GIUNTI o Giunta
Celebre famiglia di librai e di tipografi che dall'ultimo ventennio del sec. XV a tutto il sec. XVI ebbe un'importanza notevole nel commercio librario e nella produzione tipografica: attività che può essere estesa anche a gran parte del sec. XVII, ma con minore intensità e fortuna. I G. sono originarî di Firenze, e mentre alcuni componenti della famiglia operarono in patria, altri emigrarono fuori di essa e vi furono loro case librarie a Venezia, Roma, Lione, Londra, Madrid, Burgos e in altri luoghi. Non tutti i discendenti dei varî rami della famiglia si dedicarono all'arte tipografica; soltanto alcuni illustrarono il loro nome, e sono quelli che operarono principalmente a Firenze, Venezia e Lione.
Casa di Firenze. - Fu fondata da Filippo, nato a Firenze nel 1450 e morto nel 1517. I suoi maggiori furono commercianti di lane, ma non ci è noto in che modo dai commerci aviti fosse portato a dedicarsi all'arte tipografica e all'industria libraria. Certo compì studî e fu un buon erudito, come dimostrano le introduzioni da lui premesse ad alcune sue edizioni d'autori greci, latini e volgari.
L'attività tipografica di Filippo ebbe inizio nel 1497 con l'edizione greca dell'epitome dei proverbî di Zenobio. Dopo avere stampato, pure in greco, nel 1500, l'Argonautica dello Pseudo Orfeo, per un dodicennio circa attese quasi esclusivamente a stampare libri latini e italiani col nuovo carattere corsivo italico, imitato da quello di Aldo. Fra gli autori da lui prescelti sono Catullo, Virgilio, Cicerone, Tito Livio, Dante, Petrarca, Boccaccio, Bembo, e moltissimi altri. Suoi collaboratori furono i figli Benedetto e Bernardo, eruditi anch'essi e assai valenti nella loro arte.
Le edizioni giuntine di Firenze, fornite in comodi ed eleganti volumi a buon prezzo, suscitarono rivalità commerciali con le aldine del Manuzio di Venezia. Quest'ultimo ottenne da Leone X, in data 28 novembre 1513, un privilegio (altri quasi simili ne aveva ottenuti, precedentemente, da Alessandro VI e Giulio II) con cui il pontefice vietava ad altri tipografi la stampa di libri greci e latini con caratteri corsivi. Filippo se ne lamentò col governo fiorentino e gli Otto di Pratica scrissero all'ambasciatore a Roma, Francesco Vettori, perché rivendicasse la priorità di Firenze nelle edizioni greche e chiedesse che ai Giunti fosse concesso di esercitare liberamente la loro industria. I Giunti furono soddisfatti ed ebbero concessioni di favore dal pontefice, il cui rescritto peraltro non è mai apparso a stampa; il 15 febbraio 1516 Filippo otteneva poi un privilegio papale largamente a lui favorevole. Il Renouard conobbe 102 edizioni, numero certamente inferiore alla realtà.
Alla morte del padre, Bernardo (1487-1551) fu degno continuatore della tipografia cui diede la ragione "Eredi di Filippo Giunta", benché talvolta egli mettesse il solo suo nome nelle proprie edizioni.
Come il padre, Bernardo fu assai versato nelle lingue latina e greca e attese a scegliere, coordinare e correggere i testi che veniva pubblicando giovandosi anche della dotta cooperazione di abili correttori sull'esempio paterno; infatti delle edizioni giuntine di Filippo e di Bernardo ebbero cura fra gli altri: B. Riccardini detto il Filologo, F. Alfieri, E. Bonini, A. Francini, P. Vettori, Giocondo da Verona. L'attività editoriale di Bernardo va dal 1517 al 1551, anno della sua morte; l'elenco, incompletissimo, del Renouard, gli assegna 165 edizioni, in maggioranza classici latini e greci; figurano anche autori volgari (Petrarca, Boccaccio, Machiavelli, Ariosto, Castiglione, Benivieni, ecc.). A Bernardo si deve la famosa edizione del Decamerone del 1527, detta la Ventisettana, che per lungo tempo fu considerata come il prototipo di tutte le susseguenti edizioni.
Successore di Bernardo fu il figlio Filippo il Giovane (s'ignorano le date di nascita e di morte) che continuò la tipografia le cui vicende, dopo di lui, ci sono ignote.
È certo che la tipografia produsse ancora molti libri per tutta la seconda metà del sec. XVI ed esisteva ancora nel sec. XVII. Una prova è il catalogo giuntino del 1604 (Catalogus librorum qui in -untarum bibliotheca Philippi haeredum Florentiae prostant, Firenze 1604), che dimostra come la libreria fosse abbondantemente fornita. A Firenze i G. non ebbero la fortuna commerciale della casa di Venezia, ché il duca Cosimo I de' Medici, a cui essi erano avversi, concedeva protezione ad altri tipografi concorrenti, come ad A. F. Doni e a L. Torrentino. Certo il primo periodo fu assai brillante, i testi corretti e la stampa perfetta.
Casa di Venezia. - Fu fondata da Luca-Antonio, nato a Firenze nel 1457, morto nel 1538, fratello di Filippo. Egli esercitò dapprima il commercio librario in patria, poi, nel 1477, si portò a Venezia continuando in tale sua professione. Più tardi divenne editore e pubblicò opere notevoli presso tipografi di Venezia, fra cui E. da Spira, M. Codecà, G. Rossi. Soltanto col 1503, nel Breviarium Ecclesiae Placentinae, è segnato la prima volta il suo nome come tipografo.
Da questo anno l'attività della tipografia veneziana diventa sempre più intensa e varia; rivale dei Manuzio e assai più abile di loro nella conquista dei mercati, Luca-Antonio gareggia coi primi per perizia nell'arte e per copia di produzione libraria. Vanno ricordati delle sue prime imprese editoriali il magnifico Graduale, fatto stampare a sue spese da Emerico da Spira nel 1499-1500 in due volumi e tre Antifonarî con musica notata, apparsi nel 1503, grandi in-folio, da considerarsi per tutti i rispetti veri monumenti tipografici. La produzione di libri liturgici e ascetici: messali, antifonarî, pontificali, breviarî, salterî, bibbie, martirologi, ecc., diventa una delle principali attività di L.-A.; tuttavia egli stampa anche classici e libri di medicina cercando di conciliare la correttezza dei testi, la buona impressione e il prezzo conveniente. Fra l'altro pubblica nel 1522 la prima edizione del testo latino dell'Opera omnia di Galeno, seguita dalla ristampa apparsa nel 1528: ebbero entrambe il più largo successo. L'elenco del Renouard gli assegna 120 edizioni.
La successione passa al figlio Tomaso (1494-1566), che maltenne all'azienda i successi editoriali già conseguiti.
La sua attività, continuata sotto la ragione "Apud haeredes Lucae Antonii Juntae" produce dal 1538 al 1566 innumerevoli esemplari in-folio figurati in cui hanno gran parte i pregevoli messali descritti nell'opera del duca di Rivoli.
I successi commerciali avevano arricchito notevolmente la casa giuntina di Venezia, ma un fallimento nel 1553 e l'incendio della stamperia avvenuto il 4 novembre 1557 avevano depauperato assai il patrimonio. Tuttavia la multiforme attività di Tomaso, in unione col fratello Gioan Maria, permisero in meno di un decennio di ricostruire la fortuna perduta.
Una prova ne è il testamento di Tomaso del 27 luglio 1564, documento assai importante e che contiene elementi preziosi per le biografie di alcuni componenti della famiglia. Con questo atto Tomaso aveva istituito erede il nipote Luca-Antonio il Giovane. figlio del fratello Gioan Maria, con l'esortazione "a tegnir conto grande della nostra stamperia". Su questa e sulle ulteriori successioni, che vanno sotto il nome di "Apud Juntas", non esiste che qualche notizia frammentaria. Ma non sarà errato affermare che la vecchia tipografia subì posteriormente un crescente e inglorioso delfino tanto da giungere al fallimento. Nel 1670 circa il fondo librario dei Giunti fu rilevato dai tipografi trinesi Lorenzo e Nicolò Pezzana, i quali crearono una nuova e grande azienda editoriale per la stampa dei libri liturgici, che primeggiò per tutto il sec. XVIII; essi conservarono nelle loro edizioni la marca del giglio fiorentino.
Casa di Lione. - Scarse e dubbie sono le notizie sulle aziende librarie aperte dai Giunti in varie città estere. È noto che edizioni giuntine di Lione portano il nome di Giacomo (o meglio GiacomoFrancesco, di cui s'ignorano le date di nascita e di morte), supposto nipote di Filippo e di Luca-Antonio. Giacomo si ritiene stabilito in Lione sin dagl'inizî del sec. XVI, ma la sua attività di tipografo ci è in gran parte sconosciuta.
La prima edizione nota con il suo nome è del 1520, mentre nelle Epistolae medicinales diversorum authorum del 1556 appare la sottoscrizione "Per haeredes Jacobi Juntae" e ciò è prova che egli era già morto a tale data. La stamperia fu continuata da due figlie: Giovanna e Giacomina; della prima è noto il processo da lei intentato, nel 1578, contro il tipografo fiorentino Filippo Tinghy stabilitosi a Lione, per impedirgli di contrassegnare le sue edizioni con il giglio fiorentino, processo conclusosi a favore della Giunti. La stamperia di Lione era ancora esistente nel 1600.
Le contraffazioni aldine. - Un fatto notevole per la stamperia giuntina di Lione è costituito dalla vexata quaestio sulle contraffazioni dei famosi classici in-8° pubblicati da Aldo il Vecchio. Il successso librario di queste edizioni, per le quali il Manuzio aveva ottenuto diversi privilegi di stampa, spronò l'avidità di altri tipografi del tempo ad imitarle clandestinamente a scopo di lucro; ben 67 ne enumera il Renouard, impresse dal 1501 circa al 1527, in maggioranza senza nome di tipografo né data di stampa. In queste contraffazioni pare avesse una parte assai importante Luca-Antonio, il quale avrebbe mandato il nipote Giacomo a Lione per attendere a questa produzione clandestina. Mancano documenti diretti ma esistono prove indirette e congetturali assai sfavorevoli a Luca-Antonio, dalla cui persona non è stato possibile sinora rimuovere la grave accusa. Le contraffazioni lionesi delle edizioni aldine ripetono servilmente le caratteristiche esteriori delle originali, ma ridondano di errori e sono stampate sovente su pessima carta; tutto in esse tradisce la frettolosità della composizione e la bassa speculazione commerciale; frequentemente in esse compare la marca del giglio rosso di L.-A.
In difesa dei Giunti sta il fatto che la casa di Firenze promosse nel 1514 un'azione legittima e pubblica per poter stampare in concorrenza al Manuzio edizioni in formato piccolo e con caratteri corsivi (v. sopra); che Tomaso, figlio di L.-A., fu legato da sincera amicizia con Paolo Manuzio al quale rese importanti servigi quando questi si trasferì a Roma: che nel 1572 seguì il matrimonio fra Aldo il Giovane con Francesca Lucrezia Giunti, nipote di L.-A.: ciò che dimostrerebbe i buoni e cordiali rapporti fra le due case e le due famiglie. Ma forse, a quest'epoca la subdola rivalità commerciale di cui è accusato L.-A. era stata dimenticata.
La marca tipografica dei G. è desunta dallo stemma di Firenze e rappresenta il giglio araldico. Nelle edizioni di Filippo ed eredi, spesso, il giglio ha ai due lati due putti in piedi e sottostante il motto: Nil candidius; ma esiste in varie fogge; la marca appare la prima volta nell'Apuleius del 1512. Nelle edizioni di Luca-Antoni0 ed eredi il giglio è quasi sempre impresso in rosso con il motto: Flos iustitiae e con le iniziali A. L.; appare la prima volta nella Bibbia vulgare historiata del Malermi del 1490.
Bibl.: Manca un'opera fondamentale sui Giunti, come manca un catalogo documentato e definitivo delle edizioni giuntine; i contributi esistenti sono assai scarsi di notizie biografiche e assai incompleti per gli elenchi delle edizioni. Da utilizzarsi per l'uno e l'altro scopo sono: A. M. Bandini, De florentina Juntarum typographia, ecc., Lucca 1791, voll. 2; F. A. Ebert, Verzeichnis der Giuntinischer Drucke, in Allgemeines bibliographisches Lexikon, I, Lipsia 1821, colonne 1063-1076; A.-A. Renouard, Notice sur la famille des Juntes et liste sommaire de leurs éditions jusqu'en 1550, in Annales de l'imprimerie des Aldes, 3ª ed., Parigi 1834, pp. i-lxviii; M. Pinkerton, Lettre sur les véritables auteurs des contrefactions des éditions aldines faites à Lyon de 1502 à 1527, in A.-A. Renouard, op. cit., pp. 324-328 (è l'atto d'accusa contro L.-A.); F. Ferrari, Notizia bibliografica di alcuni rari opuscoli pubblicati dai Giunti in Firenze, in Il bibliofilo, VIII (1887), pp. 161-169; D. Marzi, Una questione libraria fra i Giunti e Aldo Manuzio, Milano 1896 (in difesa dei Giunti); C. Castellani, D'un graduale e di alcuni antifonari editi in Venezia, ecc., in Rivista delle biblioteche, I (1888), pp. 49-52; Duc de Rivoli, Les Missels imprimés à Venise de 1481 à 1600, Parigi 1896 (contiene la descrizione di oltre 100 ed. giuntine); G. Fumagalli, Lexicon typograph. Italiae, Firenze 1905, s. v. Firenze e Venezia; P. Barbèra, Mercanti e stampatori fiorentini a Lione, Firenze 1907; P. Camerini, Il testamento di Tomaso Giunti, in Atti e mem. Acc. scienze e lettere in Padova, n. s., XLIII (1927), pp. 191-210, riprodotto in La bibliofilia, XXXI (1929), pp. 401-413 (il testamento era stato pubblicato precedentemente, con qualche variante, da H. F. Brown, in The English historical review, VI, 1891, pp. 154-161); E. Pastorello, A proposito del testamento di Tomaso Giunti, in La bibliofilia, XXXII (1930), pp. 55-58 (con descrizione sommaria di 70 edizioni giuntine di Venezia).