BAUER (Pauer, latinizzato Agricola), Giuseppe
Tedesco, fu attivo in Roma come maestro argentiere dal 1739. Abitò ed ebbe bottega presso S. Maria in Vallicella, poi a piazza dell'Orologio, e coprì le cariche di console e camerlengo nella Università degli orefici. Fu argentiere di casa Pallavicini e vari suoi lavori figurano tra le ricevute dei pagamenti nell'archivio di questa famiglia.
Tra le sue opere restano le due bellissime statue di S. Pietro e S. Paolo in argento fuso, conservate nella cattedrale di Frascati (esposte alla mostra Il Settecento a Roma, nel 1959, e a Parigi alla mostra La peinture italienne au XVIIIe siècle, nel 1960-61); una ricca acquasantiera con cornice ornata da pietre colorate e con un medaglione di cera nel centro, conservata al Museo Piersanti di Matelica; una lucerna nella Biblioteca Comunale di Macerata; qualche bella cartagloria nell'abbazia di Fiastra (Macerata), nonché vari pezzi in case private.
Morì a Roma l'11 luglio 1804 e fu sepolto a S. Stefano in Piscinula. Sia per Giuseppe sia per i suoi figli i documenti degli archivi parrocchiali conservati al Vicariato di Roma offrono date di nascita estremamente contraddittorie.
Luigi, figlio di Giuseppe e di Agnese Santolini, nacque a Roma nel 1759 e, oltre che argentiere e incisore di gemme, fu pittore. Nel museo di Roma è conservato il calco di un grande intaglio con il Ratto di Proserpina.Come pittore, fu seguace di C. Unterberg; molto apprezzato, ricevette commissioni anche dall'estero.
Nel 1789 ebbe dall'Accademia di S. Luca il primo premio della prima classe di pittura con il quadro Miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci; il 7 sett. 1800 fu nominato accademico e il 2 novembre prese possetso della carica. Nel 1812 eseguì per il Quirinale un Orazio Coclite al ponte e Giustintano che detta il suo codice (l'Orazio Coclite ebbe la ventura di essere collocato nella sala centrale - poi del concistoro segreto - di fronte al Trionfo di Romolo dell'Ingres, ma già dal 1815 se ne sono perse le tracce).
Una sua S. Elisabetta, dipinta nel 1801 su bozzetto di G. Cades per la chiesa di S. Antonio dei Portoghesi, fu considerata da Stendhal come la cosa più pregevole della chiesa (Promenades dans Rome, II, Paris 1853, p. 150). Un dipinto con S. Luigi e santi nella chiesa di S. Maria del Poggio o della Crocetta, a Viterbo, è stato distrutto dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale.
Nel 1818 dipinse a fresco S. Giacomo Maggiore nella cappella Paolina in Quirinale, mentre il figlio Filippo eseguì S. Tommaso (per Filippo, cfr. Diz. Biogr. degli Ital., I, pp. 501 s., sub voce Agricola, Filippo).
Morì a Roma il 28 genn. 1821 e fu sepolto nella chiesa di S. Apollinare dove il figlio pose una lapide (cfr. V. Forcella).
Vincenzo, altro figlio di Giuseppe e di Agnese Santolini, nacque forse nel 1769. Allievo del padre, si trasferì con la moglie, Lucrezia Fontana, dal 1794 al 1806 in via della Consolazione, esercitando l'arte dell'incisore di cammei. Nel 1808 aprì bottega in via del Babuino; si ignora la data della sua morte.
Con Luigi e Vincenzo è spesso confuso Gioacchino Agricola, del quale sono documentati lavori nel palazzo Borghese e nella palazzina della villa dal 1770 al 1785; ma sono per ora identificati solo alcuni affreschi decorativi nella stanza del sole, oggi sala del David del Bernini, e nella sala XIX della villa Borghese. In palazzo Doria Pamphili decorò la volta della saletta gialla dell'appartamento di rappresentanza con Rebecca al pozzo. Fece parte dell'Accademia dei Virtuosi al Pantheon.
Fonti e Bibl.: Roma, Accademia Naz. di S. Luca, Registro della Congregaz., n. 55, p. 90v; Ibid., Concorsi, IX, p. 11 (1789), per Luigi; Roma, Arch. Segr. Vaticano, Fondo Borghese, 8086-8088, Registri mandati 1770-1775; Ibid., 5841-5842, Filze mandati 1776-1777; Ibid., 8255, Registro mandati 1778-1782; 5848-5849, Filze mandati 1783-1785; Ibid., 8090, Registro mandati 1785-1786 (i dati sono stati gentilmente forniti dalla dott. L. Ferrara, per Gioacchino); Schorn's Kunstblatt, 1822, p. 24 (dà notizia di un ritratto fatto da Luigi a una principessa danese); M. Missirini, Memorie per servire alla storia della Romana Accademia di S. Luca, Roma 1823, pp. 359, 364, 428, 462 (per Luigi); Die Kunstausstellung in Halberstadt, in Schorn's Kunstblatt, 1836, p. 214 (Luigi vi espose una veduta del Castello di Portici); G. Moroni, Diz. di erudiz. stor. eccles., VIII, Venezia 1841, p. 140; CII, Venezia 1861, p. 172 (sempre per Luigi); V. Forcella, Iscrizioni delle chiese... diRoma..., VII, Roma 1876, p. 525 (per Luigi); F. Noack, Das Deutschtum in Rom, Berlin-Leipzig 1927, pp. 77, 263 (per Giuseppe); R. Righetti, Incisori di gemme e cammei in Roma, Roma 1952, p. 42 (per Luigi); C. Bulgari, Argentieri, gemmari e orafi d'Italia, I, Roma 1959, p. 40 (per Giuseppe), 41 (per Luigi e Vincenzo); Z. Giunta di Roccagiovine, in Il Settecento a Roma (catal.), Roma 1959, pp. 434 s. (per Giuseppe); Id., in La peinture italienne au XVIIIe siècle (catal.), s.l. [ma Parigi], novembre 1960-janvier 1961, nn. 161 s. (per Giuseppe); G. Briganti, Il palazzo del Quirinale, Roma 1962, pp. 52, 74 nota 79 (per Luigi); P. Della Pergola, Villa Borghese, Roma 1961, p. 75 (per Gioacchino); U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, I, p. 137, sub voce Agricola, Luigi.