BASTIANELLI, Giuseppe
Nacque a Roma il 25 ott. 1862: suo padre, Giulio, era primario medico nell'ospedale di S. Spirito in Roma e un suo zio era chirurgo a Trevi nell'Umbria, sicché egli poté, come suo fratello Raffaele, vivere nell'ambiente medico fin dall'infanzia, traendone motivo ad orientarsi verso particolari interessi che approfondì poi durante gli anni universitari. Compresa la importanza dei corsi, ai suoi tempi prevalenti, di fisica e di chimica e, in particolar modo, della fisiologia, divenne allievo di J. Moleschott, col quale iniziò interessanti indagini sui succhi intestinali, interrotte poi per mancanza di mezzi (Die physiologische Bedeutung des Darmsaft, in Untersuchungen zur Naturlehre des Menschen und der Thiere, XIV [1892], pp. 138-163); studiò chimica con S. Cannizzaro. Si formò così una cultura medica di primissimo ordine, che gli fece ottenere apprezzamenti anche fuori d'Italia, in America, Inghilterra, Germania.
A ventinove anni il B. vinse il concorso di primario medico nell'ospedale di S. Spirito in Roma, ove lavorò a fianco di Angelo Celli, Ettore Marchiafava, Amico Bignami. Insieme con quest'ultimo e con G. B. Grassi condusse una lunga serie di ricerche sulle varie forme cliniche della malaria, che in molte zone vicine a Roma mieteva molte vittime umane.
Da poco Ch.-L.-A. Laveran aveva annunciato la scoperta della natura parassitaria della malaria, già intravista dal CeW' dal Grassi e dal Marchiafava. Occorreva approfondirne gli studi e il B., con ricerche di ordine clinico e anatomo-patologico, descrisse vari casi clinici rendendo così possibile precisare la patogenesi, la patologia e la clinica della febbre malarica e delle sue varietà. Tra i suoi scritti principali sull'argomento si ricordano: Sull'infezione malarica primaverile (in collab. con A. Bignami), in Riforma medica, VI (1890), pp. 860 s.; Osservazioni sulle forme malariche estive-autunnali (in collab. con A. Bignami), ibid., VI (1890), pp. 1501 s.; Studi sulla infezione malarica (in collab. con A. Bignami), in Boll. d. R. Accad. medica, XX (1893-94), pp. 151-237; Sur la nature des parasites des fièvres estivo-autoninales (in collab. con A. Bignami), in Archives italiennes de biologie, XXII (1895), pp. CXLII-CXLVI; Weitere Untersuchungen úber den Lebenslauf der menschlichen Malariaparasiten in Körper des Moskito (in collab. con A. Bignami e G. B. Grassi), in Untersuchungen zur Naturlehre des Menschen und der Thiere, XVI (1899), pp. 573-583; Untersuchungen über die malaria (in collab. con G. B. Grassi e A. Bignami), ibid., XVII (1900), pp. 10-16; Ueber die Structur der Malariaparasiten, insbesondere der Gameten der Parasiten des Aestivoautumnalfieber (in collab. con A. Bignami), ibid., pp. 108-126. Nelle indagini dirette allo studio delle forme estivo-autunnali da Plasmodium Falciparum il B. descrisse, insieme col Bignami, i vari quadri delle perniciose malariche e, in particolare, di quelle con localizzazioni nervose, essendosi egli sempre interessato anche a problemi generali di neuropatologia: nel 1896, infatti, aveva compiuto ricerche sulle sclerosi combinate del midollo spinale nelle anemie perniciose (Le sclerosi combinate del midollo spinale nelle anemie perniciose, in Boll. d. R. Accad. medica, XXII [1895-96], pp. 197-245).
Le ricerche che dettero maggiormente fama al B. furono quelle compiute sul ciclo del parassita nell'anofele: fin dal 1894 egli, insieme col Bignami, sulla scorta degli studi condotti dagli zoologi sui coccidi, aveva sostenuto che le semilune altro non fossero che quelle forme di coccidi che possono ultimare il loro sviluppo soltanto nell'ambiente e nei tessuti di un altro animale. Fu soltanto dopo l'introduzione del metodo di colorazione di Romanowski, che aveva reso più agevole l'osservazione dei parassiti, che i due studiosi poterono chiarire il significato delle semilune e dei filamenti mobili da esse originati e descrivere così la morfologia dei microgameti, convinti che l'ulteriore sviluppo delle semilune avvenisse nelle zanzare.
Lavorando su anofeli catturati e inviati loro dal Grassi e nutriti con sangue di malarici, il B. e il Bignami ottennero finalmente lo sviluppo del parassita: essi poterono così descrivere tutte le fasi del ciclo sporogonico del Plasmodium Vivax nei successivi stadi, dalla cocisti di 42 ore fino alla formazione e liberazione degli sporozoiti, e presentarono la loro relazione sull'argomento all'Accademia dei Lincei il 4 dic. 1898 (Coltivazione delle semilune malariche dell'uomo nell'Anopheles Claviger [sinonimo: Anopheles maculipennis Meig] [in coll. con A. Bignami e G. B. Grassi], in Atti d. R. Accad. Lincei, s. 5, VII, 2 [1898], pp. 313 s.) e, più tardi, all'Accademia medica di Roma (Sullo sviluppo dei parassiti della terzana nell'Anopheles Claviger, [in coll. con A. Bignamil, in Boll. d. R. Accad. medica, XXV [1898-1899], pp. 277-303). Quasi contemporaneamente il B., col Grassi e col Bignami, descrisse il ciclo sporogonico del Plasmodiuni Falciparum e riuscì a provocare l'infezione in un volontario con gli anofeli infetti, mettendo così in luce la possibilità della trasmissione sperimentale della malaria umana e dimostrando quindi che gli anofeli sono i sicuri vettori della malattia. Tra i suoi scritti in proposito si ricordano: Intorno alla struttura delle forme semilunari e dei fiagellati nei parassiti malarici (in coll. con A. Bignami), in Ann. d. Med. Navale e Tropicale, IV (1898), pp. 1201-1205; Ulteriori ricerche sul ciclo dei parassiti malarici umani nel corpo del zanzarone: ciclo evolutivo delle semilune nell'Anopheles Claviger (in coll. G. B. Grassi e A. Bignami), in Centralblatt für Bakteriologíe, Parasitenkunde u. Infektionskrankheiten, I, XXV (1899), pp. 192 s.; Ueber den Bau der Halbinondformen und der Geisseffiorperchen (in coll. con A. Bignami), in Untersuchungen zur Naturlehre des Menschen und der Thiere, XVI (1899), pp. 595-600; Ueber den Entwickelungscyklus der Halmonde im Anopheles Claviger (in coll. con B. Grassi e A. Bignami), ibid., XVII (1900), pp. 127-146; Ueber die Entwickelung der Parasiten der Terzana im Anopheles Claviger, ibid., pp. 147-178.
Il B. si dedicò anche allo studio della funzione dei leucociti nel sangue, concludendo che i monucleati circolanti si comportano allo stesso modo degli elementi fissi della polpa splenica e midollare con i quali hanno in comune la significazione morfologica: constatazione che preludeva al concetto del sistema reticolo-entoteliale, affermatosi alcuni anni dopo (I leucociti nell'infezione malarica, in Boll. d. R. Accad. medica, XVIII [1891-1892], pp. 487-524); e illustrò, inoltre, la patogenesi della emoglobinuria da malaria (Sulle emoglobinurie da malaria [in coll. con A. Bignami], in Bullettino d. Soc. Lancisiana, XII [18921, pp. 81-92) e il passaggio dei parassiti dalla madre al feto (Sulla trasmissione dei parassiti della malaria dalla madre al feto, ibid., pp. 48 s.).Libero docente in patologia medica, nel 1926 gli fu affidato l'insegnamento della semeiotica medica nell'università di Roma (prima cattedra in Italia di tale disciplina), che lasciò nel 1935 per limiti di età. Dotato di una vasta cultura che gli permise di formare una numerosa schiera di awevi, istituì un nuovo indirizzo didattico, prevalentemente pratico, ponendo gli studenti a contatto del malato con turni di piccoli gruppi che egli istruiva insieme con i suoi collaboratori.
Il metodo si affennò e fu seguito da numerosi medici; l'insegnamento pratico veniva integrato da poche lezioni teoriche, veri saggi di anatomia, fisiologia, fisica e chimica applicata all'ammalato. Il B. dotò e arricchì l'Istituto, anche per generosa elargizione personale, dei migliori apparecchi scientifici, e i laboratori da lui allestiti furono ammirati per ricchezza e modemità, oltre che per l'impronta prevalentemente chimico-biologica.
Nel 1931 il B. successe a V. Ascoli nella direzione della Scuola superiore di malaríologia, che più tardi trasformò nell'attuale Istituto di malariologia dedicato al nome di Ettore Marchiafava, concepito in modo da rispondere alle esigenze dell'insegnamento moderno.
Nell'Istituto si susseguivano corsi di perfezionamento per medici provenienti da ogni parte del mondo, promossi in un primo tempo dalla Società delle Nazioni, allo scopo, di creare personale competente da inviare nei diversi paesi colpiti dalla malaria. Il B. organizzò, durante tali corsi, viaggi e visite nelle zone d'Italia più flagellate dalla malaria per illustrare l'organizzazione e la rete difensiva e. profilattica e per far conoscere e studiare la malaria cronica. Seguì, pur nello scorrere dei suoi anni, lo sviluppo degli studi sulla malaria, pubblicando ancora numerosi lavori, tra i quali si ricordano: Considerazioni sulla cura della malaria, in Forze sanitarie, II (1933), pp. 27-29; Sulla cura della malaria. Immunità e terapia, in Riv. di malariologia, XV (1936), sez. I, pp. 1-13; Malaria, in Lo Sperimentale, 95 (1941), pp. 979-1003; Quello che deve essere fatto a prevenire e curare la malaria, in Forze sanitarie, X (1941), pp. 3-16; Malaria, in Riv. di malariolog., n.s., XXI (1942), pp. 1-28; Exo-Erythrocytic forms of malariaparasites, in British Medical Journal, I (1948), pp. 520 s.
Nel 1939 il B. fu nominato senatore del Regno. Morì a Roma il 30 marzo 1959.
Bibl.: G. Raffaele, G. B., 1862-1959, in Riv. di malariol., XXXVIII (1959), pp. 1-8; Id., G. B., 1862-1959, in Riv. di parassitol., XX (1959), pp. 223-228; G. Lazzaro, G. B., in Recenti progressi in medicina, XXVI (1959), pp. 329-333; A. Sebastiani, G. B., in Boll. d. Accad. Lancisiana, II (1958-1959), pp. 55-60; F. Bignami, G. B., ibid., pp. 61-67; U. Nuvoli, G. B., ibid., pp. 68-74; Encicl. Ital., XXI, p. 988, sub voce malaria; Encicl. Ital. app. II, p. 366.