LANDI, Giuseppe Antonio (Antonio, Antonio Giuseppe)
Nacque a Bologna il 30 ott. 1713 dal dottore in filosofia e medicina Antonio, lettore nell'Università, e da Antonia Maria Teresa Guglielmini (Amazónia felsínea…, p. 21). Fu avviato agli studi di architettura presso l'Accademia Clementina, sotto la guida di Ferdinando Galli Bibiena.
Vinse il premio Marsili Aldrovandi di seconda classe nel 1732 e di prima nel 1737 (Atti dell'Accademia Clementina, I, cc. 87 s., 100). Secondo quanto riferito da A. Arfelli il L. avrebbe ricevuto il riconoscimento nella più importante classe di concorso anche nel 1734 (Giumanini, p. 37). Su proposta del suo maestro fu avviata nel 1739 la procedura dell'aggregazione del L. fra i quaranta membri ordinari dell'istituzione; ancor prima che l'investitura ricevesse riconoscimento ufficiale (1747) fu incaricato della docenza per gli anni 1742-1746 e infine nel 1750. Nel 1749 era stato inserito nella commissione chiamata a valutare lo scritto di C.F. Dotti sulla cupola di S. Pietro in Vaticano (ibid., cc. 102, 107, 121 s., 147 s.).
Ben documentata è la sua attività di disegnatore e incisore d'architettura. Forse a un'esercitazione accademica è riconducibile la serie dei disegni della Biblioteca universitaria di Bologna dedicata al rifacimento di alcune porte della città, di matrice marcatamente bibienesca (Amazónia felsínea…, pp. 95-99). La medesima esuberanza linguistica caratterizza l'arco di trionfo inciso nel 1740 in onore del neoeletto P. Lambertini, divenuto papa con il nome di Benedetto XIV. Sicuramente dopo la scomparsa del suo maestro (avvenuta il 3 genn. 1743) e qualche anno prima dell'aggregazione accademica, il L. diede alle stampe la sua opera più fortunata, la Raccolta di alcune facciate di palazzi e cortili de più ragguardevoli di Bologna (Bologna s.d.).
Doveva trattarsi della prima parte di un'impresa editoriale più ampia; è probabile che alcune tavole conservate presso il Gabinetto disegni e stampe della Biblioteca comunale dell'Archiginnasio di Bologna, non firmate e tuttavia riconducibili alla sua mano, dovessero rientrare nel secondo volume, annunciato ma mai portato a compimento. Fra le stampe sciolte andrà ancora ricordata l'acquaforte illustrante il progetto di A. Torreggiani per la facciata della cattedrale di S. Pietro a Bologna.
Databile al 1746 circa (Amazónia felsínea…, pp. 115 s.), il raro librino privo di indicazioni bibliografiche noto con il titolo Disegni di architettura tratti per lo più da fabbriche antiche, dedicato all'architetto G. Buonamici, è incentrato sulla riproduzione di portali, finestre e nicchie dei più illustri architetti del Cinquecento e del Seicento, seguiti da una ricca selezione di soluzioni di Francesco Galli Bibiena e del L. medesimo. Collaborò con Buonamici qualche anno più tardi incidendo la maggior parte delle tavole che corredarono il volume Metropolitana di Ravenna… (Bologna 1748), dato alle stampe a conclusione dei contestati lavori di rifacimento della chiesa.
Molto probabilmente ancora al periodo bolognese appartengono le dodici scenografie riunite sotto l'intitolazione Alcune prospettive disegnate ed intagliate da G.A. Landi e dal medesimo dedicate alla gloriosa madre s. Anna sua particolare avvocata, di cui si conosce un unico esemplare oggi alla National Gallery di Washington (Amazónia felsínea…, pp. 123-128).
Per quanto concerne l'attività del L. in qualità di architetto, la sua partecipazione al rinnovamento della chiesa di S. Agostino a Cesena è documentata nella stesura di un nuovo progetto entro la primavera del 1747 e nella conduzione del primo periodo dei lavori, protrattisi almeno fino alla vigilia della sua partenza per il Portogallo nell'estate del 1750 e poi ripresi in base al disegno di L. Vanvitelli (Rimondini).
È acquisizione recente la notizia del suo coinvolgimento nella ristrutturazione della chiesa francescana del centro romagnolo, riferita in alcune lettere dell'archivio privato della famiglia Malvasia di Passo Segni, risalenti al luglio del 1747 e al giugno del 1750, quando in procinto di lasciare Bologna il L. pensava di passare le sue due commissioni cesenati a G.C.S. Galli Bibiena (Mayer Godinho Mendonça, A. José L.…, 2003).
Assoldato in qualità di disegnatore fra i membri della commissione internazionale che in seguito al trattato di Madrid avrebbe dovuto tracciare i confini divisori fra i possedimenti portoghesi e quelli spagnoli nell'America del Sud, il L. partì alla volta di Lisbona nel luglio del 1750 in compagnia del conterraneo G.A. Brunelli, astronomo del gruppo. Poco è noto della sua permanenza nella città iberica, che si protrasse più del previsto a causa del decesso di Giovanni V e dell'insediamento del nuovo re Giuseppe I. Ai monarchi portoghesi è dedicato l'album di disegni di monumenti commemorativi, oggi presso la British Library di Londra, realizzati dal L. nel periodo iniziale del suo soggiorno (Amazónia felsínea…, pp. 135-151).
Dopo il suo arrivo in Brasile il 20 luglio del 1753 e un anno circa di permanenza nella capitale Belém, presero il via le spedizioni scientifiche nell'entroterra, a cui il L. contribuì sotto molteplici punti di vista, non ultimo prendendo parte ai rilevamenti astronomici e raccogliendo i materiali successivamente utilizzati nella stesura, intorno al 1773, della Descrizione di varie piante, frutti, animali, passeri, pesci, biscie, rasine e altre simili cose, che si ritrovano in questa capitania del Gran Pará, che si conserva manoscritta presso la Biblioteca pública municipal di Porto (Meira Filho, 1976). Tale relazione è stata peraltro oggetto di un ampio dibattito critico, in merito all'identificazione dei disegni che dovevano accompagnarla originariamente, per il momento noti attraverso copie di non elevata qualità (Mayer Godinho Mendonça, A. José L.…, 2003).
Forse incentivato dalle occasioni lavorative che gli si erano nel frattempo prospettate, quando le operazioni della commissione furono interrotte nel 1761 (per poi riprendere nel 1784 e nel 1788) il L. decise comunque di rimanere Oltreoceano, dove si era accasato (contrasse successivamente due matrimoni) e dove avrebbe intrapreso la carriera militare al servizio della Corona portoghese, dimostrando in seguito una notevole intraprendenza imprenditoriale. Continuò nei decenni successivi ad attendere a numerose iniziative edilizie e decorative, quasi esclusivamente di carattere religioso, nei piccoli centri della regione amazzonica; si ricordano in particolare i progetti per le chiese parrocchiali di Cametá, Igarapé-Mirim, Gurupá (1759 circa) e le pitture di quadratura di alcune delle chiese di Barcelos, quasi tutte perdute.
La maggior parte degli interventi riguardarono però la capitale Belém.
Qui il L. fu il principale interprete delle esigenze della committenza ufficiale, introducendo un linguaggio aggiornato che seppe coniugare l'influenza esercitata dal lussureggiante barocco locale con la tendenza alla semplificazione tipica del coevo orientamento neocinquecentista. Nel lungo arco della sua vita in Brasile curò fra l'altro spettacolari allestimenti pirotecnici e apparati effimeri (Amazónia felsínea…, pp. 273-283). A partire dal 1768, per iniziativa del governatore F. da Costa de Ataíde e Teive, registrarono una nuova fase i lavori di ricostruzione del palazzo dei governatori del Gran Pará, già avviati fin dal 1759 e poi conclusi quattro anni dopo, di cui presso alcune istituzioni portoghesi e brasiliane si conserva una dettagliata documentazione grafica relativa alle varie fasi del cantiere (Meira Filho, 1974). Ancora secondo sue indicazioni sorsero, intorno alla piazza principale su cui prospetta l'edificio, i quartieri militari della fanteria e della cavalleria (1768-71) e il teatro cittadino (1774), oggi non più esistente. Sono inoltre noti numerosi disegni autografi, fra cui quelli per la nuova dogana, per la sede della Compagnia generale del commercio del Gran Pará e Maranhão, per il magazzino delle armi e per l'ospedale reale. Durante il governatorato di Ataíde e Teive, per il quale progettò anche una cappella per il palazzo di famiglia a Goa, nell'India portoghese, e una cappella sepolcrale nel chiostro del convento di S. Antonio, il L. approntò il disegno per un monumento scultoreo, mai realizzato, dedicato al sovrano (1769).
I suoi interventi di maggiore impegno in ambito religioso, tutti caratterizzati dalla cura rivolta anche alla progettazione degli altari (si vedano in proposito il retablo del Santissimo e quello per l'altare maggiore della cattedrale di cui aveva anche completato il fronte principale) e alle pitture di quadratura d'ornamento alle cappelle, sono l'interno della chiesa del Carmine, progettato fra il 1762 e il 1766 nel rispetto di una facciata preesistente; la chiesa di piccole dimensioni a pianta centrale di S. Giovanni Battista (1769-72) e la chiesa di S. Anna (principiata nel 1762 e inaugurata nel 1782), alla quale il L. fu particolarmente legato e dove, secondo una tradizione mai confermata, avrebbe deciso di farsi tumulare.
Il L. morì nella sua fazenda di Murutucú, nei pressi di Belém, il 22 giugno 1791.
Fonti e Bibl.: Bologna, Accademia di belle arti, Atti dell'Accademia Clementina, I, cc. 87 s., 100, 102, 107, 121 s., 147 s.; IV, cc. 132 s.; Arch. di Stato di Bologna, Assunteria d'Istituto, Diversorum, b. 30, f. 4; Bologna, Biblioteca comunale dell'Archiginnasio, Mss., B. 132: M. Oretti, Notizie de' professori del disegno…, pp. 122 s.; Commentario alla "Storia dell'Accademia Clementina" di G.P. Zanotti (1739), a cura di A. Ottani Cavina - R. Roli, Bologna 1977, p. 154; L. Crespi, Felsina pittrice. Vite de' pittori bolognesi, III, Roma 1769, p. 88; D. Mello Junior, A. José L. arquitecto de Belém precursor da arquitectura neoclássica no Brasil, Belém 1972; G. Gaeta Bertela, Incisori bolognesi ed emiliani del secolo XVIII. Catalogo generale della raccolta di stampe antiche della Pinacoteca nazionale di Bologna, Bologna 1974, n. 366; A. Meira Filho, O bi-secular palácio de Landi, Belém 1974; Id., Landi esse desconhecido (o naturalista), Rio de Janeiro 1976; A.M. Matteucci, Esiti bolognesi dell'architettura tardo-settecentesca in Portogallo, in Architettura in Emilia-Romagna dall'illuminismo alla Restaurazione. Atti…, Faenza… 1974, Firenze 1977, pp. 129 s.; R. Fabbri, in L'arte del Settecento emiliano. La pittura, l'Accademia Clementina (catal.), a cura di A. Emiliani et al., Bologna 1979, p. 264; W. Bergamini - A.M. Matteucci, ibid., pp. 264 s.; W. Bergamini, in L'arte del Settecento emiliano. Architettura, scenografia, pittura di paesaggio (catal.), a cura di A.M. Matteucci, Bologna 1980, pp. 77 s., 270 s.; M. Barata, ibid., p. 271; Edifici bolognesi del Cinque-Seicento delineati e incisi da G.A. L., a cura di G. Roversi, Bologna 1981; G. Rimondini, La chiesa di S. Agostino di Cesena su disegno di Luigi Vanvitelli, in Romagna arte e storia, I (1981), pp. 43-47; F. Farneti, I maestri dell'Accademia Clementina (1710-1803), in Atti e memorie dell'Accademia Clementina, n.s., 1988, n. 23, pp. 114-116; Amazónia felsínea. A. José L.: itinerário artístico e científico de um arquitecto bolonhês na Amazónia do século XVIII, a cura di I. Mayer Godinho Mendonça - M.D.A. Bondi, Lisboa 1999; M.L. Giumanini, I premi Marsili Aldrovandi (1727-1803), Bologna 2000, pp. 36s., 38, 107s.; S. Medde, in I Bibiena: una famiglia europea (catal., Bologna), a cura di D. Lenzi - J. Bentini, Venezia 2000, pp. 384 s., 442; I. Mayer Godinho Mendonça, Bologna, Portogallo, Brasile: i disegni di G.A. L. (1713-1791), in Il disegno di architettura, 2003, n. 27, pp. 31-35; Id., A. José L. (1713-1791). Un artista entre dois continentes, Lisboa 2003; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXII, p. 294; G. Milesi, Diz. degli incisori, Bergamo 1982, p. 145.