BARBAGLIA, Giuseppe
Nacque il 10 ott. 1841 a Milano. Inquietudini sentimentali e una grave malattia che lo costrinse all'amputazione di una gamba tormentarono la sua prima giovinezza. Solo nell'anno 1863 egli si iscrisse all'Accademia di Brera, e fu allievo di G. Bertini sino al 1868. Si dedicò alla pittura di interni e soprattutto al ritratto, il che non gli impedì di eseguire qualche buon paesaggio. Frequentò la Scapigliatura e fu ritenuto tra gli artisti migliori di quella cerchia. Mai si mosse dalla sua città e dai dintorni. Il successo gli arrise rapido ma, temperamento schivo e tacitumo, decadde dal 1890 circa nella stima dei contemporanei col mutare del gusto e si ridusse a vivere dipingendo a olio e ad acquerello copie grandi e piccole del Cenacolo vinciano e di classiche tele, a lui richieste in continuazione e ben pagate dall'estero. Morì a Santa Maria della Selva (Vedano al Lambro) il 28 marzo 1910.
La sua prima opera, Cristo a Getsemani,fu acquistata da Vittorio Emanuele II; Matrimonio civile e Alloggioforzato (le cui riproduzioni meccaniche invasero l'Italia e l'Europa) dal municipio di Milano, la Carestia in Sicilia dal municipio di Pavia; Fanciulle al bagno,conservata all'Accademia di Brera, per noi tela poco felice, vinse il premio Catignica del 1872. Sicuro prospettico, ambientò molti suoi interni, specie di evocazione settecentesca, nel salone tiepolesco di palazzo Clerici: così il Mattino di Parini, l'Arlecchino ardito,il Suonatore di contrabbasso, il Suonatore d'arpa, Mezzogiorno, Vespro, Musica.Di lui si ricordano, oltre ad alcune nature morte, vedute come Autunno, Marina, Vecchio giardino, Vita rustica, Campagna lombarda, Mietitura, Dintorni di Crescenzago,e soggetti di genere come Pensosa, Il gioco delle noci, Prima, Dopo, Il poeta, El polentatt, La curiosa, Emigranti, Dopo il veglione (1900; Piacenza, Gall. Ricci-Oddi). Come ritrattista, oltre a personaggi di casa reale, a Garibaldi, a Verdi (1887), ritrasse gli uomini più in vista della Milano di allora, dai Bellinzaghi ai Silvestri, dai Farina ai Litta, ai Sostero, ai Della Beffa, ai Noseda, ai Belloni. Molti di tali ritratti sono in pubbliche raccolte: dell'Ospedale maggiore, della Congregazione di carità, dei Conservatorio di musica, della Galleria d'Arte Moderna a Milano, e dell'Ospedale di Sant'Anna a Como.
Il fatto che vivesse gli ultimi vent'anni facendo soprattutto copie, sia pure notevoli, di quadri antichi, rende oggi particolarmente diffidente la critica nei confronti del B., il quale viceversa ebbe note vive, sentite e originali nei pochi esterni, piacevoli notazioni e sicure atmosfere negli intemi, e fu nel ritratto veramente un artísta, contemperando la nobile solidità della resa, lontanamente ispirata dai ritrattisti bergamaschi dei periodo aulico, a palesi suggestioni da Tranquillo Cremona. Una mostra postuma fu allestita alla Permanente di Milano nel 1911.
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