BIANCA, Giuseppe
Nacque ad Avola (Noto) il 4 febbr. 1801, da Corrado e Anna Molisina. Studiò filosofia e discipline matematiche presso il convento dei domenicani della sua cittadina; iniziò poi gli studi giuridici per assecondare il desiderio dei familiari, ma presto se ne distolse per dedicarsi alla traduzione dei classici italiani, latini e greci, ed alle scienze della natura. La lettura di un'opera di Erasmo Darwin nella traduzione del Gherardini,Gli amori delle piante (Milano 1805), suscitò in lui un interesse per gli aspetti e i problemi del mondo vegetale che, alimentato da una attività di personale osservazione naturalistica, si portò sul piano scientifico dopo la lettura, nel 1834, dei Prodromi della flora siciliana di G. Gussone (Napoli 1827).
L'influenza che il Gussone esercitò sul B. non vietò a quest'ultimo di avvertirne gli errori e le omissioni. Egli si propose pertanto di intraprendere uno studio, simile a quello del Gussone, ma limitato al circondario di Avola: in tal modo sperava, da una parte, di evitare errori analoghi a quelli riscontrati e, dall'altra, di muovere altri naturalisti a compiere su aree limitate della Sicilia rilevazioni botaniche approfondite come la sua. Lo stesso metodo era stato usato dal Buffon, di cui il B. conosceva le opere, nelle sue ricerche ornitologiche.
Dopo uno studio di diciassette anni, il B. pubblicò la Flora dei dintorni di Avola (in Atti dell'Acc. Gioenia di scienze naturali di Catania, XV [1839], pp. 295-348).
In essa faceva precedere alla parte più propriamente botanica una descrizione topografica dei terreni e una serie di notizie sui loro caratteri chimici, mettendo in evidenza il fatto che l'ambiente inorganico condizionava l'esistenza di certe specie o talvolta ne mascherava addirittura l'identità. Questo rapporto tra lo studio botanico e la rilevazione dell'habitat entrava a far parte del metodo naturalistico proprio in quegli anni. Il B. cercò anche di elencare in modo razionale i terreni insieme con la flora corrispondente, dando la precedenza a quelli collinosi che egli riteneva essere emersi prima dalle acque ed essere stati pertanto colonizzati dalle piante nel periodo più remoto.
Le memorie pubblicate dal B., sempre negli Atti dell'Accad. Gioenia (XIX[1842], pp. 53-135; XX [1843], pp. 223-259; s. 2, I [1844], pp. 233-251; II [1845], pp. 81-163; III [1846], pp. 33-107, 225-347), vertono in maniera specifica sulle singole specie vegetali, seguendo un criterio intermedio tra la schematica connotazione del Linneo e la ricca, ma talvolta imprecisa e superflua, descrizione del Buffon. Il B. fa seguire il nome di ciascuna specie dalla "frase specifica", cioè dall'enunciazione dei caratteri fondamentali della pianta, e quindi passa a riferire brevemente le sue osservazioni.
Nel 1848 il B., che era stato carbonaro, si impegnò attivamente negli avvenimenti politici dell'isola: partecipò all'insurrezione di Avola contro il governo borbonico e fu segretario del comitato liberale locale. Dopo la Restaurazione tornò alla vita privata. Ripreso il lavoro sulla flora della sua terra, pubblicò le altre memorie a partire dal 1850: ibid., XVI (1850), pp 217-379; XVII (1851), pp. 21-110; XVIII (1857), pp. 157-253; XIX (1859), pp. 23-87. Tra il 1841 e il 1844 aveva dato alle stampe le Novae plantarum species minusve in Sicilia cognitae iuxta Hyblam vulgo Avola sponte provenientes, in Giorn. del Gabinetto lett. della Acc. Gioenia, VII, 1 (1842), e dei Supplementa et adnotationes in Synopsim Florae Siculae Ios. Gussone, che il Gussone accoglieva nei suoi Addenda et emendanda (Napoli 1845).
Il B. fu anche agronomo competente: in particolare si occupò della "malattia della vite" e della possibilità di ripristinare la coltivazione della canna da zucchero. Grande successo ebbe la Monografia del mandorlo comune e della sua coltivazione in Sicilia (Palermo 1872); essa venne anche premiata all'esposizione agraria che si tenne a Siracusa nel 1871.
La Monografia è divisa in tre parti: la storia del mandorlo (in cui si tratta della sua origine, dei suoi miti e della sua utilità), la botanica del mandorlo (con la descrizione di ben cinquecentocinquantanove specie, cui più tardi se ne aggiungeranno altre centonovantatré) e la sua coltivazione.
Il B. scrisse anche una Monografia sul carrubo (Firenze 1881): oltre a offrire utili consigli per la cultura della specie, ricorda tutte le identificazioni del lotus dei Lotofagi di Omero, delle quali, a suo parere, la più accettabile sarebbe quella che si riferisce al carrubo.
La reminiscenza classica derivava da una particolare formazione culturale, che fece considerare il B. "letterato dottissimo" dai contemporanei. Scrisse la Descrizione delle feste triduane di Santa Venera (Catania 1858)ed ebbe una dotta polemica sulla versione in italiano di un epitalamio catulliano di Giunta e Marilo Torquato di Matteo Raeli; volle esporre le sue ragioni nelle Osservazioni critico-filologiche sulla lettera del Sig. M. Raeli (La scintilla, 1877, nn. 14-15), apprezzate dai filologi. Tradusse fra l'altro in latino il carme manzoniano Il cinque maggio (Odes Alexandri Manzoni: Il cinque maggio: latina interpretatio, Ragusa 1877), ricevendo il plauso del Manzoni e di insigni latinisti, quali il Rieppi e il Villani, che la giudicarono opera di perfetto sapore virgiliano (A. Perez,Un grande obliato, in Il piccolo giornale d'Italia, II[1914], n. 253).
Del 1878 è la Monografia agraria del territorio di Avola (pubblicata a Firenze).
Si tratta di un saggio che rivela la profonda partecipazione del B. alla situazione economica e sociale della sua terra, e in cui, accanto agli argomenti di tecnica agraria, s'incontra la preoccupazione di spiegare le ragioni storiche della suddivisione della popolazione nelle tre classi sociali: proprietari terrieri, borghesi e agricoltori.
Il B: morì ad Avola il 12 nov. 1883.
Oltre alle opere già menzionate egli pubblicò: Sul rapporto intorno all'attuale malattia della vite. Osservazioni critiche, Catania 1852; Sul ritorno della cultura della canna da zucchero in Sicilia e nei dintorni di Avola, Palermo 1853.
Bibl.: G. M. Mira, Bibliografia sicil., Palermo 1875-88, I, p. 101; A. De Gubernatis,Diz. biografico degli scrittori contemporanei, Firenze 1879, p. 148; G. Scala Rizza, Spigolature, Catania 1889; G. Gubernale,G. Bianca, Noto 1915.