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AVERANI, Giuseppe

di Nicola Carranza - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 4 (1962)
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AVERANI, Giuseppe

Nicola Carranza

Nacque a Firenze il 20 marzo 1662. Celebrato interprete del diritto romano, rinnovatore degli studi giuridici nell'ateneo pisano, fu considerato dai contemporanei il più illustre esponente della scuola italiana del Cuiacio, la cui lezione egli applicò nelle sue note e ammirate Interpretationes Iuris. In realtà, l'A., ascritto a varie accademie, quali la Crusca, di cui fu censore, e la Reale Accademia delle scienze di Londra, fu uno di quei maestri dell'università di Pisa, che, tra il cadere del '600 e i primi decenni del '700, con il loro insegnamento ispirato alla scuola galileiana e aperto alle idee modeme, contribuirono alla formazione della nuova classe dirigente toscana: allievi dell'A. furono infatti P. Neri, B. Tanucci, A. Tavanti, A. Niccolini, G. G. de Soria e molti altri uomini di cultura e funzionari che tanta parte ebbero nelle riforme del sec. XVIII.

Studiò a Pisa, e nel 1684 ricevé dal fratello Benedetto, che insieme con A. M. Salvini fu suo maestro di greco, la laurea dottorale in giurisprudenza. V. Viviani, che era a conoscenza dei suoi studi matematici e di una sua traduzione di Archimede (Archimedes cum Eutocii commentariis latine redditus et notis et observationibus illustratus, inedito), gli propose una cattedra di matematica a Bologna, ma egli rifiutò: Cosimo III, allora, sollecitato da F. Redi e L. Magalotti, nel 1685 lo nominò professore di istituzioni di diritto civile all'università di Pisa. Nel 1687 ebbe la cattedra di ordinario di diritto civile, che tenne sino alla morte. Nel 1688 il granduca, consigliato da E. Noris, lo nominò precettore per gli studi giuridici del figlio Gian Gastone.

La sua fama attirò a Pisa numerosi studenti e uomini di cultura italiani e diversi illustri viaggiatori stranieri: nel 1688 il principe Federico di Sassonia assisté alla dissertazione De pignorationibus e nel 1713 l'A. pronunciò dinanzi ad Augusto II di Polonia la Dissertatiode Rappresaliis, pubblicata da L. Migliorucci in Institutiones Iuris Canonici, IV, Pisis 1732, pp. 75 ss. Celebre fu un suo parere sui Mobili (Interpret. della parola "Mobili", in G. A., Lezioni Toscane, Firenze 1746, III, pp. 284 ss.).

Uditore della Rota fiorentina, fu frequentemente consultato dal sovrano e dai suoi ministri per questioni giuridiche ed amministrative. La Rota romana, contrariamente alle usanze, lo citò in diverse occasioni nelle proprie sentenze. H. Brenkman, venuto a Firenze per studiare il manoscritto delle Pandette, ricorse ai suoi consigli, e fu per suo tramite che vennero pubblicate per la prima volta le Interpretationes.

Oltre l'attività di giurista, l'A. seguì interessi disparatissimi: studiò Apollonio e la geografia antica, si occupò di teologia, astronomia e geometria, ma soprattutto eccelse nella fisica sperimentale, riallacciandosi alla tradizione galileiana e dell'Accademia del Cimento. Nel giardino botanico pisano fece una serie di osservazioni tra le quali alcune con la macchina pneumatica del Boyle, controllò gli esperimenti di F. Hawksbee sulla luce e sull'elettricità dei corpi e si applicò, per incarico di L. Magalotti, a ricerche sugli odori. Nel 1694 Cosimo III lo incaricò di fare nella Galleria Medicea di Firenze, insieme a C. Targioni, quegli esperimenti con lo specchio ustorio del Bregens sulle gemme e le pietre dure, le cui relazioni, pubblicate dapprima solo parzialmente ed inesattamente ne La Galleria di Minerva, VI, Venezia 1708, pp. 3-118 e nel Giornale de' letterati d'Italia, VIII, Venezia 1711, pp. 221-309, furono incluse definitivamente nel tomo II delle Lezioni Toscane. A queste esperienze condotte personalmente affiancò discussioni di fisica nell'ambito dell'Accadenùa degli Oppressi, da lui stesso fondata. Indotto da V. Viviani, scrisse una difesa, che non pubblicò allora, di una proposizione di Galileo (De momentis corporum gravium inclinatis), contro il gesuita lucchese G. F. Vanni, già suo maestro di filosofia peripatetica, il quale aveva inteso con due opuscoli di scarso valore scientifico demolire talune opinioni dello stesso Galilei, del Torricelli e del Borelli. Interessanti i suoi studi di filosofia, nei quali egli in discussione con la scuola aristotelica e con le correnti "epicuree", rinverdite queste ultime nella cultura toscana dalla traduzione di Lucrezio compiuta dal Marchetti, sembra muoversi sulla linea del platonismo rinascimentale piuttosto che su quella cartesiano-malebranchiana. Notevoli alcune sue dissertazioni contenute nelle citate Lezioni Toscane (I,Lez. 7, pp. 99 ss., Della sentenza platonica intorno alla natura divina,e Lez. 9, pp. 134 ss., Molti, per la soverchia affezione a' Gentili, caddero in gravissimi errori).

Fu amico di eruditi e di scienziati del suo tempo, quali G. Del Papa, L. Bellini, che lo ricordò nel suo poema La Bucchereide (Firenze 1729, Proemio II, parte 3), G. Grandi, che gli dedicò la sua Epistola sulle Pandette pisane (Pisa 1726), ed al quale egli dette ottimi consigli nella polemica col Tanucci (cinquantaquattro lettere dell'A. al Grandi in Bibl. Universitaria di Pisa, Ms. n. 84, Lettere al p. G. Grandi, vol. 2º; alcune furono pubblicate da F. Buonamici, Lettere inedite di G. A. al p. Guido Grandi, Pisa 1889).

Il re Vittorio Amedeo II lo chiamò all'università di Torino, ma egli rifiutò. Nel 1721 gli scolari gli dedicarono una medaglia con la sua effigie; nel 1737 il Gori, pubblicando il Museum Etruscum, pose un suo ritratto sul frontespizio del volume. Alla sua morte, avvenuta a Firenze il 24 ag. 1738, lasciò le sostanze ai poveri e la biblioteca all'università di Pisa.

Delle Interpretationes Iuris furono editi a Lugduni Bat. nel 1713 i primi due libri; ibid. 1740-1746 i tre libri successivi; l'opera completa, in due tomi, apparve a Lione nel 1751. Dell'A. conosciamo inoltre: Disputatio de iure belli et pacis, Florentiae 1703, in cui si avverte l'influenza del Grozio; De libertate Civitatis Florentiae eiusque Dominii, Pisis 1721, scritto in difesa della libertà fiorentina in occasione della successione medicea (secondo A. Fabroni, Hist. Acad. Pis., III, Pisis 1790, p. 316, l'A. avrebbe in quest'opera ampliato ed elaborato concetti e materiali di Bonaventura Neri, padre di Pompeo); Oratio de Iurisprudentia, Medicina, Theologia, tenuta a Pisa nel 1723, e pubblicata da B. Tanucci; Lezioni sopra la Passione di Gesù Cristo, Urbino 1738 (in Lezioni Toscane, I,Firenze 1744, lez. X-XIX); Del vitto e delle cene degli antichi, ibid., III,Firenze 1746 e Milano 1863. Nelle Lezioni Toscane dell'A. (Firenze 1744-46, 3 tomi) troviamo ancora: Della natura del sole; Della Luce, e sua sottigliezza; Della Luce, e sua velocità; Del principio e progresso della navigazione; Dell'armate navali... e della navigazione degli Antichi; Esperienze intorno alla natura, e velocità del suono; Consulto di G. A. se veramente nella Liguria vi sia stata la città di Apua; Orazione fun. per L. Magalotti. Alcune sue dissertazioni sui giuochi si trovano in Monumenta Latina postuma I. A., Florentiae 1769, ove è anche ristampata la Oratio de Iurisprudentia..., mentre la Dissertatio de Calculorum seu Latrunculorum ludo si può leggere in Misc. opusc., Venetiis 1742. Egli curò inoltre l'edizione degli Opera Latina del fratello Benedetto (Florentiae 1717) scrivendone la biografia.

Bibl.: A. M. Ricci, De laudibus I. A.,Florentiae 1740; A. Niccolini, Delle lodi di G. A., Roma 1745 (è l'elogio funebre pronunciato alla Crusca che si trova anche nel t. II delle Lezioni Toscane); G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, I, 2, Brescia 1753, p. 1238; Elogi degli uomini illustri toscani, IV, Lucca 1774, p. DCLXXXII; A. Fabroni, Vitae Italorum, VII, Pisis 1781, pp. 315 ss.; Id., Historia Academiae Pisanae, III, Pisis 1790, pp. 303-323; D. Moreni, Bibliogr. stor. ragionata della Toscana, I, Firenze 1805, p. 54; E. De Tipaldo, Biografia degli italiani illustri, II, Venezia 1838, p. 433; F. Forti, Istituz. Civili, I, Firenze 1840, p. 521; F. Buonamici, Della scuola pisana del diritto romano, in Annali delle università Toscane, XIX (1874), pp. I, III, 22 s., 25; A. Anzilotti, Le riforme in Toscana nella seconda metà del sec. XVIII, in Movimenti e contrasti per l'Unità itatiana, Bari 1930, p. 109; E. W. Cochrane, Tradition and Enlightenment in the Tuscan Academies, 1690-1800, Roma 1961, pp. 127-129, passim.

Vedi anche
Leopoldo Andrea Guadagni Giurista (Firenze 1705 - ivi 1785). Discepolo di G. Averani a Pisa, tenne ivi la cattedra di diritto romano, acquistando larga rinomanza. Tra le opere: De florentino Pandectarum exemplari (1751); Institutionum liber I, cum adnotationibus (1758); Exercitationes in ius civile (3 voll., 1766). Giàn Gastóne de' Medici granduca di Toscana Giàn Gastóne de' Medici granduca di Toscana. - Figlio (Firenze 1671 - ivi 1737) di Cosimo III e di Margherita d'Orléans; succeduto al padre nel 1723, fu principe apatico e indifferente alle cure dello stato; unica sua riforma, l'aver liberato l'insegnamento universitario toscano dai lacci dell'aristotelismo. ... Giovanni Alberto De Sorìa De Sorìa, Giovanni Alberto (o Gualberto). - Filosofo sensista (Pisa o Livorno 1707 - Calci, Pisa, 1767). Insegnò logica (1731), poi filosofia (1735) nell'univ. di Pisa. Combatté il cartesianesimo, esaltò Galileo. Opera principale le Rationalis philosophiae institutiones (1741); inoltre Raccolta di opuscoli ... Còsimo III granduca di Toscana Còsimo III granduca di Toscana. - Primogenito (Firenze 1642 - ivi 1723) di Ferdinando II. Salì al potere nel 1670. Educato dalla madre Vittoria della Rovere a un fervido pietismo religioso (donde molteplici manifestazioni esteriori di religiosità e la posizione predominante concessa al clero) e sposato ...
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    Enciclopedia on line
    Giurista (Firenze 1662 - ivi 1738), prof. di diritto civile all'univ. di Pisa (dal 1687), maestro (1688) del futuro granduca Gian Gastone nella giurisprudenza greca e romana. Gli procurarono larga fama in Europa le Interpretationes iuris (I-II, 1713; III-V, 1740-46). Coltivò anche la teologia, la filosofia ...
  • AVERANI, Giuseppe
    Enciclopedia Italiana (1930)
    Nato a Firenze nel 1662 e avviatosi agli studî sotto la guida dei fratelli Benedetto e Niccolò, letterati eminenti, fu nominato, giovanissimo, nel 1684, dal granduca Cosimo III, per suggerimento del Redi e del Magalotti, a una delle cattedre di legge nello Studio di Pisa. Fu maestro del granduca Gian ...
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