GIUNTA Capitini, detto Pisano
Pittore. È ricordato operoso da documenti del 1241 e del 1254; già nel 1236 dipingeva a frate Elia una croce per il S. Francesco ad Assisi dove, perdutasi quella, ne rimane in S. Maria degli Angeli un'altra, iscritta col suo nome. Alla quale un'altra sua croce firmata (Pisa, S. Ranierino) rassomiglia, anche nella rappresentazione del Redentore, già spirato e con l'impronta dei tormenti nelle livide carni, nel volto incavato. Non sono questi, nella figura di Cristo, i segni di un supposto "naturalismo" di G.; mostrano invece come egli abbia accettato, altrimenti che i precedenti pittori pisani, i canoni idealistici della pittura bizantina, che allora esprimeva una sua tensione patetica nei modi astratti e convenzionali di cui vi sono riflessi non dubbî in quelle croci. Pertanto, nella pittura toscana della prima metà del sec. XIII, G. è da porre tra i più decisi iniziatori di quella maniera bizantineggiante che alla fine del secolo ebbe in Cimabue un grande maestro. Altri dipinti attribuiti a G. - affreschi frammentarî nella navata della chiesa inferiore di S. Francesco ad Assisi; paliotti con l'immagine di S. Francesco nella chiesa stessa e nella Pinacoteca Vaticana, ecc. - appartengono a diversi pittori, partecipi variamente delle stesse tendenze e sotto i medesimi influssi: solo in un'altra croce dipinta, a Pisa nel monastero di S. Paolo a ripa, si può riconoscere G. nei soliti modi bizantineggianti, portati a tono più patetico, come in una croce astile della raccolta Gualino (Torino).
Bibl.: Thieme-Becker, Künstler-Lex., XIV, Lipsia 1921; O. Sirén, Toskanische Maler im XIII. Jahrh., Berlino 1922, pp. 151-173; R. van Marle, The Development of the Italian Schools of Painting, I, L'Aia 1923, pp. 307-310; P. Bacci, in Boll. d'arte, n. s., II (1922-23), pp. 145-161; IV (1924-1925), pp. 241-251; P. Toesca, Storia dell'arte italiana, I, Torino 1927, pp. 990 e 1037 nota 42; L. Venturi, Alcune opere della collezione Gualino, Torino 1928, p. 4; E. Sandberg Vavalà, La croce dipinta italiana, Verona 1929, pp. 681-691.