ARENA, Giuseppe
Militare còrso, fratello minore di Bartolomeo. Nato a Isola Rossa nel 1771, giustiziato il 31 gennaio 1801. Era capo di un battaglione di volontarî nella Corsica, quando nel marzo del 1792 fu arrestato dal municipio di Bastia in seguito all'irritazione prodotta nel popolo dalla costituzione civile del clero, e la sua casa in Isola Rossa fu distrutta. Alla fine dell'anno il Paoli lo spedì sul continente, dove divenne aiutante generale nell'esercito d'Italia e si trovò col Bonaparte all'assedio di Tolone. Dopo la presa di questa città fu promosso al comando di una brigata. Nell'anno V, partiti gl'Inglesi dalla Corsica, fu eletto deputato al Consiglio dei cinquecento, ove l'anno seguente lo raggiunse il fratello maggiore. Entrambi si segnalarono per l'ardore delle loro convinzioni rivoluzionarie e per l'opposizione al colpo di stato del 18 brumaio. Giuseppe Arena si dimise in tale occasione dal comando di una brigata di gendarmeria e non nascose il suo desiderio di vedere abbattuto il regime consolare. È però assodato ormai che le denunce del Ceracchi e di altri giacobini arrestati nell'ottobre del 1800 e attestanti che l'Arena fosse uno degli istigatori del preteso attentato contro il Primo Console, durante lo spettacolo dell'Opera (10 ottobre), non erano affatto provate e furono estorte a quei disgraziati dalla polizia del Fouché. Si vuole che Napoleone Bonaparte si recasse a visitare l'antico compagno d'arme in prigione, senza riuscire a indurlo a separare la sua causa da quella dei suoi compagni di fede e di sventura. Il suo processo fu pertanto una sorta di assassinio giudiziario; ma i giurati che lo condannarono a morte furono verosimilmente strumenti inconsci degli intrighi del Fouché e della reazione dell'opinione pubblica contro il massacro prodotto dall'esplosione della macchina infernale, opera invece di monarchici della Vandea.
Bibl.: G. Hue, Un complot de police sous le Consulat, Parigi 1909.