FONZI, Giuseppangelo Lucinto
Nacque a Spoltore nel Teramano il 13 luglio 1768 da Domenico, avvocato. Trascorse la sua infanzia a Orsogna, dove risiedeva la famiglia; qui compì gli studi primari e secondari e poi iniziò lo studio della giurisprudenza a Chieti. Nel 1788, desideroso di un ambiente intellettualmente più vivace, si trasferì all'università di Napoli. Presto si stancò anche dell'ateneo napoletano e, interrotti gli studi giuridici, si imbarcò su una nave da guerra spagnola.
Per un certo tempo la vita di mare lo affascinò: iniparò la lingua spagnola, si appassionò allo studio dell'astronomia e delle scienze nautiche, superò gli esami di abilitazione a "pilota alla bussola". Viaggiò a lungo: fu a Costantinopoli, poi di nuovo in Italia, a Siracusa.
Insoddisfatto anche dell'esperienza marinara, il F. si trasferì in Spagna, ove rimase alcuni anni: qui ebbe modo di osservare l'abile lavoro di alcuni cavadenti, ne apprese l'arte e cominciò a esercitarla con capacità e fortuna. Aveva finalmente trovato un campo di attività che lo avvinceva e vi si dedicò con entusiasmo. Si recò in Francia, aderì alle idee rivoluzionarie, e nel 1795 aprì a Parigi un gabinetto dentistico dove, oltre a praticare con successo la chirurgia orale, cominciò a occuparsi delle protesi. Colto e socievole, oltre che ottimo dentista, presto divenne noto nei migliori ambienti francesi ed europei. Fu in relazioni amichevoli con Luciano Bonaparte e divenne il dentista di corte nelle principali capitali europee; a Monaco curò Eugenio Beauharnais. Nel 1801 ritornò brevemente a Napoli, ove in poco tempo acquisì un'ottima clientela, attratta dalla sua abilità. Tornato a Parigi, riprese con rinnovata lena il suo lavoro, interessandosi nel contempo a problemi di chimica e fisica in relazione agli studi per la realizzazione di denti artificiali.
La capitale francese era allora un brillante centro di studi odontoiatrici, grazie alla presenza di P.F. Fauchard. In particolare si registravano continui progressi nel campo delle protesi: si tentava di ovviare agli inconvenienti delle protesi organiche - costituite da osso, avorio, denti di animali o umani, di facile usura e variazione di colore, non di rado emananti odore sgradevole - utilizzando materiale inorganico. Notevoli in questo settore erano stati i contributi del Fauchard e di P. Dionis, realizzatore di denti artificiali con una pasta a base di coralli bianchi, perle, mastice e resine. Il farmacista parigino A. Ducháteau ideò la costruzione di una dentiera di porcellana e la realizzò grazie all'aiuto di un altro dentista, N. Dubois de Chémant, il quale apportò poi continui miglioramenti ai suoi modelli di protesi. Nel filone di queste ricerche si inserì il contributo originale del F. che pensò di modellare denti minerali singoli saldati alla base con una punta di platino inserita nella pasta minerale prima della cottura. In pratica: presa l'impronta in cera della gengiva, egli elaborava un modello in gesso dal quale otteneva una seconda impronta dove versare una colata di bronzo così da avere a disposizione un fedele modello della mascella: qui stampava una foglia d'oro dove fissare i denti. Per proteggere le gengive ricopriva poi la lamina metallica con una vernice di caucciu in corrispondenza del margine alveolare. Con la tecnica del F. il dentista aveva ormai a disposizione un vero e proprio assortimento di denti minerali con la possibilità di costruire protesi idonee a ogni bocca.
I denti singoli elaborati dal F. erano di aspetto naturale e anatomicamente fedeli; il loro inventore li chiamò "terro-metallici" per sottolineare l'originalità della composizione della pasta che li rendeva inalterabili, duri e resistenti. Tali denti artificiali, inattaccabili dagli acidi, erano costituiti da un impasto di caolino e ossidi metallici, che sotto l'azione del fuoco acquistava una durezza superiore a quella della porcellana. Usando differenti ossidi - di platino, oro, manganese, ecc. - il F. riuscì pure a ottenere tinte simili a quelle naturali e uniformemente diffuse a tutto l'impasto del dente.
Il F. presentò la sua invenzione all'Istituto nazionale classe di scienze fisiche e matematiche nel 1807 e ne ottenne il riconoscimento ufficiale l'anno seguente da parte dell'Ateneo delle arti (15 maggio 1808) e dell'Accademia di medicina di Parigi (24 ag. 1808): le conclusioni degli osservatori furono che i denti terro-metallici erano solidi, incorruttibili e magistralmente fissati dal loro inventore.
Con la Restaurazione, per il suo passato filonapoleonico, fu oggetto di sorveglianza da parte della polizia: subì anche indagini e perquisizioni a seguito di anonime accuse di cospirazione. Lasciò perciò la Francia: tra il 1815 e il 1816 fu dapprima a Londra, poi a Madrid, ove soggiornò per un certo tempo come dentista della casa regnante. Nel 1823 si reco a Pietroburgo, ove esercitò per circa due anni e venne nominato dentista della corte di Russia; curò la zarina e gli venne offerta la direzione di una scuola di odontoiatria, che rifiutò per motivi di salute. Dopo un breve soggiorno a Mosca nel gennaio del 1825, tornò a Parigi e quindi si recò in Spagna, ove soggiorno sette mesi ottenendo dal governo un vitalizio. Nel 1827, dopo un ulteriore breve periodo trascorso a Parigi, si recò a Napoli sperando di poter attivare uno stabilimento per la fabbricazione dei denti artificiali simile a quello da poco realizzato a Parigi: ma le autorità borboniche, a causa del suo passato repubblicano, gli negarono la concessione ed egli decise di tornare nella capitale francese. Tuttavia la fortuna negli affari cominciava a declinare, e nel 1835 cedette a un nipote il suo stabilimento. Visse allora per un certo tempo a Madrid, poi a Malaga.
Ammalato, nel 1836 decise di tornare in patria, ma, per il peggiorare delle sue condizioni di salute, fu costretto a fermarsi a Barcellona, ove morì il 31 ag. 1840: qui, per suo desiderio, fu sepolto.
L'opera del F. risultò di importanza fondamentale nella storia dell'odontoiatria: la sua invenzione, infatti, rivoluzionò l'odontotecnica protesica e offrì alle industrie, specialmente inglesi e americane, un sicuro modello per la fabbricazione di denti artificiali. Il F. scrisse un trattato di odontologia in lingua francese, rimasto inedito (conservato a Torino presso la Junior Dental), contenente nozioni di anatomia, fisiologia, patologia e chirurgia dell'apparato masticatorio; fu anche autore di alcune opere letterarie, anch'esse inedite. Fu membro residente della Società accademica delle scienze di Parigi, membro dell'Ateneo delle scienze e arti di Parigi, della Società reale di Madrid degli amici dei paese, della Società economica di Madrid, della Accademia imperiale delle scienze mediche di Pietroburgo, dell'Accademia pontaniana di Napoli.
Fonti e Bibl.: R. Aurini, Diz. bibliogr. della gente d'Abruzzo, Teramo 1955, pp. 31s. (con bibl.); A. Baratieri, G. F. Vita ed opere scientifiche, tecniche e letterarie di un italiano insigne..., in Rass. trim. di odont., XLVIII (1967), pp. 577-626; S. Palazzi, Il contributo di F. all'odontoiatria protetica ed i meriti di Guerini, ibid., II, (1968), pp. 345-352; V. Guerini, Storia dell'odontoiatria, Torino 1976, pp. 291 s.; P. Micheloni, Il mondo dei denti e la sua storia. Dal Settecento ai tempi nostri, III, Roma 1979, pp. 898 ss., 999-1003, 1009, 1072; G. Tanzer, Aus der Geschichte der Zahnheilkiunde. G. F., 13.7.1768-31.8.1840, in Zahnarzt, XXVII (1983), pp. 765-769; R. Sorrentino. G. F. (1768-1840) e l'invenzione dei "denti minerali", tesi di laurea, univ. di Padova, a.a. 1983-84 (qui si trovano citati due scritti inediti, uno del F. sui denti e uno del Guerini sulla vita del F., conservati presso la Junior Dental di Torino); M.E. Ring, Storia illustrata dell'odontoiatria, Roma 1989, p. 259.