ANGELINI, Giuseppe
Nato a Roma nel 1742, secondo documenti degli archivi della Royal Academy di Londra, citati da R. Gunnis, mentre comunemente è detto nato il 15 febbr. 1735. Dopo avere studiato disegno presso Niccolò Ricciolini e scultura presso B. Uvaceppi, nel 1770 si trasferì in Inghilterra, dove svolse una notevole attività. Nel 1775 espose alla Society of Artists un gruppo rappresentante la Castità che allontana l'Amore profano. Lavorò per J. Nollekens che sembra, tuttavia, non fosse soddisfatto della sua maniera; altri episodi testimoniano che l'A. non dovette trovare fortuna - almeno nei primi anni in Inghilterra - un gruppo con la Vergine e il Bambino, per trovare acquirenti, fu messo in una lotteria; nel 1777, trovandosi in difficoltà, ricevette un sussidio di 25 sterline dalla Royal Academy. Ritornato a Roma nel 1787, rimase in rapporto con committenti inglesi, in particolare con J. Wedgwood, al quale inviò numerose opere, tra le quali Apollo con la Musa Erato, Plutone trascina Proserpina, Mercurio, la Favola di Meleagro. Fu anche a Parigi e a Napoli, ma la sua successiva attività si svolse prevalentemente a Roma dove, più tardi, da Pio VII fu nominato sopraintendente alle sculture di S. Pietro e dei Musei vaticani e capitolini. Modellò, tra il 1779 e il 1780, la statua di G. B. Piranesi, collocata sulla tomba dell'artista in S. Maria del Priorato, ricordata alla data del 10 nov. 1779 nel Diario del Canova, e relativamente alla quale il Cicognara afferma che il motivo deriva da un'antica statua di Zenone. Un busto raffigurante il Piranesi, conservato a Roma nella Galleria dell'Accademia di S. Luca, è attribuito senza fondamento documentario all'Angelini.
In una gara con il Canova, voluta da don Abbondio Rezzonico, l'A. scolpì (1781) una Minerva (smarrita): il favore sembra sia andato al Canova, che modellò l'Apollo che si incorona, conservato a Possagno. Socio di accademie artistiche romane (S. Luca, 1789) e straniere, l'A. si dedicò anche alla copia e al restauro di antiche sculture. Morì a. Roma il 15 giugno 1811.
L'A. si colloca con la sua scultura in quel gruppo di artisti italiani e stranieri, operanti a Roma negli ultimi decenni del XVIII secolo, orientati verso forme neoclassiche, già prima della venuta dì A. Canova. Il giudizio della più recente critica è comunque assai limitivo nei riguardi dell'A.; il Lavagnino scrive che le sue sculture interessano sopratutto come fenomeni di un particolare momento del gusto, non certo quale opere d'arte".
Bibl.: M. Missirini, Memorie per servire alla storia della Romana Accademia di S. Luca, Roma 1823, p. 462; L. Cicognara, Storia della scultura, VII, Prato 1824, p. 76; G. Melchiorri, Monumento a G. B. Piranesi di G. A.,in L'Ape Italiana, II(1836), p. 40, tav., 27;, E,. Metyard, The life of J. Wedgwood, II, Londbn, 1886, p. 591; A. Muñoz, Dal 'diario romano' di A. Canova, in L'Urbe, 11-12 (1937), pp. 26-28; R. Gunnis, Dict. of british sculptors, 1660-1851, London 1953, p. 18; C. Pietrangeli, Sull'icon. di G. D. Piranesi, in Bollett. dei Musei comunali di Roma, I(1954), pp. 43; A. Muñoz, Il Primo soggiorno romano di A. Canova (Pagine del Diario), in L'Urbe, XVII,3 (1954), pp. 2 s.; E. Lavagnino, L'arte modorna, Torino 1956, pp. 128, 133, 141, 142, 192; Mostra del Settecento aRoma, Catalogo, Roma 1959, p. 46; J. Meyer, Allgem. Künstler Lexikon, II, p. 46; U. Thieme-F. Becker, Allgem.Lexikon der bildenden Künstler, I, p.504.