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BARBIERI, Giuseppe

di Antonio Medin - Enciclopedia Italiana (1930)
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BARBIERI, Giuseppe

Antonio Medin

Nato a Bassano il 26 dicembre 1774, studiò prima nel seminario di Treviso, poi nell'università di Padova. Nel 1808 succedette al Cesarotti, da lui grandemente amato e ammirato, nella cattedra di filologia greca e latina dell'università di Padova, cattedra soppressa nello stesso anno. Più tardi, ossia dal 1813 al 1819, insegnò diritto naturale nella stessa università. Ritiratosi poi in una sua villetta a Torreglia sui Colli Euganei, si dedicò tutto all'oratoria sacra e profana, e la sua fama salì tant'alto che parecchie città se lo contesero; il che gli diede modo di conoscere gli uomini più illustri del tempo suo, dal Monti e dal Foscolo al Manzoni. Con eloquenza calda e sincera (famosa forse fra tutte la sua orazione sulla Festa dei morti) combatté gli artifizî e altri mali vezzi dei predicatori suoi contemporanei, suscitando invidie e contrasti. Lasciata la predicazione, risalì la cattedra padovana di letteratura greca e latina. Morì a Padova il 9 novemhre 1852. Fu buon versificatote, modellando i suoi sciolti su quelli dell'Ossian del Cesarotti; meglio che altrove riuscendo nella poesia descrittiva, come testimonia il suo poemetto sulle stagioni. S. Rumor nella Bibliografia degli scrittori vicentini (Venezia 1905) rassegnò ben centoundici pubblicazioni del Barbieri, quasi tutte di assai piccola mole: lettere, orazioni, discorsi, sermoni, poesie, elogi funebri, ecc.: basti qui ricordare le Memorie sulla vita e gli scritti del Cesarotti (Padova 1810).

Bibl.: G. Baseggio, Della vita e degli scritti di G. Barbieri, Bassano 1853; I. Cantù, La vita, le opere e i critici dell'ab. G. Barbieri, Bologna 1839; G. Roberti, G. B. educatore poeta ed oratore, Bassano 1874; A. Pilot, Un episodio inedito su Don G. B., in Riv. d'Italia, XX (1917), i, p. 47 segg.

Vedi anche
Ugo Fóscolo Poeta (Zante 1778 - Turnham Green, presso Londra, 1827). Tra i massimi esponenti della letteratura italiana del neoclassicismo e del primo romanticismo, nella sua produzione si distinguono due linee letterarie principali: una di indirizzo romantico (i sonetti In morte del fratello Giovanni, A Zacinto, ... Giuseppe Barbièri Architetto (Verona 1777 - ivi 1838), esponente del neoclassicismo, con forte ispirazione palladiana. Opere: a Verona, il prospetto del cimitero monumentale (1828), porta Vittoria (1838), il palazzo municipale (1838-40). retorica L’arte del parlare e dello scrivere in modo ornato ed efficace. Le origini e l’età antica La Grecia. L’arte retorica (➔ oratoria) nasce in Sicilia, a Siracusa, con Corace e l’allievo Tisia (5° sec. a.C.), sotto lo stimolo della necessità oratoria, incrementata dalla lotta politica e dalle controversie ... letteratura In origine, l'arte di leggere e scrivere; poi, la conoscenza di ciò che è stato affidato alla scrittura, quindi in genere cultura, dottrina. Oggi s'intende comunemente per l. l'insieme delle opere affidate alla scrittura, che si propongano fini estetici, o, pur non proponendoseli, li raggiungano comunque; ...
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    Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 6 (1964)
    Nato a Bassano il 26 dic. 1774 da Antonio e Anna Lantana, dopo aver iniziato gli studi nel collegio dei nobili annesso al seminario di Treviso e averli completati nella città natale, si iscrisse alla facoltà di teologia e giurisprudenza dell'università di Padova, dove però fu attratto dagli studi letterari, ...
Vocabolario
barbierìa
barbieria barbierìa (ant. barberìa) s. f. [der. di barbiere], non com. – Bottega di barbiere.
barbièra
barbiera barbièra s. f. – Femm. di barbiere, usato talvolta nel linguaggio fam. e scherz. per indicare la moglie del barbiere o una donna che fa la barba. In senso fig., l’usa il Boccaccio con riferimento a donne «nimiche della onestà;...
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