BIANCHI, Giuseppe Antonio
Se ne ignorano il luogo e le date di nascita e di morte. Da una sua lettera, posteriore all'estate 1766 (nell'Arch. palat. di Vienna: G. Campori,Lettere artistiche..., Modena 1866, pp. 557 s.), in cui sollecitava il titolo di architetto di corte, sappiamo che dal 1744 era stato attivo come ingegnere e architetto presso la "real corte", lavorando ai palazzi reali di Mantova e Milano. Di quest'ultimo aveva riattato gli appartamenti (lavori che vennero cancellati dalla trasformazione radicale operata dal Vanvitelli e dal Piermarini). Nell'anno 1750 il B. aveva servito "gratuitamente" (ibid.)come architetto di corte sotto il governatore di Milano conte Pallavicini e sotto Francesco III d'Este (i lavori milanesi sono documentati dal 1754, anno in cui fu nominato ingegnere camerale); nel 1761 era entrato a far parte del Collegio degli ingegneri, nel quale pare rimanesse iscritto nonostante il ricorso avverso del Collegio nello stesso anno.
A Varese Francesco III d'Este, il quale era capitano generale e amministratore della Lombardia per conto dell'imperatore d'Austria, gli affidò la costruzione del palazzo estense (oggi municipio) e del giardino. I lavori furono iniziati nell'estate 1766 e condotti sino al 1768 (con una probabile successiva prosecuzione fino al 1770). A Varese il B. fu architetto anche della villa Molinari (oggi Seyssel d'Aix), costruita nel 1770, il cui bellissimo salone, dalla raffinata decorazione, richiama la sala del palazzo estense.
L'attività del B. non è stata finora studiata, né è dato sapere quali altre sue fabbriche siano rimaste oltre a quelle menzionate. Gli edifici varesini sono di nobile fattura, benché denuncino l'impettito gusto di certo barocco teresiano, ormai volto a raggelarsi in forme neoclassiche; nel palazzo estense il B. cerca evidentemente un punto d'equilibrio tra la severità bloccata dell'ordine unico e il movimento rococò, animando di aggetti e rientranze la fronte verso il giardino, che, pure da lui progettato, è esempio amabilissimo di giardino all'italiana.
Nella raccolta Malaspina di Pavia (Museo civico) è conservato un progetto - probabilmente mai messo in opera - per la facciata della locale chiesa dei SS. Gervasio e Protaso, firmato da un Giuseppe Bianchi che identificheremmo con Giuseppe Antonio. Il disegno, mediocre, è condotto nel gusto tradizionale del barocco romano; l'aggiornamento settecentesco è sulla linea stilistica del Galilei. Dello stesso genere è un disegno firmato G. A. Bianchi da Campione, del 1716, che sembra un'esercitazione scolastica per la facciata di S. Giovanni in Laterano in Roma (cfr. L. Bianchi,Disegni di F. Fuga, Roma 1955, pp. 102-104).
Fonti e Bibl.: Elenco dettagliato delle fonti documentarie e bibl. in G. C. Bascapè,Palazzi stor. di Varese, Milano 1963, pp. 66, 73, 80. Vedi anche: G. A. Adamollo-L. Grossi,Cronaca di Varese. Mem. cronologiche, a cura di A. Mantegazza, Varese 1931, ff.133, 135; V. Marliani,Le memorie della città di Varese..., a cura di L. Giampaolo, Varese 1955, p. 40; P. Mezzanotte,Storia del collegio degli Ingegneri di Milano, Milano s.d. (ma 1960), p. 55.