BAROFFIO (Barofio, Barossio), Giuseppe
Nato probabilmente a Mendrisio, fu attivo come pittore ornatista, specializzato in quadrature, dal secondo quarto del sec. XVIII. A Varese eseguì la maggior parte delle sue opere; tuttavia le enciclopedie e i dizionari d'Artisti lo ricordano soltanto per i lavori a Pavia, sulla scorta della menzione che ne fa, nella sua opera, il Bartoli.
L'opera più antica legata al suo nome di cui ci sia rimasta notizia, a prescindere da alcuni lavori, scomparsi, eseguiti tra il 1723 e il 1726, sono le quadrature ch'egli dipinse nel 1726 attorno agli affreschi di figura di P. A. Magatti, nella parrocchiale di Biunio superiore (Varese), tuttora visibili. Ma già nel 1723 era ricordato nelle cronache varesine per pitture nella cappella del cimitero e nel 1724 per la facciata dell'oratorio di S. Domenico; nel 1726 dipingeva con il Magatti una facciata sulla piazza di S. Vittore. Nel '31 eseguì nel castello di Ludwigsburg una decorazione nettamente pozzesca, fastosa e monumentale, nella sala delle feste dell'"Ordensbau" con il figurista P. Scotti; affrescò con prospettive architettoniche la sala delle feste nel nuovo Corps de Logis e l'Anno dopo dipinse con Innocente Bellavite un palchetto teatrale nella stessa sala, opera non più conservata, e, col fratello (Giulio?), il Bellavite, Silvestro Fossati e altri, lavorò a un teatro nel padiglione orientale. Non abbiamo altre opere datate fino al 1756, quando eseguì il grandioso affresco di prospettiva attorno a figure del Ronchelli nella chiesa di S. Antonio a Varese, ancorà esistente, che è considerato (Marliani) come la sua cosa migliore. Nel maggio del 1755 £gli aveva allestito apparati decorativi per la visita del cardinale Pozzobonelli a Varese: archi con statue dipinte, decorazioni in S. Vittore; nel settembre dello stesso anno aveva fornito i disegni per gli ornati della facciata e dell'interno di S. Vittore, in occasione di una processione religìosa. Ancora nel 1755 operava dipittura e forse d'Architettura nell'Arco di Pozzaghetto, sempre a Varese, oggi scomparso; come è scomparsa la chiesa di S. Carlo affrescata dal B. nel '56- Il 7 giugno dell'Anno 1758 egli terminava di dipingere con il figurista F. M. Bianchi la cupola e le volte dei due cori laterali nella chiesa maggiore del Sacro Monte di Varese. La sua attività era soprattutto legata a quella dei "figuristi" P. A. Magatti e G. B. Ronchelli; il più ricco esempio della sua collaborazione con costoro è costituito dalle quadrature del convento dell'Annunziata (cappella del Crocefisso, Via Crucis, sacrestia, refettorio). Con lo stesso Ronchelli dipingeva nel 1762, nell'oratorio di S. Marta a Bellinzona, la volta con il Trionfo della santa, eseguendo quadrature vigorose seppur poco originali; i documenti gli ricordano vicino, in questa impresa, il figlio Ignazio. Nel 1763 disegnava l'Altare maggiore per la collegiata dei SS. Pietro, Paolo e Stefano, sempre a Bellinzona. Il Marliani attribuisce ancora al B. vari lavori a Varese: in S. Vittore (pitture scomparse, disegni per le bussole delle porte laterali), e interventi nell'Antico e distrutto "ospitale", insieme con il fratello Giulio.
Giulio, meno noto, è ricordato da solo, come pittore architetto, per i lavori nell'oratorio di Pero (frazione di Giubiano), oltre che per i "disegni" di fuochi artificiali. L'uberti (P. 33) riferisce ai due Baroffio i disegni della parte alta del campanile di S. Vittore, ultimato, secondo lui, nel 1773; ma è notizia dubbia, dacché il Marliani, contemporaneo d2i due artisti, non li nomina a proposito del campanile, pur diffondendosi sui lavori di rifacimento, dopo un incendio, conclusi nel 1774 (P. 68).
La mancanza di notizie su un'attività del B. dall'Anno 1732 al 1755 può far ritenere che gli affreschi eseguiti a Pavia, nelle scomparse chiese del Gesù e di S. Andrea in Cittadella, cadano in quel lasso di tempo. Il che è tanto più probabile in quanto dopo il 1730 un gruppo di artisti, tra cui il Magatti, erano impiegati a Pavia nelle pitture del palazzo Mezzabarba, e appare verosimile che il B. sia giunto a Pavia nella scia del Magatti, forse proprio come quadraturista al suo seguito; per trovare poi impiego non tanto nel palazzo, decorato con estrema parsimonia di ornati pittorici, ma nelle chiese, i cui caratteri ed esigenze meglio rispondevano al suo stile. Il B. infatti si dimostra, anche nelle opere mature di Varese e di Beflinzona, legato al gusto barocco, di radice pozzesca, che i migliori quadraturisti lombardi, sulla metà del sec. XVIII, avevano del tutto scavalcato; non manca comunque di abilità e di una certa nobiltà di mestiere.
Fonti e Bibl.: V. Marliani, Le memorie della ctttà di Varese dall'A. 1737 all'A. 1776, a cura di L. Giampaolo, in Riv. d. Soc. stor. varesina, suppl., 1955, pp. 17, 18, 20, 21, 25, 27, 40, SO, SI, 52, 53; G. A. Adamollo-L. Grossi, Cronaca di Varese, Varese 1931, pp. 95, 99, 104, 106; F. Bartoli, Notizia delle pitture, sculture ed architetture... di tutte le più rinomate città d'italia..., II Venezia 1777, P. 2; P. Zani, Encicl. metodica... delle Belle Arti, 1, 3, Parma 1820, p. 86; G. Bizzozero, Varese e il suo territorio, Varese 1874, p. 77; G. Uberti, Guida di Varese, Milano 1890, pp. 28, 33, 36, 37; C. Del Frate, S. Maria del Monte sopra Varese, Varese 1933, p. 155; L. Giampaolo, Il pittore P. A. Magatti di Varese, in Riv. d. Soc. storica varesina, n. 5., 1 (1953), pp. 98 s.; E. Arslan, Note sull'Arte di P. A. Magatti, in Commentari, VIII (1957), n. 3, P. 212; W. Fleischhauer, Barock im Herzogtum Wiirttemberg, Stuttgart 1958, pp. 205, 212, 304; Deutsche Kunstdenkmdler (ediz. R. Hootz), Múnchen 1959, 111, P. 375; V. Gilardoni, Inventario delle cose d'Arte e d'Antichità del Canton Ticino, II, Distretto di Bellinzona, Bellnzona 1962, pp. 75, 111.