ASIOLI, Giuseppe
Nacque il 24 ag. 1783 da Quirino e da Benedetta Giovanelli, a Correggio. Pur vivendo in una casa ove tutti, da suo padre organista ai suoi tre fratelli e alle sue quattro sorelle, amavano e coltivavano in vari modi la musica, ed egli stesso, da ragazzo, suonava a meraviglia il clavicembalo, concepì una passione irresistibile per l'incisione in rame, e non potendo esercitarla, per difetto di cognizioni e strumenti idonei, si contentò per un certo tempo di simularla, riproducendo a penna alcune fra le più ammirate stampe dell'epoca. Alla fine, risoluto ad abbracciare la professione dell'incisore, si trasferì a Bologna ed entrò nello studio di Francesco Rosaspina. Le sue prime stampe datate, dopo l'inevitabile periodo di alunnato anonimo, sono del 1804-1805, e dello stesso periodo è da supporre che sia anche il ritratto di sua madre, sottoscritto: "In segno d'affetto il suo figlio Gius. e dis. e inc.". Nel 1811 lo vediamo ritratto, insieme con altri condiscepoli, nello studio del Rosaspina, quale era apparso agli occhi di Felice Giani, che lo disegnò e lo fece incidere in rame da Giulio Tomba. È l'anno decisivo, in cui l'A. vince, con la riproduzione di un quadro di Pellegrino Tibaldi, Medea e Giasone, il Gran Premio per le Arti Belle, istituito nel 1785 dal duca di Curlandia di passaggio per Bologna. La sua carriera d'incisore è ormai assicurata.
Nel 1814 l'A. si recò a Londra, incitato da suo fratello Luigi, che in quella città aveva già acquistato, quale "Profre di Musica", fama e ricchezza. Ed anche lui si fece subito apprezzare, non solo come incisore, ma pure come clavicembalista, dando, insieme con G.B. Kramer, alcuni concerti, uno dei quali alla presenza del duca di Wellington. Intanto incideva, su disegno di Antonio Pasini, il ritratto del Correggio, che egli, correggese, idolatrava, e la piccola Sacra Famiglia,detta "della culla", di Raffaello, che affidava per la pubblicazione agli eredi Boydell, con dedica a S.A. Reale la duchessa di York. Ma il clima di Londra non gli si confaceva e, dopo aver pubblicato qualche altro piccolo rame, se ne tornò nel 1816 a Bologna, dove il Rosaspina lo accolse con rinnovato affetto e di lì a due anni gli diede in moglie sua figlia Enrichetta. A questa, poco dopo le nozze, l'Asioli dedicò una riproduzione a mezza figura della S. Cecilia del Domenichino. Intanto il suocero Rosaspina preparava il disegno dell'Addolorata di Guido Reni, con il quale l'A. avrebbe conquistato il Premio del 1819 de.ll'Accademia di Belle Arti di Bologna. Ma di lì a poco lo ritroviamo nella natia Correggio, con grave disappunto del Rosaspina, che lo avrebbe voluto di nuovo a Bologna, e se la prendeva con i correggesi, i quali, egli diceva, preferivano tenersi in casa "un buon Titrattista", anziché dare il via ad un uomo già dimostratosi capace di "lasciare un nome nella storia delle Arti". Ed esclamava: "Dio voglia che io lo possa vedere occupato in qualche posto!". Non passò un anno, infatti, e il 12 ott. 1820 l'A. era chiamato ad occupare il posto di professore d'incisione nell'Accademia di Belle Arti di Modena, resosi vacante per la morte di Antonio Gaioli. Trasferitosi in quella città, vi rimase per 22 anni senza interruzioni. Di questo periodo, fra l'altro, è l'intaglio di Venere e Cupido dal Cignani (su disegno di Pietro Ayres), eseguito per La Reale Galleria diTorino di Carlo d'Azeglio (1836).
I rami più impegnativi dell'A. sono quelli inclusi nell'opera La Pinacoteca di Bologna, promossa dal Rosaspina ed uscita prima nel 1830, con 72 tavole, e poi nel 1840, con 60 tavole: essi riproducono dipinti di Lud. ed Annibale Carracci, Guido Reni, Simone Cantarini, il Bagnacavallo, frammisti a rami del.maestro e di altri suoi allievi. Il Rosaspina riconosceva all'A. "freschezza di tocco, intelligenza e buona maniera di tipo e di forma", ma intendeva sottrarlo alla suggestione dei maggiori esponenti dei cosiddetto "gran genere", di cui egli non condivideva appieno l'estetica, chiedendo alla stampa incisa l'essenziale, e cioè un'idea "sì della forma e sì del chiaroscuro dei rispettivi dipinti, senza molto preoccuparsi della regolare condotta del taglio".
L'A. invece inclinava sempre, nel suo segreto, nonostante qualche incursione nel campo bartolozziano, al "bel taglio" puro, cui si votò completamente quando anch'egli poté avere una sua scuola. E come da giovane si era esercitato a ricopiare alcuni dettagli del rame che Gerard Edelinck aveva tratto dal Pianto degli Angeli di Ch. Le Brun, e nel 1814 aveva anche rintagliato dello stesso Edelinck la Sacra Famiglia del 1518 di Raffaello, così, stando in Modena, prese a rintagliare la Maddalena del Correggio, pubblicata nel 1809 da un altro cultore e teorico autorevole del "gran genere", Giuseppe Longhi, per proporla come modello ai suoi scolari. Colpito però da paralisi, dovette nel 1842 sospendere con l'insegnamento anche l'intaglio di questo rame, che fu poi terminato da Gaetano Raffa. Morì a Correggio il 10 genn. 1845.
Formò alcuni buoni allievi, quali Agostino Boccabadati, Geminiano Bruni, Giovanni Berselli, Agostino Cappelli, Abramo Rimini, Angelo Rovighi, la cui produzione, però, come tanta parte dell'incisione divulgativa dell'Ottocento, risulta oggi ai nostri occhi alquanto monotona e spesso anche uggiosa. Di lui, oltre alla perizia e all'onestà professionale, ricorderemo i ritratti di Haydn, Cimarosa, Mozart, Angelo Lodi "suo amico", Bonifacio e Luigi Asioli suoi fratelli, del correggese cinquecentesco Claudio Merlotti, detto Merulo, suggeritigli tutti, anche se in via mecuata, dalla sua consuetudine con musicisti d'ogni tempo, e la riproduzione della Madonna di Albinea del Correggio, che ci consente di vedere ancora, meglio che nelle copie superstiti, il dipinto originale andato perduto.
Bibl.: G. Campori, Gli artisti italiani e stranieri negli Stati estensi, Modena 1855, p. 422; Q. Bigi, (Notizie) di G. A., in Atti e Mem. d. RR. Deputaz. di storia patria per le prov. modenesi e parmensi, VI (1872), pp. 462-471; Ch. Le Blanc, Manuel de l'amateur d'estampes, I, Paris 1854, p. 60; Cat. d. mostra asoliana, Correggio 1955, pp. 10, 29-35; A. Davoli, G. A. incisore, in Atti e Mem. d. Deput. di storia patria per le antiche prov. modenesi, s. 8, IX (1957), pp. 219-223; L'incisione reggiana dal '400 all'800, Reggio Emilia 1961, pp. 3-10;J. Meyer, Allgem. Künstler-Lexikon, II, pp. 328 s.;U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, II, pp. 181 s.