ALBERGANTI, Giuseppe
Nacque a Stradella (Pavia) il 24 luglio 1898 da Angelo e Maria Ravazzoli. Di famiglia operaia e socialista (il padre era fornaciaio, la madre mondina e lo zio materno Paolo Ravazzoli, futuro dirigente comunista, di pochi anni maggiore, fu a lungo suo maestro in politica e compagno di lotte), a nove anni iniziò a lavorare in una fornace, poi come garzone di fabbro e quindi alla Pirelli, manifestando fin da giovanissimo un'adesione militante agli ideali del socialismo. In servizio di leva durante la prima guerra mondiale nel genio ferrovieri, fu congedato nel 1919 e trovò impiego come macchinista e fuochista presso le Ferrovie.
Già sulle posizioni della frazione astensionista del Partito socialista italiano, aderì al Partito comunista d'Italia fin dalla fondazione (gennaio 1921) e legò per tutto il periodo fascista il proprio destino alla lotta contro la dittatura. Segretario della sezione comunista di Arona, nel giugno 1923 fu licenziato dall'impiego nelle Ferrovie, ufficialmente per "scarso rendimento", in realtà per aver preso parte all'organizzazione degli scioperi. Trovò quindi impiego presso una ditta privata a Milano e prese a lavorare nell'organizzazione clandestina del partito (settimo settore, Cenisio). Nel novembre 1927 fu arrestato, ma venne scarcerato per insufficienza di prove nell'agosto 1928. Nel 1929 divenne membro del direttivo della federazione comunista di Milano.
Nell'agosto 1930 espatriò clandestinamente in Francia, a Nizza, dove gli venne incontro il Soccorso rosso internazionale e curò l'organizzazione del partito in quella regione. Successivamente si trasferì a Parigi dove frequentò l'ambiente dei fuorusciti. È di questi anni una sua permanenza a Mosca, chiamatovi dalla scuola quadri dell'Internazionale comunista. Già membro del comitato centrale del partito comunista, si occupò del reclutamento in favore della repubblica spagnola ed egli stesso, dal marzo all'ottobre 1937, fu in Spagna quale commissario politico delle brigate internazionali Garibaldi, a Barcellona e poi a Valencia. Nuovamente in Francia, lavorò a Parigi per il Soccorso rosso e per gli aiuti alla Spagna repubblicana e poi a Tolone all'organizzazione dell'Unione popolare italiana (struttura del fuoruscitismo che manteneva i contatti con il governo francese ed aiutava le famiglie degli antifascisti) della quale divenne segretario per il dipartimento di Var, finché fu colpito da un decreto di espulsione (settembre 1938) la cui operatività fu rimandata grazie alla concessione di alcune dilazioni.
Dinanzi all'eventualità della guerra espresse, quale esponente dell'antifascismo, posizioni che sottolineavano come il governo italiano fosse il solo pesante ostacolo per i buoni rapporti tra Italia e Francia e ribadivano la disponibilità degli emigrati politici italiani alla lotta contro le rivendicazioni del fascismo sul territorio francese. A seguito del patto Ribbentrop-Molotov e della dichiarazione di guerra della Francia alla Germania, venne comunque arrestato a Tolone nel settembre 1939 e nel maggio 1940 fu internato nel campo di concentramento di Vernet.
Allorché i Tedeschi occuparono la Francia, da Vernet, nell'aprile 1941, fu consegnato alle autorità italiane e nel giugno dello stesso anno assegnato al confino nell'isola di Ventotene, dal quale sarebbe stato liberato nell'agosto 1943 per riprendere l'azione nella lotta partigiana.
Notevole fu il suo impegno nella Resistenza. Segretario della federazione comunista clandestina di Bologna, con lo pseudonimo di Cristallo, l'A. fu dall'ottobre 1943 responsabile del triumvirato insurrezionale (struttura militare del PCI) dell'Emilia-Romagna e, pertanto, coordinatore dell'attività politico-militare delle brigate Garibaldi operanti in Emilia durante la repubblica partigiana di Montefiorino (giugno-luglio 1944). Nel novembre dello stesso anno fu impegnato nella battaglia di Porta Lame e nel febbraio 1945 Pietro Secchia ne richiese la presenza a Milano. Nel capoluogo lombardo l'A. prese a dirigere il triumvirato insurrezionale della regione e nell'aprile 1945 fu tra gli organizzatori dell'insurrezione antitedesca. Per tutto il periodo della lotta armata la sua attività fu rivolta - in linea con le direttive del suo partito - anche a moderare le propensioni ostentatamente classiste di parte dei militanti comunisti delle formazioni partigiane.
Dopo la Liberazione l'A., rieletto nel V congresso (dicembre 1945) membro del comitato centrale del PCI, fu consigliere comunale, segretario della ricostituita camera del lavoro di Milano per la componente comunista della CGIL ed acquisì grande notorietà anche come figura di tribuno per la capacità di esprimere le profonde pulsioni del proletariato milanese senza per questo trascurare o spaventare i ceti medi.
Di un certo impegno la sua vita parlamentare. Membro della Consulta nazionale, nel 1946 fu eletto deputato alla Costituente. Eletto al Senato nel 1948 e nel 1953, nel 1958 tornò alla Camera.
Dopo le elezioni politiche dell'aprile 1948, fu eletto segretario della federazione comunista di Milano - carica che ricoprì per un decennio - in una situazione nella quale la controffensiva moderata tendeva ad imporre l'isolamento della classe operaia dal resto della società; in questa fase emersero i dissensi che avrebbero in seguito portato l'A. fuori dal PCI (1970).
Dall'interno dei partito vennero mosse critiche al modo con cui egli gestiva la segreteria federale: si affermava che tale gestione era caratterizzata da un'"impronta popolare e talora populista con quel che di ideologicamente arretrato ciò comporta, forte operaismo, disciplina, talvolta chiusura settaria, tendenza allo scontro politico frontale. Col trascorrere degli anni, caduto il mito di Stalin, sorto il problema di un radicale rinnovamento di capacità politica, di metodi organizzativi e di uomini, la direzione di Alberganti si trova ad essere sempre più spesso impari ai compiti. Si pone il problema della sua sostituzione e per essa Luigi Longo in persona si impegna in burrascose riunioni" (l'Unità, 1980).
La frizione, e poi la rottura dell'A. con il PCI - dal cui comitato centrale fu escluso nel 1960 - si situava all'interno di una discussione ideologico-politica che vedeva altresì in causa il problema della rivoluzione nonché il giudizio sulla tradizione terzinternazionalista; per più versi le sue posizioni erano assimilabili a quelle di Secchia, con il quale ebbe anche alcune convergenze tattiche. Comunque voci che attribuivano all'A. legami con l'organizzazione paramilitare Volante rossa non sono suffragate da alcun riscontro documentario.
Il 25 apr. 1970, la sua commemorazione della Liberazione su invito del Movimento studentesco di Milano segnò ufficialmente la sua adesione alle posizioni della nuova sinistra. Membro della direzione nazionale del Movimento studentesco, contribuì alla sua costituzione in forza politica organizzata ed alla fondazione del Movimento lavoratori per il socialismo (1976), formazione della sinistra extraparlamentare di ispirazione marxista-leninista, del quale fu fino all'ultimo presidente.
L'A. morì a Milano il 3 nov. 1980.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centr. dello Stato, Casellario politico centrale, b. 44, ad nomen; Atti parlamentari, Consulta nazionale, Assemblea costituente, Senato della Repubblica, I-IIlegislatura, Camera dei deputati, III legislatura, ad Indices; Ente per la storia del socialismo e del movimento operaio italiano, Bibliografia del socialismo e del movimento operaio italiano, II (Libri A-D), Roma-Torino 1962, ad nomen; L. Arbizzani-N. S. Onofri, I giornali bolognesi della Resistenza, Bologna 1966, ad Indicem; P. Spriano, Storia del Partito comunista italiano, I, III-V, Torino 1967-75, ad Indices; P. Secchia, Il Partito comunista italiano e la guerra di liberazione 1943-1945, in Annali dell'Ist. G. Feltrinelli, XIII (1971), ad Indicem; I comunisti raccontano, I-II, Milano 1972-1975, ad Indicem; G. Amendola, Lettere a Milano, Roma 1974, pp. 18, 111, 224, 347, 355 s., 358, 381, 403, 418, 530; F. Andreucci, in Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico, I, Roma 1975, ad nomen; Archivio Pietro Secchia 1945-1973, a cura di E. Collotti, in Annali della Fondaz. G. Feltrinelli, XIX (1978), ad Indicem; Q. B., Morto a Milano G. A., in l'Unità, 4 nov. 1980; M. Z., Scomparso A., in Il Giorno, 4 nov. 1980; Morto G. A. combattente antifascista, in Corriere della sera, 4 nov. 1980; M. Mafai, L'uomo che sognava la lotta armata. La storia di P. Secchia, Milano 1984, ad Indicem.