ALLIEVO, Giuseppe
Nacque a S. Germano Vercellese il 14 sett. 1830, e, compiuti gli studi secondari nella città di Vercelli, s'iscrisse alla facoltà di filosofia dell'università di Torino, dove ebbe come maestro G. A. Rayneri (di cui l'A. doveva essere poi il successore), laureandosi il 18 luglio 1853. Insegnò pedagogia a Novara (1853), a Domodossola (1854) e a Ivrea (1855 e 1856). A Domodossola conobbe il Rosmini e pubblicò i suoi primi lavori, collaborando anche alla Rivista contemporanea del Chiala. Nominato professore di filosofia nel Collegio di Ceva, v'insegnò dal 1856 al 1858. Nel luglio del 1858 conseguì l'aggregazione alla facoltà di filosofia e lettere presso l'università di Torino, dopo aver discusso pubblicamente sette Tesi (ripubblicate poi nei Saggi filosofici, Milano 1866), nelle quali l'A. manifestava già chiaramente la sua adesione ad alcuni principi, che saranno poi la base di tutto ilsuo successivo insegnamento: il teismo e lo spiritualismo cattolico, il principio del sintesismo degli esseri, da lui così definito: "nessuna parte di un ente può sussistere divisa dal tutto dell'ente stesso, e nessun essere può sussistere nè operare diviso dagli enti che costituiscono l'universo".
Trasferito da Ceva a Casale, l'A. insegnò in questa città dal 1858 al 1860; dopo l'unione della Lombardia al Piemonte, egli fu trasferito al liceo "Panni" di Milano, dove rimase fino al 1867. Nel 1860-61 ricevette anche l'incarico di logica all'Accademia scientifico-letteraria di Milano e l'anno dopo quello di metafisica. Coronarono l'attività filosofica di questo primo periodo i Saggi filosofici (Milano 1866), in cui il sintesismo veniva posto come principio risolutivo della dialettica intellettuale e ontologica dall'uno al molteplice e dal molteplice all'uno.
In occasione del concorso al premio Ravizza bandito per l'anno 1865-66, l'A. scrisse un'opera sulla dottrina hegeliana, ottenendo il premio. L'opera fu pubblicata parte nel 1868 a Milano (L'hegelianismo, la scienza e la vita), parte nel 1897 a Torino (Esame dell'hegelianismo): in essa l'A. criticava la dottrina hegeliana, soprattutto per motivi dettati da preoccupazioni di carattere religioso, e sosteneva che la ifiosofia tradizionale italiana, lo spiritualismo, doveva opporsi sia allo hegelianismo sia al positivismo. In questa polemica culturale contro le dottrine antispiritualiste (in modo particolare contro il positivismo, che trionfava in quegli anni nelle università italiane) l'A. si valse della rivista Il Campo dei filosofi italiani, che diresse dal 1868 al 1873. Dopo aver scritto, per incarico del ministro D. Berti, una relazione su La pedagogia italiana dal 1846 al '66 (edita a Milano nel 1867; 2 ediz. 1901), veniva trasferito al liceo "Cavour" di Torino, e riceveva contemporaneamente l'incarico di antropologia e pedagogia all'università di Torino. Due anni dopo rinunciò all'insegnamento liceale per dedicarsi tutto a quello universitario. Da quest'epoca fino al 1912 egli rimase ininterrottamente all'ateneo torinese, come titolare della cattedra di pedagogia, dedicando tutta la sua attività all'insegnamento e a ricerche intorno a problemi antropologici e pedagogici, con un'unica eccezione rappresentata da una ampia opera dedicata ai problemi generali della filosofia (Il problema metafisico studiato nella storia della filosofia, dalla scuola ionica a Giordano Bruno, Torino 1877).
Nei suoi Studi antropologici: L'uomo e il cosmo (Torino 1891), che contengono anche alcuni suoi precedenti lavori di antropologia, egli mirò a definire il concetto dell'uomo; e da tale concetto antropologico dedusse quindi il fondamentale principio dell'educazione, che egli illustrò nei suoi Studi pedagogici (Torino 1892): "svolgere la personalità organica dell'uomo fanciullo, addestrandolo al dominio delle proprie potenze, mediante la formazione del carattere ordinata al possesso dello spirito infinito".
L'A. giunse così ad elaborare una sua originale teoria pedagogica fondata sul principio della personalità, coronamento dello spiritualismo e del teismo, i cui pronunciati fondamentali erano la personalità finita dell'essere umano e la personalità infinita dell'essere divino. A queste due opere fondamentali fanno, inoltre, corona una quantità di monografie particolari.
Scritti di antropologia e di psicologia (dal 1894 l'A. rivolse in particolare la sua attenzione alla psicologia per poter combattere con più sicuro fondamento il positivismo): Il primo antropologico riscontrato nella vita delle nazioni (1874); Sulla personalità umana (1878); Armonie del soggetto umano (1895); Di alcune forme della vita psichica (1897); La psicologia filosofica ed i suoi avversari (1897); Il sistema delle potenze umane ed il loro rapporto con l'anima (1898); L'antropologia e la letteratura (Napoli 1899); Saggio di una introduzione alle scienze sociali (1899); Correlazione delle potenze umane (1900); La vita oltremondana (1903); Il ritorno al principio della personalità (1904).
Scritti di pedagogia: L'educazione e la nazionalità (1875); Del positivismo in sé e nell'ordine pedagogico (1883); L'educazione personale, il socialismo e la famiglia (1894); Gli evoluzionisti ed il metodo in pedagogia (1897).
Scritti di storia della pedagogia: Delle dottrine pedagogiche di E. Pestalozzi, A. Necker di Saussure, F. Naville, G. Girard (1884); La libera attività dell'educando secondo Pestalozzi e Rousseau (1896); F. Herbart e la sua dottrina pedagogica (1896); La teoria dell'educazione morale di H. Spencer riscontrata col suo concetto psicologico (1898); Esposizione critica delle opinioni di illustri pedagogisti intorno il rapporto tra educazione pubblica e privata (1898); G. G. Rousseau, filosofo e pedagogista (1910); A. Rosmini (1913, in Studium).Tutti gli scritti citati sono Stati pubblicati, salvo indicazione contraria, a Torino. Altri suoi lavori furono pubblicati postumi, a cura di G. B. Germi, genero dell'Allievo.
L'A. morì a Torino il 24 giugno 1913.
Bibl.: Per la biografia: G. B. Germi, La mente di G. A.,Torino 1904; Id., Indice cronologico delle pubblicazioni del prof. G. A., in Cultura filosofica, IV (1910), pp. 479-484; Id., La vita e il pensiero di G. A., in Atti d. Accad. Roveretana degli Agiati,s. 4, v. II (1913), pp. LXX-LXXXVII; Vita e mente di G. A. (volume pubblicato in onore dell'A. e contenente scritti di molti studiosi: L. M. Buia, G. Calò, L. Capra, F. De Sarlo, G. M. Ferrari, G. Franceschini, O. B. Germi, G. Morando, G. Tauro, A. Valdarnini), Torino 1913. Sul pensiero dell'A. v.: O. Fettarappa, G. A. pedagogista, Torino 1906; G. Calò, Il pensiero filosofico-pedagogico di G. A., in Cultura filosofica IV (1910), pp. 445-478; G. Gentile, Le origini della filosofia contemporanea in Italia, I, I Platonici, Messina 1925, pp. 345-355; E. Formiggini Santa-maria, La pedagogia italiana nella seconda metà del sec. XIX, I, Gli spiritualisti, Roma 1920, pp. 267-324; G. Alliney, I pensatori della seconda metà del sec. XIX, Milano 1942, pp. 316-322, 343 s.; O. Mazzantini, Due filosofi spiritualisti piemontesi nella seconda metà del sec. XIX, in Arch. di filosofia, XII (1942), pp. 17-42; V. Suraci, G. A. filosofo e pedagogista, in Educare, II (1951), pp. 308-316; III (1952), pp. 30-39, 86-97, 151-161, 231-240, 305-317; IV (19s3), pp. 83-93, 152-7; V (1954), pp. 5-14;R. Berardii, La libertà di insegnamento in Piemonte nel 1848-'59 e un saggio storico di G. A., in Quaderni di cultura e storia sociale, II, 2 (1953), pp. 60-66.