CAPUZZI (Capucci), Giuseppe Antonio
Nacque a Breno (Brescia) l'11 ag. 1755. Trasferitosi a Venezia per studiare il violino alla scuola del celebre Antonio Nazari (a sua volta allievo di G. Tartini e primo violino nell'orchestra della cappella di S. Marco), fu poi allievo per la composizione di Ferdinando Bertoni. Sempre a Venezia ebbe inizio la sua carriera artistica e, acquistata in breve tempo grande notorietà per le straordinarie qualità di virtuoso, dal 1780 al 1785 fu primo violino nell'orchestra del teatro S. Samuele, per passare poi alla direzione dell'orchestra del teatro S. Benedetto, ove esordì come compositore di balletti facendo rappresentare il "ballo eroico" Alonso e Cora, prodotto in collaborazione con il coreografo D. Ricciardi e inserito tra gli atti dell'opera Piramo e Tisbe di F. Bianchi (gennaio 1783). Fu per molti anni membro della cappella di S. Marco in qualità di violinista e mantenne l'incarico probabilmente fino al 1797, anno della caduta della Repubblica veneta.
La sua fama di compositore, oltre che di virtuoso del violino, gli procurò numerosi incarichi anche fuori Venezia e nel 1796 fu chiamato a Londra, ove ottenne grande successo con il balletto La villageoise enlevée ou Les corsaires. Tornato a Venezia, riprese la sua attività di compositore e particolarmente significativa fu la sua collaborazione con S. Viganò e C. Taglioni, con cui realizzò numerosi balletti. Nel 1805 si stabilì a Bergamo; nominato insegnante di violino all'Istituto musicale, fu solista e poi direttore dell'orchestra di S. Maria Maggiore succedendo a G. B. Rosselli e diresse inoltre l'orchestra del teatro Riccardi. Frattanto aveva continuato a dedicarsi alla composizione e negli ultimi anni attese prevalentemente alla produzione di balletti per il teatro alla Scala di Milano. Fu molto apprezzato come insegnante e dalla sua scuola uscirono molti valorosi allievi, tra cui il violinista Antonio Piatti.
Morì a Bergamo il 28 marzo 1818. L'amico Simone Mayr, suo primo biografo, compose in sua memoria una cantata a due voci, coro e orchestra.
Della sua produzione teatrale, modesta di numero, si ricordano le opere: Cefalo e Procri (libretto di A. Pepoli, Padova, teatro privato di A. Pepoli, carnevale 1792); Eco e Narciso (libretto di A. Pepoli, Venezia, teatro Venier in S. Benedetto, carnevale 1793); I Bagni d'Abano ossia La forza delle prime impressioni (libretto di A. Sografi da Goldoni, ibid., gennaio 1794); Sopra l'ingannator cade l'inganno ovvero I due granatieri (libretto di G. Foppa, Venezia, teatro Giustiniani di S. Moisè, 14 genn. 1801); La casa da vendere (Casa da vender, libretto di G. D. Camagna, ibid., teatro S. Angelo, 4 genn. 1804); inoltre la cavatina Sentirsi dire dal caro bene dall'opera Semiramide, il cui manoscritto è conserv. nel British Museum di Londra, Add. mss. 14208. Più importante la sua produzione di balletti inseriti, secondo il costume dell'epoca, tra un atto e l'altro di opere di vari autori (per un elenco completo delle quali si rimanda al catalogo delle opere in Die Musik in Geschichte und Gegenwart, XV, col. 1314). Di questa sua attività, iniziata nel 1783 con il già citato balletto Alonso e Cora, più volte rappresentato in varie città italiane con titoli diversi, si ricordano in particolare: Annetta e Fierillo (coreografie di G. Giannini, Napoli, teatro del Fondo, 1786); L'impostore punito (coreografie di A. Muzzarelli, Venezia, teatro S. Samuele, 26 dic. 1786); Ino e Temisto (Vicenza 1787); La donna bizzarra (Ravenna 1787); Artaserse Mnemone,re di Persia (coreografie di D. Ricciardi, Venezia, teatro S. Samuele, autunno 1787); Cresfonte,re di Scizia (coreogr. di A. Ricciardi, ibid., 26 febbr. 1788); Li sposi contenti (coreografie di C. Taglioni, Venezia, teatro S. Moisè, 1797); un balletto senza titolo nell'Isola piacevole di V. Martin y Soler (ibid., carnevale 1797); Clotilda duchessa di Salerno (coreografia di S. Viganò, Venezia, teatro La Fenice, 1799); Matilde ossia La donna selvaggia (coreografie di G. Monticini, Venezia, teatro S. Benedetto, 1800; poi replicata al teatro alla Scala di Alilano, 14 ag. 1800, 12 marzo 1802 e 1º sett. 1804); Gustavo re di Svezia (coreografie di G. Monticini, Milano, teatro alla Scala, 26 dic. 1803); Amore ingannato (coreografie di G. Monticini, ibid., 16 ag. 1807); La disfatta di Abderamo ossia Consalvo di Cordova (in collaborazione con L. de Baillou, coreografie di De Rossy, ibid., 9 apr. 1809).
Fu autore inoltre di varie composizioni orchestrali e da camera, pubblicate a Venezia e a Vienna presso l'editore Artaria, di cui: Sinfonia concertante op. 1 (Venezia 1790 circa); Tre Divertimenti per violino e basso (ibid., s.a., ma 1780 circa); Sei Quartetti op. 2 per violini, viola e basso (Vienna 1780); Sei Quintetti op. 3 (Venezia, dopo il 1780); Sei Quartetti (Vienna 1787). Suoi manoscritti, comprendenti quattro concerti per violino e strumenti, un Concertone a vari strumenti e altra musica da camera, si conservano nella Biblioteca del conservatorio di Genova e nell'University of California, Berkeley. Nel British Museum di Londra si trova un concerto per contrabbasso per il Cavaliere Marcantonio Mocenigo (Add. mss. 17834).
La fama del C., considerato ai suoi tempi esponente tra i più insigni del virtuosismo strumentale italiano, è affidata soprattutto alla sua attività di violinista; definito dai contemporanei "Orfeo della sua età", consacrò al violino gran parte della sua esistenza, facendosi apprezzare anche per le sue eccellenti doti d'insegnante che gli valsero la stima di musicisti come G. B. Viotti e D. Dragonetti. Tuttavia non trascurabile fu la sua attività di compositore di balletti e considerevole fu il contributo da lui recato ad un genere che andava rapidamente affermandosi sulle scene italiane. Non meno interessante è la sua produzione cameristica, la cui struttura formale, se pur legata a certi schemi convenzionali, emerge per un'ammirevole fattura stilistica; così i quartetti, che risentono indubbiamente di Haydn e J. Ch. Bach, oltre che dello stile compositivo del Bertoni, rivelano talora aspetti non privi di una certa originalità nel trattamento concertante delle parti solistiche, ove più si rispecchiano le caratteristiche proprie del virtuosismo elegante e raffinato che giustificano il considerevole favore riscosso dal C. presso i contemporanei.
Bibl.: Poesie in morte di A. C., Bergamo 1818; G. S. Mayr, Cenni biogr. di A. C., Bergamo 1818; F. Caffi, Storia della musica sacra nella già cappella ducale di S. Marco in Venezia dal 1318 al 1797, I, Venezia 1854, p. 419; II, ibid. 1855, pp. 66, 68 s., 83; G. Masutto, Imaestri di musica italiana del secolo XIX, Venezia 1882, p. 35; T. Wiel, Iteatri musicali venez. del Settecento, Venezia 1897, ad Indicem; J. W. v. Wasielewski, Die Violine und ihre Meister, Leipzig 1927, p. 151; U. Manferrari, Diz. univ. delle opere melodrammatiche, I, Firenze 1954, p. 198; A. Geddo, Bergamo e la musica, Bergamo 1958, pp. 163, 187 ss.; V. Duckles-M. Elmer, Thematic Catalog of a manuscript coll. of Eighteenth Century Italian instrumental music, Berkeley 1963, pp. 82 s.; C. Gatti, IlTeatro alla Scala nella storia e nell'arte, II, Milano 1964, pp. 159-61, 163 s.; S. Pintacuda, Genova. Biblioteca dell'Ist. musicale Nicolò Paganini, Milano 1966, p. 140; A. Caselli, Catal. delle opere liriche pubbl. in Italia, Firenze 1969, p. 86; Rép. int. des sources mus., Einzeldrucke vor1800, a cura di K. Schlager, II, Kassel 1972, p. 54; N. Mangini, I teatri di Venezia, Milano 1974, p. 188; F. J. Fétis, Biogr. univ. des musiciens, II, Paris 1873, p. 181; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 292; Enc. d. Spett., II, col. 1744; Enc. della Musica Rizzoli Ricordi, II, Milano 1972, p. 4; Die Musik in Geschichte und Gegenwart,Supplement, XV, coll. 1313 ss.