata sulla formazione culturale dei contemporanei e dei posteri, in Italia e fuori d'Italia. A servizio degli studi galileiani il B. aveva preparato inoltre, sempre per incarico del ministero dell'Educazione nazionale, un grosso volume manoscritto intitolato Manoscritti Galileianidella Biblioteca Nazionale di Firenzedescritti ed illustrati, che però non fu considerato adeguato alle norme di catalogazione recentemente aggiornate.
Bibl.: Un'opera bibliografica ampia ed organica sul B. è stata pubblicata nel 1947, come "numero commemorativo per l'LXXX annuale di fondazione del Collegio alla Querce in Firenze (1867-1947)", sotto il titolo Giuseppe Boffito, barnabita. L'uomo, le opere. Bibliografia; cfr. inoltre G. Boffito, Biblioteca Barnabitica, I (1933), pp. 242-257, IV (1937), pp. 340-41; A. Saitta Revignas, Necrologio, in Atti e Mem. della Accademia "Petrarca", n.s., XXXIII (1945-46), pp. 243-47; A. Masotti, Not. sugli scritti del padre G. B. barnabita, Venegono Inferiore (Varese) 1946, Enciclopedia Ital., App. II, p. 418; Enciclopedia catt., II, coll. 1957 s.